«Krusciov com'era» di Davide Lajolo (Ulisse)


Sono convinto che Krusciov vivendo anni accanto a Stalin si era persuaso che la tirannia di un uomo, per quanto intelligente e inventivo possa essere, è cosa spregevole e dannosa, particolarmente in un paese e in una società dove il socialismo avrebbe dovuto dare più libertà, più democrazia, più benessere a tutti. Sono altrettanto convinto che Krusciov possedeva abbastanza esperienza e sensibilità politica per avere capito che il comunismo scientifico perdeva ogni valore se attuato dall'alto, da un lato per potenziare militarmente un paese a danno degli altri del campo socialista e dall'altro continuando a chiedere sacrifici e rinunce ai propri cittadini. L'U.R.S.S. si è così trasformata in una grande caserma dove un solo capo dava ordini e agli altri toccava abbassare la testa e ubbidire; Krusciov aveva anche assistito e probabilmente partecipato alle decimazioni e ai falsi processi e alle condanne capitali contro dirigenti e semplici compagni che avevano osato portare un loro personale contributo di consigli e di critiche. Krusciov aveva certamente inteso che quando - in qualsiasi Stato - e ancor più in uno Stato socialista, si cancella ogni forma di legalità, da quella «rivoluzionaria» a quella «socialista», si tolgono i diritti del singolo e della collettività andando proprio contro uno dei capisaldi della dottrina marxista tanto declamata anche da Stalin e cioè che «l'uomo è il materiale più prezioso». Il 1º marzo, quando Stalin venne colpito da apoplessia e ridotto in fin di vita, soprattutto i collaboratori che gli erano più vicini come Krusciov non poterono non augurargli in cuor loro la fine, perchè quegli ultimi mesi, con il processo Slansky in Cecoslovacchia, la rottura con la Jugoslavia e la denuncia di cospirazione contro i medici avevano ancor più dato la sensazione che la mania di persecuzione in Stalin rasentava la follia. Stalin si spense il 5 marzo '54. Krusciov non era nel triumvirato che assunse il potere: Beria, Molotov, Bulganin in quei primi giorni. Quando venne formato il vertice con Malenkov a capo del governo e con il Presidium formato da Beria, Molotov, Bulganin, Kaganovic, Krusciov venne scelto come segretario del comitato centrale, mentre Voroscilov era nominato presidente della Repubblica. Tre mesi dopo la morte di Stalin, quando viene prima accusato e poi fucilato Beria perché si arrogava troppo potere con la polizia segreta, Krusciov è già uno dei protagonisti se non il protagonista di quell'atto di forza tanto da essere in primo piano nel vertice che si forma dopo avere sacrificato l'uomo più forte e spregiudicato. La morte di Stalin aveva colpito e prostrato l'U.R.S.S. Stalin era considerato un «dio» dal popolo, e senza «l'onnisciente» s'era diffuso il panico e la preoccupazione che nessuno sapesse reggere il timone del paese. Krusciov è certamente il più deciso nel volere ridimensionare la figura e la popolarità di Stalin. Nel 1956 col XX congresso si incarica di distruggerne il mito accusandolo di dittatura, di crudeltà delittuosa e nello stesso tempo assicurando le popolazioni sovietiche che si sarebbe ripristinata la legalità, riformate le strutture economiche, decentrati i poteri dello Stato, rinnovati i codici, riparate dove era ancora possibile le ingiustizie commesse con i campi di lavoro. Krusciov ritiene che soltanto una denuncia tanto drastica di Stalin possa dare lo scossone per non sentirsi né orfani del «padre» né «gattini ciechi», per la sua perdita. Come seconda iniziativa intesa a liberalizzare anche all'esterno il campo socialista viene abolito il Comintern, cosicché anche con quella decisione veniva confermato, come nel XX congresso, che l'U.R.S.S. non doveva più essere lo Stato guida da imitare, né il partito comunista dell'U.R.S.S. il partito cui gli altri dovevano uniformarsi. Krusciov ha in animo addirittura di varare una nuova costituzione, convinto che occorre ripristinare una legalità senza aggettivi capace di tutelare tutti i diritti del cittadino. Nel giugno del '57 Molotov e compagni mettono in minoranza Krusciov nel seno del Presidium: non accettano la sua liberalizzazione. Krusciov con astuzia contadina li batte radunando d'improvviso Il comitato centrale e sconfessando chi lo voleva sconfiggere, bollandoli come «gruppo antipartito» ed escludendoli da ogni carica. Questa decisione di Krusciov, se gli rafforza i poteri, incrina la sua capacità e volontà di ripristino della legalità. Ancora una volta, sulle orme di Lenin e di Stalin, egli deve considerare il partito al disopra dello Stato, contro ogni norma giuridica e democratica a garanzia delle istituzioni e del cittadino. L'aver dovuto difendere la sua politica di disgelo con un atto di forza, anche se non ha chiesto la condanna a morte dei suoi avversari, è quanto lo porterà a subire fallimenti e insuccessi fino alla sua destituzione con un atto altrettanto clandestino e arbitrario. Nel maggio '58, Krusciov sostituisce anche Bulganin alla testa dello Stato imitando così, almeno nell'accentrare i poteri, proprio Stalin. Tutto questo non può far dimenticare quanto di nuovo e di libertario Krusciov ha cercato di introdurre nel suo Paese e nei rapporti internazionali. Intanto va constatato che due idee cardine hanno guidato la sua condotta: la difesa sincera della pace e gli sforzi per dare maggiori libertà all'interno e autonomia ai partiti comunisti, prima costretti al monolitismo a difesa dell'U.R.S.S. Così ricorderemo l'inizio della politica di coesistenza pacifica sul piano internazionale, la riconciliazione con la Jugoslavia, le riforme economiche per poter competere con l'Occidente, le tre riorganizzazioni comprese nel piano settennale rafforzando l'industrializzazione del paese purtroppo a scapito dello sviluppo dell'agricoltura che pure era l'assillo connaturato con le sue origini. In un primo tempo l'accordo con la Cina rafforza la posizione dell'U.R.S.S. imponendo al mondo di tenere conto di quell'alleanza. Comincia poi con Krusciov l'era spaziale. La guerra di Suez viene fermata sul nascere. Il volo degli sputnik dai cieli dell'Unione Sovietica fa tenere il fiato, al mondo aumentandone il prestigio. Gli accordi con Kennedy e con Giovanni XXIII danno la speranza a tutto il mondo che cominci un'era di pace nella tolleranza dei regimi diversi e delle idee contrapposte. Purtroppo, non essendo stata ripristinata la legalità in U.R.S.S., né lasciata vera autonomia agli altri Stati socialisti e partiti comunisti, Krusciov viene sovrastato dalle stesse difficoltà per cui era stato necessario distruggere il mito di Stalin. Si raffreddano, per arrivare rapidamente alla rottura, le relazioni con la Cina popolare; torna lo scontro con Tito; Suslov, che è avanzato al vertice ed e continuatore ideologico dello stalinismo, insiste nel volere rafforzata la sovranità del partito. Lentamente perdono ogni effetto quelle riforme politiche che avevano portato ad una specie di pluralismo. Soprattutto lo scontro, non solo politico-ideologico, tra U.R.S.S. e Cina conferma che il famoso comunismo scientifico non può valere come scienza universale per abolire le guerre e trasformare il mondo. La protesta di Poznan in Polonia e la rivolta dell'Ungheria fanno il resto. La destituzione di Krusciov è ormai decisa e attuata ancora in nome della necessità di ripristinare la direzione collegiale, per tornare invece inesorabilmente a dare in mano a un solo uomo - è la volta di Breznev - tutti i poteri. Un ricordo personale. Ho avuto la ventura di incontrare e conoscere Krusciov di persona a Mosca nel '57 prima di raggiungere la Cina come membro della delegazione del PCI al 1º congresso del del p.c. cinese dopo la liberazione. Krusciov mi aveva subito dato l'impressione di un uomo cordiale dai tratti famigliari. Il passo contadino, il volto aperto, il sorriso facile, l'ironia sempre pronta, la volontà di esprimere il suo popolo. Mentre quel mattino avanzava nel gran salone del Cremlino affiancato da tutti quei marescialli impettiti e carichi di medaglie, ho avuto la sensazione di trovarmi finalmente di fronte a un'uomo normale con tratti democratici e di simpatia. Forse Krusciov era impari sul piano ideologico e culturale a succedere a Lenin e a Stalin, due fortissime personalità. Soprattutto impari a distruggere quel metodo stalinista che aveva impregnato ormai il partito in U.R.S.S. e avuto troppa influenza su tutto il mondo comunista.

 

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