I Diserbanti (a favore) di Gigliola Magrini

 

 
    

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Da quando l'uomo ha cominciato a intravvedere nell'agricoltura non solamente un puro e semplice mezzo di sostentamento relativo al ristretto nucleo familiare, bensì uno strumento produttivo di ben più vasta portata che poteva rappresentare una fonte di guadagno di notevoli proporzioni, il problema delle «erbacce» si delineò fra quelli di più immediata e impellente urgenza, mentre appariva sempre più evidente il danno provocato dalle specie infestanti sulle colture di qualsiasi tipo. Praticamente sino alla fine dell'Ottocento la tecnica diserbante consistette unicamente nella rimozione manuale delle erbe nocive, con evidente dispendio di tempo e di mano d'opera e una conseguente incidenza negativa sul computo economico delle varie aziende, fossero esse a conduzione familiare o di più vaste dimensioni. Con il progredire della tecnica, l'avvento e la sistematica diffusione della meccanica agricola, si impose una diversa attenzione anche per le operazioni di diserbo, e la necessità di un rimedio pratico e sicuro per il grave inconveniente, rimedio che potesse limitare al massimo l'intervento dell'uomo e nello stesso tempo garantisse l'assoluta integrità delle diverse coltivazioni.

 

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I primi esperimenti in questo senso risalgono all' inizio del nostro secolo, quando si tentò di ripulire le colture a frumento spargendo sul terreno un concime potassico (la kainite) ridotto in polvere, oppure irrorandolo con solfato di rame, prodotti che hanno il potere di eliminare le specie a foglia larga risparmiando tutto il grano. L'empiricità del procedimento apparve subito evidente e non si ottennero risultati degni di nota. Un traguardo veramente positivo si raggiunse soltanto alla fine dell'ultimo conflitto mondiale con la scoperta dei diserbanti ormonici-selettivi, capaci - cioè - di intervenire su determinate specie senza recare danno alle coltivazioni trattate. E' chiaro che il successo dell'operazione dipende in gran parte dalla oculata scelta del prodotto diserbante, la cui composizione varia notevolmente a seconda dei casi e delle necessità, mentre è da sottolineare - prima di passare alla trattazione di singoli problemi - che i vantaggi apportati dagli erbicidi non si limitano alla semplice quanto immediata «pulitura» di campi o alberate, ma abbracciano un più vasto orizzonte di fattori positivi: il miglioramento del substrato terroso, non più disturbato dall'azione meccanica del diserbo effettuato con il vecchio metodo; una più rapida e completa aerazione del suolo; il formarsi di un notevole numero di radici che si spingono verso l'alto a ricevere la benefica pioggia e il nutrimento apportato dai vari concimi sparsi in superficie. Se le «male erbe» provocano danni di rilievo presso qualsiasi tipo di coltura, in quelle a cereali appare ancora più evidente la negativa influenza delle infestanti che sottraggono preziosi elementi nutritivi, provocano eccessivo ombreggiamento e spesso producono sostanze tossiche che possono anche danneggiare le piante in coltivazione arrestandone o pregiudicandone il normale sviluppo vegetativo.

 

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A seconda del tipo di coltura da «ripulire» e dell'epoca d'intervento varia anche il tipo di diserbante più adatto; ad esempio, l'Ocrol (compreso nella gamma dei diserbanti gialli) si usa da dicembre a marzo, nella dose di 6 o 7 chili per ettaro, diluendo il prodotto in altrettanti ettolitri d'acqua, in modo da intervenire nel periodo in cui le pianticelle di grano emettono la terza foglia e raggiungono il pieno accrescimento. Diversa la tecnica d'impiego dei diserbanti ormonici selettivi, che entrano in azione quando i cereali hanno già emesso la sesta foglia e si avviano alla cosiddetta «fase di botticella», in genere, le dosi per questo tipo di diserbante si aggirano sul chilogrammo per ettaro, sempre diluendo il prodotto in acqua nella quantità di circa 6 ettolitri. Anche la risicoltura, come qualsiasi altra manifestazione legata alle moderne tecniche che regolano la vita dei campi e i più razionali metodi di sfruttamento del terreno, esige particolari metodi di lotta contro le «male erbe» che crescono rigogliose ai margini dei bacini di coltura grazie all'umidità del suolo e alla ricchezza dell'humus. Contro le alghe, uno dei più temibili nemici della risaia, si agisce soprattutto con composti organici dello stagno o stanorganici, nella formula trifenilacetato e trifenil-idrossido, prodotti che sono però altamente tossici per l'uomo e per i pesci e debbono quindi essere impiegati con le dovute cautele e soltanto in bacini ove si escluda l'allevamento di qualsiasi specie ittica. Sugli argini delle risaie, invece, così come sulle «arginelle» che si intersecano a distanze regolari sugli specchi d'acqua, si interviene per solito con diserbanti chimici in grado di eliminare vari tipi di «male erbe», siano esse appartenenti alla famiglia delle graminacee o a quella delle ciperacee, senza trascurare le alismantacee, i convolvoli e così via.

 

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Fra i molti prodotti in commercio sono da preferire, per la facilità di impiego oltre che per la loro efficacia, quelli di natura granulare, che si spargono sul terreno prima dell'apparizione delle infestanti oppure al primo formarsi della vegetazione sugli argini perimetrali o permanenti, mentre sulle arginelle è più opportuno operare la disinfestazione non appena appaiono le annuali, che in breve tempo coprirebbero il terreno tentando di propagarsi anche attraverso i bacini circostanti. In molte regioni italiane la coltura degli ortaggi costituisce una delle fonti di reddito di maggiore importanza, legata a particolari condizioni di ambiente e di terreno. E' evidente l'importanza che assume nel contesto di queste colture a carattere specializzato la più rigorosa attuazione di metodi di lavoro intesi ad assicurare un raccolto quanto più precoce e selezionato possibile, quindi più facilmente vendibile. Il diserbo è dunque un'operazione indispensabile per la coltura degli ortaggi, la cui necessità è chiaramente indicata dalla tradizionale pratica delle periodiche sarchiature e rincalzature, che hanno appunto il compito di mantenere sgombro il terreno, oltre a conservargli una sufficiente aerazione e a consentire la facile copertura dei tuberi affioranti. Se però la rincalzatura in molti casi è indispensabile, non così la sarchiatura, che si può utilmente sostituire con l'uso di un buon erbicida.

 

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Qualche volta, usando ii diserbante in epoca appropriata, è possibile eliminare ambedue le operazioni, ma in ogni caso è bene intervenire in preemergenza della vegetazione, irrorando il prodotto in modo uniforme e in dose assai diluita. Nei terreni ricchi di sabbia e poveri di humus è consigliabile usare dosi ridotte, per non provocare danni agli ortaggi mentre i tessuti dei germogli sono ancora tanto teneri e vulnerabili. E' bene ricordare che l'azione chimica di diserbo appare oltremodo utile nelle colture che permangono in fase vegetativa anche durante l'autunno e la prima fase primaverile, quando sul terreno reso molle dalle piogge non potrebbero intervenire i mezzi meccanici e si dovrebbe necessariamente ricorrere alla eliminazione manuale delle «male erbe». Riteniamo opportuno sottolineare inoltre i positivi risultati economici che si possono conseguire con l'oculata scelta del prodotto adatto e la più razionale tecnica di applicazione, fattori che oltre a diminuire i costi di gestione garantiscono un sensibile incremento del raccolto, da un punto di vista sia quantitativo sia qualitativo.

 

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E' risaputo che qualsiasi pianta, e in modo particolare le fruttifere, ha necessità di respirare liberamente l'aria che penetra attraverso i primi strati del terreno, e insieme di poter ricevere con la massima facilità l'acqua e gli elementi nutritivi che essa trasporta verso ii basso filtrando attraverso il concime o i fertilizzanti minerali sparsi in superficie. Questo essenziale «passaggio» si rende del tutto impossibile o quanto meno assai difficile quando tra i filari di piante e a ridosso dei tronchi allignano dense e voraci le erbe infestanti, che ovviamente sono le prime ad assorbire umidità e nutrimento, a tutto scapito della specie arborea. Anche in questo caso i diserbanti - assai più della scerbatura manuale o meccanica - rivelano appieno la propria utilità. Ma non basta: vi possono essere casi particolari o condizioni ambientali che esigono di controllare l'inerbamento del terreno fra le specie fruttifere per un certo periodo dell'anno, salvo a dover tempestivamente provvedere all'eliminazione delle «male erbe» quando queste entrano in una fase che potrebbe rappresentare un serio pericolo per la coltivazione. Esistono, per l'una o l'altra necessità, i diserbanti adatti, capaci di eliminare totalmente erbe annuali e perenni, anche se provviste di radici stolonifere o rizomatose e quindi particolarmente difficili da estirpare nella loro totalità. La giusta preoccupazione ecologica non deve quindi farci sottovalutare l'utilità degli erbicidi oggi in commercio, il cui uso ha ormai preso piede e certamente risolverà in un prossimo futuro anche gli ultimi problemi legati all'antica piaga delle «erbacce», che invadendo le colture possono giungere in breve a distruggere o quanto meno a ridurre in modo sensibilissimo le possibilità produttive dei nostri campi.

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