«Il "Compromesso storico"» di Giorgio Bocca
Il partito comunista italiano è uno dei partiti comunisti europei che nel 1921 entrarono a far parte della Terza internazionale (comunista) il cui compito dichiarato era di fare la rivoluzione socialista mondiale e di sostituire alla società delle classi, borghese o aristocratica che fosse, una società senza classi. Questo è stato il programma dichiarato del PCI fino alla prima grande svolta dei Fronti popolari decisa dall'lnternazionale nel 1935. La minaccia del nazismo e del fascismo costringe Stalin a una revisione; i comunisti devono accettare nei paesi democratici le regole parlamentari e cercare di entrare nei governi mediante alleanze popolari. Questa politica è ribadita e perfezionata da Togliatti sia nel corso della guerra di Spagna sia durante la Resistenza, ma non ha mai l'aspetto di una politica e di una scelta definitiva; il partito si lascia sempre aperta una porta, se non rivoluzionaria, almeno di presa del potere con l'intervento sovietico. Il compromesso storico segna ad un tempo il completamento e la fine di questa politica; con il compromesso storico il partito comunista italiano si propone di governare assieme ai cattolici e ai socialisti per un lungo periodo e accetta in modo definitivo alcuni valori e alcune istituzioni democratiche. La direzione del partito comunista spiega il compromesso storico come una decisione politica presa autonomamente dalla direzione del partito; e afferma che essa è la continuazione della linea politica tracciata da Gramsci e da Togliatti. Diciamo che essa dimostra il realismo del partito e della sua direzione di fronte ai mutamenti dei suoi iscritti e alla situazione italiana di fatto. Il partito comunista italiano si è reso conto che la destabilizzazione del sistema iniziata dal sindacato nel 1960 stava portando l'Italia alla bancarotta e ha capito, sull'esempio cileno, che la bancarotta economica non significava via libera al socialismo, ma reazione autoritaria, per la ragione semplice che l'Italia sta nella zona di influenza americana e il rovesciamento totale delle alleanze non è possibile. Il partito comunista ha tratto le debite conseguenze da questa analisi: la rivoluzione socialista è impossibile, una opposizione sistematica conduce alla rovina; non resta che andare al governo e assumersi responsabilità e benefici del consolidamento e della correzione democratica del sistema. E' pensabile governare in Italia senza la democrazia cristiana o contro di lei? No, la democrazia cristiana, rappresentante sia della borghesia sia di ceti popolari, resterà comunque un partito di governo, dunque tanto vale allearsi con lei cercando di favorire le sue correnti popolari e progressiste. Per l'attuazione di questo disegno il partito comunista ha dato prova di grande tenacia e di grandissima moderazione; senza lasciarsi mai saltare i nervi, senza cedere alle provocazioni, esso ha continuato a ripetere la sua proposta, indifferente alle questioni formali. Così la democrazia cristiana ha potuto varare un patto di governo accettato dai suoi iscritti e benedetto dal presidente americano Carter, in cui si finge che i comunisti restino fuori dal governo, dalla «stanza dei bottoni», e che per puro amor di patria diano il loro appoggio, la loro collaborazione senza nulla chiedere in cambio. In realtà il cambio c'è: i comunisti entrano gradualmente negli enti pubblici, nelle banche, nella televisione, nella radio, nella pubblicità. La svolta politica, di importanza grandissima, passa quasi inosservata presso la pubblica opinione, anche se presenta rischi e problemi seri. Il primo rischio politico è che essa segni la scomparsa dei partiti laici e minori. La destra si è sgretolata, liberali, repubblicani e socialdemocratici hanno il fiato sempre più corto, il partito socialista è in gragrave crisi, viene ogni giorno sorpassato ed emarginato da un accordo politico che passa sulla sua testa. Dal punto di vista delle forze laiche la conseguenza politica e culturale di un bipolarismo politico italiano fondato su due partiti di tradizioni «clericali» può essere grave. Un'altra conseguenza del compromesso storico è la crescita di una nuova sinistra estremista. Ci sono certi emarginati, o disperati, o comunque rivoluzionari che vedono il compromesso storico come una pietra tombale sulle loro aspirazioni e perciò tentano di combatterlo in ogni modo, anche con le armi. E si crea il dilemma: o cresce il terrorismo o cresce la repressione. I sostenitori del compromesso storico si affidano invece a questi argomenti: in primo luogo esso è necessario. L'Italia può essere rimessa in piedi solo dal consenso dei lavoratori ed essi lo danno solo se il partito che li rappresenta va al governo. In secondo luogo esso non porterà ad alcun patto di regime. Le differenze fra i democristiani e i comunisti restano nette e l'opposizione non mancherà, ci sarà sia un'opposizione di destra, sia un' opposizione radicale. I rischi ci sono, come le prospettive favorevoli. Saranno gli anni a venire e il comportamento degli Italiani a decidere quali prevarranno.
