«Jazz e cinema» di Lino Patruno
«Jazz»: una magica parola non tanto per i musicisti che vivono questa musica ogni giorno con i loro problemi, i loro sogni, le loro incertezze, le loro ricerche, quanto per coloro che ne sono al di fuori e ne traggono sensazioni personali legate all'atmosfera di un momento, di uno stato d'animo o ne identificano addirittura un'epoca come successe negli anni'20 a proposito dei romanzi di Scott Fitzgerald e del primo film sonoro della storia del cinema. The Jazz Singer era il titolo di questo film (in Italia tradotto letteralmente IL CANTANTE DI JAZZ) che porta la firma di Alan Crosland e che venne girato nel 1927. Protagonista di questa storia strappalacrime, un cantante famoso dell'epoca: Al Jolson, che col jazz ebbe molto poco da spartire e tantomeno in questo film per la verità cantato e non parlato (i dialoghi infatti apparivano ancora, come nei films muti, sotto forma di didascalie). La storia è quella del figlio di un rabbino ebreo che rinuncia, contro il volere del padre, a cantare in sinagoga attratto dai «musicals» di Broadway. Nel 1929 King Vidor gira Hallelujah!, uno straordinario film interpretato interamente da attori di colore. Il film, che descrive la vita dei negri nei campi di cotone in uno stato del Sud, è tratteggiato da «spirituals» e «worksongs» più che da esecuzioni prettamente jazzistiche. Nel film è anche presente Victoria Spivey, una famosa cantante di blues degli anni '20 che incise dischi con «King» Oliver e Louis Armstrong. Dello stesso anno è The King of Jazz (IL RE DEL JAZZ) di John Murray Anderson, uno dei primi technicolor hollywoodiani interpretato da Paul Whiteman e la sua orchestra, della quale allora facevano parte il violinista Joe Venuti, il chitarrista Eddie Lang, il sassofonista Frankie Trumbauer, il banjoista Mike Pingitore e i «Rhythm Boys» con Bing Crosby qui alla sua prima esperienza cinematografica. Bisogna dire che l'unico momento jazzistico del film è proprio quel breve inserto del duo Venuti-Lang, mentre tutto il resto è composto da una serie di balletti, di gags e sketches completamente estranei al jazz. Da qui la confusione tra il jazz vero e proprio e tutto quello che veniva definito tale; confusione che si protrasse per lunghi anni e che ancora oggi stenta a scomparire. Negli anni a seguire la confusione regnò indisturbata se si eccettuano alcuni cortometraggi che presentavano numeri musicali eseguiti da famose orchestre dell'epoca (Duke Ellington, Don Redman, Cab Calloway, Louis Armstrong, Hoagy Carmichael con Jack Teagarden) e un breve film diretto e interpretato da attori e musicisti di colore. Il film era St. Louis Blues, diretto nel 1929 da Dudley Murphy, e vedeva impegnata nell'esecuzione del celebre blues di W.C. Handy la famosa cantante Bessie Smith, che scomparve alcuni anni dopo prematuramente in un incidente automobilistico. Bessie Smith nel film era accompagnata dagli elementi dell'orchestra di Fletcher Henderson riuniti dal pianista James P. Johnson (autore di quel famoso «Charleston» che furoreggiò per anni) e dal coro «Hall Johnson Choir» diretto da J. Rosamund Johnson. Non dobbiamo dimenticare che il cinema sonoro su larga scala inizia dal 1929 e coincide con la crisi economica di Wall Street i cui anni a seguire videro la maggior parte dei locali chiudere e di conseguenza i musicisti costretti a cambiar mestiere; da qui la scarsa partecipazione dei suonatori di jazz nei films degli anni '30. Gli anni'40 rendono in parte giustizia al jazz. Del 1941 è Birth of the Blues di Victor Schertzinger, interpretato da Bing Crosby nelle vesti di un clarinettista, da Brian Donlevy in quelle di un trombettista e dal trombonista Jack Teagarden. L'azione del film si svolge a New Orleans negli anni della nascita del jazz e la colonna sonora venne eseguita, oltre che da Teagarden, dal trombettista Wingy Manone che doppiava Donlevy e dal clarinettista Danny Polo che dava la voce al clarinetto di Bing Crosby. Purtroppo il film non fu mai presentato in Italia ma in compenso ne arrivarono altri: Hellzapoppin di H.C. Potter del 1941, comprendente un numero musicale straordinario affidato al cornettista Rex Stewart, a Slim Gaillard e a Slam Stewart; Syncopation (UNA STELLA IN CIELO) di William Dieterle del 1942 dove si potevano ascoltare Benny Goodman, Harry James, Joe Venuti, Charlie Barnet, Gene Krupa e Bunny Berigan che doppiava gli assoli di tromba di Jackie Cooper, protagonista del film; Stormy Weather di Andrew Stone del 1943 con Lena Horne, Cab Calloway e Fats Waller ribattezzato nella versione italiana (non si sa bene per quale inspiegabile ragione) «Toto Wells». Del 1943 è anche Cabin in the Sky (DUE CUORI IN CIELO) di Vincente Minnelli con Eddie «Rochester» Anderson, Lena Horne e Ethel Waters. Si tratta della trasposizione cinematografica di una fantasia musicale scritta da Lynn Root e Vernon nella quale si ascolta l'orchestra di Duke Ellington. Nel film c'è anche Louis Armstrong ma il suo pezzo «Ain't it the Truth» fu tagliato in fase di montaggio e tutto quel che rimane del grande Louis è un breve dialogo in cui il nostro, nella parte di un diavolo con tanto di corna, dialoga con Rex Ingram nelle vesti di Lucifero Junior. Sempre del 1943 è Reveille with Beverly di Charles Barton, con Ann Miller nella parte di una speaker di una stazione radiofonica appassionata di jazz. Nel film appaiono Duke Ellington, Count Basie, Bob Crosby, i Mills Brothers, Ella Mae Morse e Frank Sinatra. Un posto a parte merita il cortometraggio Jammin' the Blues diretto nel 1943 da Gion Mjli (famoso fotografo di «Life») che ne fece un piccolo capolavoro. Nel film appaiono il tenorsassofonista Lester Young, il trombettista Harry «Sweet» Edison, i batteristi Jo Jones e Sidney Catlett, il chitarrista Barney Kessel e il contrabbassista Red Callender. Del 1946 è New Orleans (LA CITTA' DEL JAZZ) di Arthur Lubin con Louis Armstrong, Billie Holiday e Woody Herman. Del gruppo di Armstrong facevano parte: Kid Ory al trombone, Barney Bigard al clarinetto, Bud Scott alla chitarra, Red Callender al contrabbasso, Zutty Singleton alla batteria e Charlie Beal al pianoforte. Nel film faceva una breve apparizione il pianista Meade Lux Lewis, che interpretava quell'«Honky Tonky Train Blues» di sua composizione che anni più tardi fu un best seller discografico qui in Italia nell'esecuzione di un pianista pop che ne copiò pari pari l'arrangiamento inciso dall'orchestra di Bob Crosby nel 1938. Anche in questo film (come nel precedente Birth of the Blues) l'azione si svolgeva a New Orleans durante l'esodo di Storyville del 1917. In Italia un grande successo ebbe il film di Howard Hawks A Song Is Born (VENERE E IL PROFESSORE) del 1948 con Danny Kaye, Virginia Mayo e Steve Cochran. Era la storia di un professore incaricato di compilare la parte americana di una storia della musica. Ed eccolo quindi coinvolto nei locali di Manhattan assieme a Louis Armstrong, Tommy Dorsey, Mel Powell, Lionel Hampton. Nel film appariva anche Benny Goodman nella parte di un professore di clarinetto che da Mozart passa con estrema disinvoltura allo «hot jazz». Bisogna dire che gli anni '40 furono i più prolifici per il jazz nel cinema hollywoodiano ma questa musica rimaneva quasi sempre un elemento di contorno e tutt'al più di ambientazione; i protagonisti erano sempre altri personaggi, più o meno vicini all'ambiente musicale. Ma nel 1947 era nato un fatto nuovo: la biografia, naturalmente romanzata, di due famosi musicisti, i fratelli Tommy e Jimmy Dorsey. Con oltre venti anni di attività si poteva senz'altro imbastire una storia in gran parte vera (i due, dapprima operanti in coppia, si separarono per incompatibilità e rimasero per circa quindici anni lontani, senza rivolgersi la parola, conducendo le loro orchestre molto spesso in serrata concorrenza). I fratelli Dorsey furono gli unici musicisti a interpretare come protagonisti se stessi (non erano poi tanto vecchi per rifare loro stessi vent'anni prima). Il film si chiamava The Fabulous Dorseys e fu diretto da Alfred E. Green. Vi presero parte anche il pianista Art Tatum e il sassofonista Charlie Barnet. Gli anni '50, sulla scia della biografia dei Dorsey, videro molti films ispirati alla vita di celebri musicisti. Kirk Douglas, nella parte di Rick Martin, rievocò la mitica figura di Bix Beiderbecke nel film Young Man with a Horn (CHIMERE) di Michael Curtiz, del 1950; James Stewart interpretò la parte di Glenn Miller in The Glenn Miller Story (LA STORIA DI GLENN MILLER) di Anthony Mann del 1952; Steve Allen fu Benny Goodman in The Benny Goodman Story (IL RE DEL JAZZ) di Valentine Davies del 1955; Jack Webb diresse se stesso in Pete Kelly's Blues (TEMPO DI FURORE) del 1955, possibile biografia di uno degli innumerevoli capi orchestra nella Chicago degli anni'20; Nat «King» Cole interpretò la parte di W.C. Handi (il padre del blues) in St. Louis Blues (Id) di Allen Reisner del 1958; Danny Kaye impersonò Red Nichols nel film The Five Pennies (I CINQUE PENNY) di Melville Shavelson del 1959; Sal Mineo prese molte lezioni di batteria per interpretare la parte di Gene Krupa in Drum Crazy-The Gene Krupa Story di Don Weis del 1959. Fra i registi che maggiormente usarono il jazz nei propri films, il primo posto spetta senz'altro a Otto Preminger; del 1955 è The Man with the Golden Arm (L'UOMO DAL BRACCIO D'ORO) con Frank Sinatra e Eleanor Parker. Al film presero parte Shorty Rogers, Shelly Manne, Bud Shank, Bob Cooper, Frank Rosolino (morto tragicamente suicida dopo aver ucciso il proprio figlio); del 1959 è Anatomy of a murder (ANATOMIA DI UN OMICIDIO) con James Stewart, le cui musiche furono affidate a Duke Ellington, che tra l'altro appare in un dialogo del film; dello stesso anno è inoltre Porgy and Bess con Cab Calloway e Sammy Davis jr. Fra i films più importanti degli anni'50 non possiamo tralasciare The Strip (LA DONNA DEL GANGSTER) di Leslie Kardos, del 1951, con Louis Armstrong, Jack Teagarden, Earl Hines, Barney Bigard e Cozy Cole. Mickey Rooney, protagonista del film, interpreta la parte del batterista degli «All Stars» di Armstrong. E arriviamo così agli anni'60. Proprio nel 1960 Bert Stern realizza Jazz in a Summer's Day (JAZZ IN UN GIORNO D'ESTATE) girato interamente a Newport durante il Festival del 1958. Louis Armstrong, Jack Teagarden, Chico Hamilton, Jimmy Giuffre, Mahalia Jackson, Thelonious Monk, Anita O'Day, Buck Clayton, Rex Stewart, Sonny Stitt, Gerry Mulligan, George Shearing, Max Roach furono ripresi in concerto e anche prima e dopo le loro esibizioni: in casa, durante le prove, per strada. Il risultato fu ottimo, oltre che dal punto di vista musicale, anche da quello della fotografia a colori e degli effetti. Senza alcun dubbio possiamo definire questo film, purtroppo mai più riapparso né nei cineclubs né alla TV, il più importante della storia del jazz. Tra i films degli anni '60 è degno di nota Paris Blues (Id) con Paul Newman e Sidney Poitier nelle parti di un trombonista e di un tenorsassofonista. Al film presero parte Louis Armstrong e Serge Reggiani nella parte di un chitarrista zingaro ispirato alla figura di Django Reinhardt. La musica fu scritta da Duke Ellington. Qui termina questa cavalcata sui momenti più significativi in cui l'obiettivo ha fissato su pellicola le grandi figure del jazz della tradizione, dello swing, del be-pop e del cool jazz e le biografie, seppur romanzate di alcuni di essi, ma prima di concludere è giusto accennare alla biografia di Billie Holiday diretta nel 1972 da Sidney J. Furie Lady sings the Blues (LA SIGNORA CANTA I BLUES), iinterpretata da Diana Ross, a cui presero parte Olivie Nelson e Benny Golson in qualità di arrangiatori e i musicisti Cat Anderson, Harry Edison, George Auld, Buddy Collette, Plas Johnson, Jimmy Cleveland, Red Callender e Teddy Buckner. Il resto dei film dedicati al jazz appartiene e a un'epoca troppo vicina e ancora troppo viva per fare storia.
