Operazione di rivestimento di un materiale metallico
o metallizzato con uno strato di zinco. Operazione diffusissima in tutti i
campi, è adottata solitamente sui metalli ferrosi per proteggerli dalla
corrosione. Se si esamina la scala dei potenziali dei vari metalli (serie
elettrochimica) si vede che lo zinco è molto meno nobile del ferro e
delle leghe ferrose. Di conseguenza nella corrosione si ha una duplice
protezione: finché lo strato è compatto, gli agenti corrosivi non
hanno modo di giungere al metallo base; quando invece il deposito è
intaccato in qualche punto, lo zinco esercita una protezione catodica. Essendo
infatti poco nobile, esso si corrode preferenzialmente, dando origine ad una
pila di corrosione nella quale esso funziona da anodo (sciogliendosi
gradualmente) mentre il metallo base funziona da catodo (restando quindi
inalterato) finché vi è una quantità sufficiente di zinco
per proteggere tutto il pezzo. Questo fatto è noto da tantissimo tempo;
anche nella protezione da correnti vaganti delle tubazioni sotterranee lo zinco
è spesso usato come anodo sacrifiziale. La grande diffusione della
z., nota da più di 100 anni e che è attualmente il
rivestimento quantitativamente più importante, va ricercata
nell'efficacia della sua azione protettiva e nel suo basso costo, dato che lo
zinco è uno dei metalli non ferrosi meno costosi. La
z. può
essere condotta in vari modi: le principali
z. sono quella tecnica,
quella galvanica, la sherardizzazione, quella a spruzzo. ║
Z.
termica: viene detta anche
z.
a fuoco. Con questo metodo il
pezzo da zincare, previamente pulito e decappato per facilitare l'aderenza dello
strato di zinco, viene immerso per un tempo di qualche minuto in un bagno di
zinco fuso (a 430-450 °C, lo zinco fonde a 420 °C).