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Zimbabwe.

(già Rhodesia). Stato (390.759 kmq; 11.928.000 ab.) dell'Africa meridionale. Confina a Nord con lo Zambia, a Est con il Mozambico, a Sud con la Repubblica Sudafricana, a Ovest con il Botswana e con la Namibia, per il tratto della striscia di Caprivi. Capitale: Harare. Città principali: Bulawayo, Gweru, Mutare, Masvingo. Ordinamento: Repubblica presidenziale. Il potere legislativo spetta al Parlamento bicamerale, il potere esecutivo è esercitato dal presidente della Repubblica, che è anche capo del Governo, eletto a suffragio diretto per 6 anni. Dal punto di vista amministrativo lo Z. è diviso in 10 province. Moneta: dollaro dello Z. Lingua ufficiale: inglese; sono parlati dialetti bantu. Religione: animista e cristiana. Popolazione: per il 98% bantu, 2% bianchi di origine inglese.

GEOGRAFIA

Un tavolato ondulato, che si eleva nella parte centrale superando i 1.500 m, occupa quasi tutto il territorio. Il versante orientale, inciso da profonde valli di erosione, è coperto, al di sotto dei 900 m, da savane arborate e da foreste; il versante occidentale è invece in gran parte arido e stepposo. Presso il confine orientale si allineano le maggiori elevazioni che raggiungono i 2.600 m. I due fiumi maggiori sono lo Zambesi, che forma un grande lago artificiale e le cascate Vittoria, e il Limpopo. Assai ricca la fauna, protetta con parchi nazionali. Il clima è tropicale, con forti differenze stagionali.
Cartina dello Zimbabwe


ECONOMIA

Lo Z. è un Paese in via di sviluppo economico, sviluppo che peraltro, fino al giorno dell'indipendenza, ha riguardato soltanto il gruppo etnico di origine europea, che ha dominato e sfruttato la popolazione bantu (Matabele e Mashona). Questa divisione razziale si ritrova in tutti i settori dell'economia, a cominciare dall'agricoltura: le terre più fertili sono tuttora proprietà dei bianchi, e in esse dominano colture industriali (tabacco, arachidi, cotone, canna da zucchero). L'agricoltura dei neri, relegati con la forza nei territori meno fertili, è a livelli di pura sussistenza. Buono il patrimonio zootecnico; non sfruttate appieno le risorse forestali (teak, mogano). Dal sottosuolo si estraggono oro, amianto, carbone, minerali di ferro, cromo, rame. Negli ultimi decenni l'industria, in mano ai bianchi, ha avuto un grande sviluppo nei settori alimentare, metallurgico, chimico, grazie anche alla fonte di energia elettrica della diga di Kariba, sullo Zambesi (in comune con lo Zambia).

STORIA

Il territorio dell'odierno Z. prese il nome di Rhodesia in onore di Cecil Rhodes, che nel 1888 aveva stipulato un trattato protettivo con il re dei Matabele ivi stanziati. La regione venne però subito sottratta all'apparato coloniale britannico, per essere sottoposta alla diretta amministrazione dei coloni residenti, mediante la creazione della British South-Africa Chartered Company. Solo nel 1923 la Compagnia cedette al Governo britannico l'amministrazione del Sud della Rhodesia, senza peraltro che venisse intaccato il carattere razzista del regime "bianco" istituito dai coloni. Nel 1953 il territorio autonomo della Rhodesia Meridionale si associò in forma federativa (Federazione dell'Africa Centrale) con i protettorati britannici del Nyasaland (attuale Malawi) e della Rhodesia Settentrionale (attuale Zambia), in vista del conseguimento dell'indipendenza. A differenza però dei due protettorati, in cui meno numerosi erano i coloni europei e nei quali vennero insediati governi a maggioranza africana, nessun passo avanti fu compiuto nella Rhodesia Meridionale, ove le consultazioni elettorali si ridussero a una pura finzione per l'elettorato africano che, date le limitazioni imposte, rimase limitato a qualche migliaio di persone (su una popolazione di cinque milioni). Scioltasi dopo un decennio la Federazione, ai due ex protettorati venne concessa piena indipendenza; per la sua politica smaccatamente razzista, invece, il Governo bianco rhodesiano non ottenne dalle autorità britanniche il riconoscimento richiesto. La linea politica razzista subì un ulteriore irrigidimento in seguito alla sostituzione del primo ministro Winston Meld con il più intransigente Jan Smith, che rese inevitabile lo scontro con il nuovo Governo laburista inglese. L'11 novembre 1965 i governanti rhodesiani proclamarono unilateralmente l'indipendenza, ponendo la Gran Bretagna di fronte al fatto compiuto. Immediate, ma quasi puramente formali, furono le misure poste in atto dal Governo britannico che, non tenendo conto delle pressioni dei Paesi afroasiatici e delle stesse risoluzioni votate dall'ONU, rinunciò all'impiego della forza, illudendosi di poter vincere la sfida rhodesiana con la persuasione. Il Governo di Salisbury dimostrò di poter agevolmente sopportare le sanzioni economiche britanniche e respinse il piano di compromesso offerto dal primo ministro inglese A. Wilson (dicembre 1966). L'isolamento diplomatico non impedì alla Rhodesia di continuare a intrattenere scambi commerciali coi suoi vecchi fornitori e clienti, grazie soprattutto all'appoggio diretto del Sudafrica e del Portogallo di Salazar. All'inefficacia politica delle sanzioni internazionali, fece riscontro un inasprimento interno delle leggi razziste, così da spingere gli elementi africani più politicizzati a prendere la via della lotta armata. Nonostante la durissima reazione bianca, gli scontri a fuoco andarono intensificandosi, specie nella fascia boscosa al confine con lo Zambia. Invano contro il FROLIZI (Fronte di liberazione dello Z.) vennero scatenate, a ondate successive, offensive militari a vasto raggio, con l'impiego anche di mercenari; impotente a schiacciare l'opposizione, il Governo razzista di Salisbury dovette accettare il principio, per lui umiliante, di sedere al tavolo delle trattative coi tanto disprezzati leader negri. Si aprì in tal modo (ottobre 1976) la Conferenza di Ginevra, allo scopo di creare, con la mediazione britannica, un Governo multirazziale di transizione. Il 1° giugno 1979 il Paese assunse la nuova denominazione di Z.-Rhodesia, con primo ministro il nero Muzorewa (in un Governo però ancora fortemente condizionato dai bianchi). Continuò, nonostante tutto, la lotta armata e più volte le forze governative compirono "spedizioni punitive" in Zambia, Mozambico e Botswana, per colpirvi presunte basi di guerriglieri. Solo nel dicembre 1979 le parti in conflitto si accordarono, a Londra, sul cessate il fuoco. Due mesi dopo lo ZANU (Unione nazionale africana dello Z.) vinse le elezioni per la scelta degli 80 membri negri della nuova Camera (gli altri 20 seggi sono, per Costituzione, riservati ai bianchi), e il suo leader, Robert Mugabe, formò il nuovo Governo. Il 18 aprile 1980 venne solennemente proclamata la Repubblica dello Z. In onore del leggendario capo tribù che nel 1890 contrastò l'invasione bianca; la capitale mutò il nome inglese di Salisbury in quello di Harare. Al periodo di relativa calma che aveva fatto seguito alla dichiarazione di indipendenza del 1980, seguì nel biennio 1982-83 la recrudescenza di forti tensioni sociali ed etniche. In particolare si accentuò il contrasto fra il presidente Mugabe e Joshua Nkomo, leader dell'opposizione al Governo in carica, che venne costretto ad abbandonare il Paese. Nel 1984 si tenne il congresso dello ZANU che espresse la volontà di costituire uno Stato socialista a partito unico, nel rispetto della Costituzione che però impediva la modificazione delle istituzioni fino al 1990; gli altri partiti dichiararono la loro opposizione al progetto dello ZANU e il Governo represse tutte le forme di protesta. Nel settembre 1985 si tennero le elezioni, in seguito alle quali Mugabe e Nkomo si incontrarono più volte per discutere la possibilità della fusione di ZANU e ZAPU. Dopo lunghe trattative, nel 1987 venne firmato il "patto di unione". Il 31 dicembre 1987 Mugabe smise i panni di primo ministro della Repubblica parlamentare per diventare capo di una Repubblica presidenziale, carica in cui venne riconfermato nel 1990. Successivamente Mugabe venne eletto Capo delle forze armate, con la possibilità di promulgare la durata di una legislatura, deciderne la fine, conferire gli incarichi nel Governo e nelle pubbliche amministrazioni. Nel 1988 esplose la rivolta studentesca contro la corruzione della leadership, cui venne opposta una dura repressione. Nello stesso periodo venne espulso dal partito Edgar Tekere, figura di rilievo dello ZANU-Fronte. Nel 1992 venne messa in atto una riforma agraria, finalizzata alla nazionalizzazione di più della metà delle terre possedute dagli agricoltori bianchi. Le elezioni legislative del 1995 confermarono la stabilità politica del Paese, mentre nelle presidenziali del 1996, in cui venne registrata una bassissima percentuale di votanti, Mugabe venne rieletto senza avversari: quelle elezioni confermarono la degenerazione delle istituzioni democratiche pluralistiche che il Paese si era dato con l'indipendenza nel 1980. Negli anni successivi la remota prospettiva della scadenza del mandato del presidente avrebbe anestetizzato la vita politica del Paese. La politica di contenimento della spesa pubblica avrebbe suscitato la reazione dei ceti medi delle popolazione urbana. Nel 1998 il Paese sarebbe stato investito da un'ondata di scioperi e proteste, provocata da una situazione economica oramai sull'orlo del tracollo. Allo scoppio, nella Repubblica Democratica del Congo, della rivolta dei ribelli banyamulenge appoggiati da Uganda e Ruanda, lo Z. fu tra i primi Paesi a intervenire a sostegno dell'esercito di L.-D. Kabila, e il presidente Mugabe approfittò dell'intervento militare per distogliere l'attenzione pubblica dalle crescenti difficoltà politico-economiche interne. Agli inizi del 2000 la situazione precipitò improvvisamente per l'esplosione della protesta contro la mancata attuazione della riforma agraria, che consentiva agli ex coloni bianchi di controllare, attraverso la proprietà di estesi latifondi, la gran parte delle terre coltivabili. Dopo diversi mesi durante i quali il Paese rischiò più volte l'esplosione di un conflitto civile, nel giugno 2000 si svolsero le elezioni legislative, vinte per pochi voti dal partito al potere; nonostante il clima di violenza creato dai sostenitori di Mugabe, le elezioni sancirono infatti la clamorosa affermazione del Movimento per il cambiamento democratico (MDC), fondato solo pochi mesi prima dal leader sindacale M. Tsvangirai. Intanto sempre più grave diventava la situazione relativa alla questione della terra; nel settembre 2001 venne firmato il trattato di Abuja con il quale lo Z. si impegnava a porre fine alle occupazioni illegali di fattorie possedute da bianchi in cambio di assistenza finanziaria da parte del Commonwealth. Nei primi mesi del 2002, oltre a leggi che limitavano la libertà di stampa, venne promulgato il Public Order and Security Act, una contestata disposizione sull'ordine pubblico e la sicurezza, che arrivava a prevedere la pena di morte per i responsabili di reati di banditismo, insurrezione, sabotaggio e terrorismo e che venne usata da Mugabe per mettere a tacere le voci di dissenso nei confronti della sua politica. L'Unione Europea decise di imporre sanzioni al Paese, anche in vista delle elezioni presidenziali previste per il mese di marzo, per le quali si temevano brogli. Nonostante l'invio di osservatori stranieri, il risultato delle presidenziali, nettamente a favore di Mugabe, venne internazionalmente contestato. Nel mese di aprile, l'endemica carenza di cibo costrinse il Governo a dichiarare lo stato di emergenza. In maggio Mugabe fece approvare un provvedimento che obbligava gli agricoltori bianchi a lasciare le loro fattorie, confiscate senza indennizzo, entro 45 giorni: scaduto l'ultimatum molti di essi vennero arrestati. In novembre, proprio mentre il Governo dichiarava la fine delle operazione di esproprio dei proprietari terrieri bianchi, scoppiava uno scandalo internazionale legato alle elezioni presidenziali del passato marzo: Stati Uniti e Unione Europea accusarono infatti Mugabe di aver barattato buona parte dei voti in suo favore con il grano inviato da organismi internazionali e destinato all'approvvigionamento delle fasce di popolazione più bisognosa del Paese. Nel 2003 proseguirono le violenze, le intimidazioni e gli arresti perpetrati ai danni degli oppositori politici del presidente, molti dei quali furono anche torturati dalla polizia e dall'esercito. Alla drammatica situazione sociale, aggravata dal totale fallimento della riforma agraria voluta da Mugabe, che provocò un notevole incremento della disoccupazione, un acuirsi dello scontro sociale e una drastica diminuzione delle produzioni agricole, si assommarono un generale deterioramento dell'economia, nonché le emergenze legate alla carenza di cibo e alla diffusione dell'AIDS. Nel 2004 lo Z. uscì dal Commonwealth britannico. Il partito del presidente Mugabe, lo ZANU-PF (Unione nazionale africana-Fronte patriottico), stravinse le elezioni politiche del marzo e del novembre 2005, tra le proteste degli oppositori dell'MDC. Sempre nel 2005 un "piano di pulizia" governativo rase al suolo alcune bidonville della capitale, lasciando senza tetto decine di migliaia di persone. Nel maggio 2006 l'inflazione raggiunse nel Paese il 1.000% e il Governo cercò di porvi rimedio introducendo nuove banconote "alleggerite" di tre zeri, causando ulteriore impoverimento e nuove proteste. Nel novembre 2007 la decisione dello ZANU-PF di candidare a vita il presidente Mugabe portò inevitabilmente all’acuirsi della crisi politica ed economica. Tuttavia, la parziale apertura al dialogo dello ZANU-PF confermò la presenza di un crescente dissenso interno, mentre esponenti dell’ANC sudafricano minacciarono di sfruttare la posizione del loro paese all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per premere a favore di un nuovo leader o l’imposizione di un’autorità di transizione. Nel 2008 Mugabe ottenne un'ennesima riconferma al vertice del paese. Le elezioni furono contrassegnate dai consueti tumulti e violenze generalizzate. Nel settembre 2008, dopo cinque mesi di trattativa, si arrivò ad un accordo secondo il quale Mugabe rimarrebbe presidente del paese, mentre Morgan Tsvangirai, leader dell'MDC, diverebbe il nuovo primo ministro. Al primo spetterebbe la guida delle forze armate, al secondo risponderebbero le forze di polizia. Mugabe inoltre sarebbe a capo di un gabinetto, con funzioni consultive, composto da rappresentanti del suo partito, lo ZANU-PF, e dell'opposizione, l'MDC. Vice premier, il 42enne Arthur Mutambara, riferimento dell'ala scissionista dell'MDC.