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Yemen.

Stato (527.968 kmq; 19.721.643 ab.) dell'Asia, all'estremità sud-occidentale della penisola arabica. Confina a Nord con l'Arabia Saudita e a Est con il sultanato dell'Oman; a Sud si affaccia sul golfo di Aden (Oceano Indiano) e a Ovest sul Mar Rosso. Amministrativamente fanno parte dello Y. anche le Isole Perim, Socotra, e Kamaran. Capitale: San'ā. Città principali: Aden, Hodeida, Ta'izz, Al Mukallā, Dhamār. Ordinamento: la Repubblica dello Y. è nata nel 1990 dalla fusione dello Y. del Nord e dello Y. del Sud. In base alla Costituzione del 1991, emendata nel 1994, il presidente, eletto a suffragio diretto ogni cinque anni, detiene il potere esecutivo; il potere legislativo spetta all'Assemblea nazionale composta da 301 membri eletti per cinque anni. Moneta: riyal yemenita. Lingua: arabo. Religione: musulmana. Popolazione: araba, con minoranze somale e indiane.

GEOGRAFIA

La parte occidentale del Paese è formata da una sottile fascia costiera da cui si eleva un altopiano, caratterizzato da valli a canyon e formazioni vulcaniche, che ha un'altitudine media di 2.000 m (supera con alcuni coni vulcanici i 3.000 m) e si sviluppa in direzione Nord-Sud fino ad Aden. Nel settore orientale si trova un secondo vasto altopiano formato da materiali calcarei che, a Nord, è delimitato dal Rub' al-Khālī, un immenso deserto di sabbie rosse privo di oasi e di qualsiasi forma di vita animale e vegetale. La rete idrografica è rappresentata da una serie di uidian, che nascono dagli altopiani. Il clima, data la complessità morfologica del territorio, è vario: caldo-umido lungo la costa, con temperature basse sull'altopiano occidentale, desertico all'interno.
Cartina dello Yemen

Scorcio della città vecchia di San'a

Panorama della città di Taizz, nello Yemen


ECONOMIA

Paese poverissimo, lo Y. dipende fortemente dagli aiuti esteri, non essendo in grado di coprire il fabbisogno interno. L'elevata pressione demografica e la scarsità di risorse hanno determinato un massiccio esodo migratorio, protrattosi fino a tutti gli anni Ottanta, verso i Paesi del petrolio (Arabia Saudita, Kuwait, Iraq). Nemmeno l'unificazione ha risolto i cronici problemi del nuovo Stato. La scoperta e la commercializzazione del petrolio a partire dal 1987 sembrava far preludere a tempi migliori, ma la posizione ambigua assunta dallo Stato durante la guerra del Golfo ha determinato la sospensione degli aiuti e un nuovo massiccio esodo di Yemeniti verso Kuwait e Arabia Saudita. Il settore primario è ancora la principale voce dell'economia del Paese, benché solo l'8% del territorio sia coltivabile. Sugli altopiani prevalgono cereali e piante da frutto, sulla fascia costiera cotone, tabacco, datteri e banane. Una certa importanza rivestono la pesca (praticata soprattutto sul golfo di Aden) e l'allevamento. L'industria, a parte il settore petrolifero, comunque soggetto a fluttuazioni di mercato e a tensioni regionali, è rivolta a tipologie tradizionali (alimentare, tessile, lavorazione del tabacco). I continui sequestri di cittadini e turisti stranieri hanno danneggiato gravemente il settore turistico.

STORIA

Il territorio yemenita, corrispondente all'Arabia Felix dei Romani, nell'età antica era diviso in vari Regni, tra cui emerse quello di Saba, con capitale Marib, retto inizialmente da capi (mukarrib) aventi autorità sia politica sia religiosa. Verso il V sec. a.C., mentre andavano costituendosi altri Regni, tra cui quelli di Ma'in, Quataban, Hadramaut, lo Stato sabeo andò laicizzandosi, trasferì la propria capitale a Zafar e, nei secoli successivi, andò assorbendo i Regni vicini. Attaccato dall'Etiopia nel IV sec., nel 525 fu assoggettato e perse definitivamente la propria indipendenza. Verso la fine del secolo, al dominio etiopico subentrò quello persiano e a questo, qualche decennio più tardi, quello islamico. Frantumato in innumerevoli dinastie locali, dipendenti solo nominalmente dall'Impero e in lotta fra di loro, il territorio yemenita riconquistò l'unità politica sotto la dinastia degli Zaiditi. Costituitasi verso la fine del IX sec., la dinastia zaidita fu successivamente spodestata, ma si ricostituì nel XVI sec. e sopravvisse al dominio ottomano, esercitato in due tempi, dal 1517 al 1635 e dal 1871 al 1918. Riuscito a sottrarsi definitivamente al dominio turco nel corso della prima guerra mondiale, il territorio yemenita continuò a essere sconvolto dalle lotte intestine fra le varie tribù zaidite e wahabite, complicate dall'inserimento del territorio nella politica di potenza della Gran Bretagna (nel 1839 gli Inglesi occuparono Aden) e dalle ambizioni espansionistiche dell'Arabia Saudita. Definite le frontiere con lo Stato saudita e col protettorato britannico di Aden nel 1934, lo Y., sottoposto al governo politico-religioso dell'imam Yahyà (1869-1948), conservò una struttura politica e sociale molto arretrata, di tipo autoritario-patriarcale, e si mantenne appartato da ogni fermento politico esterno sino al 1945, quando aderì alla Lega Araba. Nel 1948 si ebbe un moto rivoluzionario che portò all'uccisione del vecchio imam e di vari ministri e sembrò che lo Y. dovesse liberarsi della propria struttura di tipo medioevale e aprirsi ai nuovi fermenti del mondo arabo, ma il tentativo rivoluzionario fallì e il potere fu assunto dal successore legittimo Ahmad ibn Yahya. Egli tentò di avviare una cauta politica di ammodernamento del Paese, accentuandola dopo un nuovo tentativo rivoluzionario nel 1955. L'avvio di una politica moderatamente neutralista, l'avvicinamento a Nasser e la formale adesione alla Repubblica Araba Unita, non furono però sufficienti a soddisfare i gruppi dell'opposizione che, nel 1962, approfittarono della morte dell'imam per organizzare un colpo di Stato. Postosi alla testa di un gruppo di militari ribelli, il colonnello Abdallah as-Sallal destituì l'imam e proclamò la Repubblica. La guerra civile divampò in tutto il Paese, per la reazione delle tribù dell'interno rimaste fedeli all'imam. Essa inoltre assunse l'aspetto di un conflitto internazionale per l'appoggio fornito dall'Arabia Saudita all'imam e dall'Egitto ai repubblicani, nonché dalle forniture militari concesse agli uni dagli Occidentali e agli altri dai Sovietici. La situazione sembrò migliorare in seguito a un accordo tra Egitto e Arabia Saudita, sulla base di un reciproco disimpegno. Anche la destituzione di Sallal nel 1966, da parte di elementi moderati che avevano avviato trattative con le forze monarchiche meno reazionarie, sembrò aprire nuove prospettive. ║ Y. del Sud: il 30 novembre 1967, in seguito all'abbandono del Paese da parte degli Inglesi, la parte meridionale dello Y. (Aden con vari sultanati) si separò, costituendo ufficialmente la Repubblica Democratica Popolare dello Y., con capitale Ash Sha'ab. La sua nascita fu il risultato di un processo di disgregazione che aveva portato gli Stati Federati dell'Arabia meridionale a cadere in mano al Fronte nazionale di liberazione (FLN). Sorto sotto la protezione del Governo egiziano, il FLN si era poi andato gradualmente sottraendo alla tutela nasseriana, riuscendo a condurre in piena autonomia la fase conclusiva della lotta contro il colonialismo britannico e contro lo schieramento nazionalista rivale. Con la presa di potere da parte del FLN nello Y. del Sud vennero nazionalizzate le imprese straniere, si attuò una riforma agraria e fu varata una costituzione a sfondo socialista. Le difficoltà portarono a un peggioramento dei rapporti all'interno della nuova compagine di Governo, accentuando le divergenze ideologiche e le rivalità personali tra gli uomini che avevano guidato il Paese verso l'indipendenza. Primo a essere colpito fu lo stesso leader del FLN, costretto nel 1969 a dimettersi dalla presidenza della Repubblica. Nel 1970 venne concluso un accordo con la confinante Repubblica dello Y. per un progetto federativo. La quasi contemporanea svolta a destra del Governo nord-yemenita portò però a un rapido deterioramento dei rapporti tra i due Stati, le cui divergenze si aggravarono fino a sfociare in scontri armati. Nel 1978 il presidente della Repubblica Salem Ali Rabie venne destituito e ucciso. Lo sostituì Ali Nasser Mohammed che, consapevole dello stato di isolamento del Paese, dopo aver interrotto gli aiuti ai guerriglieri dello Y. del Nord, aprì trattative con l'Oman e rinsaldò le relazioni diplomatiche con l'Arabia Saudita e con la Gran Bretagna. Nel 1986 gli scontri fra i lealisti del presidente e gli oppositori si conclusero con la nomina a primo ministro di Abu Bakr al-Attas. ║ Y. del Nord: nel 1970, con la mediazione del Governo algerino venne raggiunto l'accordo conclusivo coi realisti. Esso sacrificava, da un lato, la persona dell'imam, al quale veniva vietato il rientro in patria; dall'altro, comportava l'ingresso nel Governo di alcuni rappresentanti realisti. Venne promulgata una nuova Costituzione, che sanciva la riconciliazione delle due opposte tendenze. Pur rimanendo nel campo socialista arabo di ispirazione nasseriana, lo Y. del Nord si aprì all'Occidente e si riappacificò con i Paesi arabi antisocialisti, in primo luogo con l'Arabia Saudita, prodiga di aiuti finanziari. Ritrovata la propria unità, il Paese dovette affrontare i gravi problemi connessi allo sviluppo e al rinnovamento delle arcaiche strutture che lo reggevano. Ma i dissidi interni non tardarono a riesplodere: nel giugno 1974 un colpo di Stato portò al potere i militari. Né la situazione si normalizzò negli anni successivi; in meno di un anno si ebbero due assassinii di presidenti: di Ibrahim Mohammad el-Hamdi nel 1977, di Ahmed Hussein el-Ghasmi nel 1978. Nel 1979 però i capi di Stato maggiore delle forze armate dei due Y. sottoscrissero, grazie alla mediazione della Lega Araba, un accordo per il ritiro simultaneo delle proprie truppe già sul piede di guerra. L'avvicinamento politico tra i Governi di San'ā e di Aden venne poi ribadito (1980), con la visita ufficiale ad Aden del presidente Abdullah Saleh. Nel 1982 venne varata una nuova Costituzione e l'anno seguente il Consiglio nazionale del popolo riconfermò come presidente Ali Abdullah Saleh con un mandato per altri cinque anni. Nel 1988 si svolsero le prime elezioni politiche nella storia della Repubblica Araba dello Y. Fu confermato alla carica di presidente Ali Abdullah Saleh. ║ L'unificazione: nel maggio 1990 lo Y. del Nord si unì allo Y. del Sud (unico Stato marxista e comunista del mondo arabo) costituendo la Repubblica dello Y. La Costituzione, approvata dai due Parlamenti, considerò il Corano come "fonte principale della legislazione" e si aprì alla democrazia. Il colonnello Ali Abdullah Saleh, ex presidente nord-yemenita, venne nominato generale e presidente del nuovo Stato, mentre Heider Al Attas, ex presidente sud-yemenita, assunse la carica di primo ministro. Moderato in politica interna, lo Y. assunse in politica estera una posizione rigida nei confronti degli Stati occidentali e dell'Arabia Saudita. In seguito alla guerra del Golfo, nel corso della quale lo Stato yemenita aveva sostenuto l'Iraq, un milione di Yemeniti vennero espulsi dall'Arabia Saudita e da altri Paesi della regione come rappresaglia. Nel marzo 1993 il Congresso generale del popolo (CGP) di Saleh vinse le elezioni, sconfiggendo il gruppo islamico del Partito della Riforma (Islah). Il Partito socialista dell'allora vicepresidente Salem El-Baidh ottenne il terzo posto. Per indebolire lo Y. riunificato, ritenuto un "cattivo" esempio per le Monarchie della regione, l'Arabia Saudita sostenne la lotta armata per la secessione guidata da El-Baidh. Nel maggio 1994 i secessionisti proclamarono la restaurazione della Repubblica Democratica dello Y., nel Sud del Paese, forti anche dell'appoggio diplomatico dell'Arabia Saudita e degli Stati del Golfo, ma uscirono sconfitti dalle forze fedeli al Governo. Nel luglio dello stesso anno il Consiglio dei ministri attuò un programma di amnistia generale a salvaguardia del pluralismo politico. Il Governò dichiarò inoltre Aden capitale economica del Paese, come gesto di riavvicinamento agli Yemeniti del Sud. Nel febbraio 1995 undici partiti strinsero una nuova alleanza, dando vita alla Coalizione democratica di opposizione. Nel dicembre 1995 lo sbarco di truppe eritree sull'Isola di Hanish, nel Mar Rosso, fu ritenuto dal popolo yemenita un atto di aggressione. Ebbe così inizio un conflitto armato tra i due Stati, durante il quale il presidente egiziano H. Mubarak assunse il ruolo di mediatore. Nel marzo 1996 Y. ed Eritrea accettarono un armistizio internazionale per risolvere la controversia, tuttavia, alla fine dell'anno, non si era ancora giunti a un accordo definitivo. Le elezioni parlamentari del 1997 videro la vittoria del CGP, seguito dal partito islamico Islah, mentre il Partito socialista, dopo un lungo dibattito interno, decise di boicottare le elezioni. Il nuovo Governo costituito da Faraj Said ibn Ghanem varò un programma di risanamento dell'economia, che aveva subito un forte arretramento a causa della guerra civile e della riduzione dei finanziamenti da parte di molte Nazioni occidentali e arabe. Le riforme economiche, soprattutto le privatizzazioni, garantirono al Governo finanziamenti da parte della Banca mondiale e del Fondo Monetario Internazionale. Nonostante il punto di svolta rappresentato dalle elezioni del 1997, dopo il caos seguito alla guerriglia civile del 1994, la situazione politica continuò a essere instabile e carica di tensioni, soprattutto per il ripetersi di episodi di violenza, rapimenti, attentati. Nel 1999 le elezioni presidenziali si conclusero con la rielezione per un terzo mandato di Saleh. Dal 1990 al 2000 più di 200 stranieri furono sequestrati da gruppi armati yemeniti. Nel giugno 2000 il presidente Saleh raggiunse un ulteriore accordo con l'Arabia Saudita per la demarcazione dei confini tra i due Paesi. In ottobre un attentato contro il cacciatorpediniere statunitense Cole causò la morte di 17 marinai americani e una bomba esplose all'ambasciata britannica. Nel febbraio 2001 la popolazione fu chiamata a votare per le prime elezioni municipali del Paese e a pronunciarsi in un referendum sulla revisione costituzionale proposta dal presidente Saleh, in base alla quale sarebbero stati ampliati i poteri del Consiglio consultivo e del presidente, il cui mandato sarebbe stato esteso da cinque a sette anni. Le consultazioni, precedute da duri scontri a fuoco tra opposte fazioni politiche, terminarono con l'approvazione delle modifiche costituzionali proposte dal referendum voluto da Saleh. Il 2001 fu sconvolto da una serie di attentati attribuiti ai gruppi islamici attivi nel Paese, messi a segno nella capitale e nella città di Aden. Dopo gli attentati dell'11 settembre, il governo del presidente Saleh cercò di mantenersi in equilibrio tra le pressioni di Washington, interessata a una collaborazione antiterrorismo, e quelle esercitate dalla popolazione, insofferente a un troppo stretto legame con gli Usa. Questa determinazione non impedì l'attacco contro la petroliera francese Limburg (6 ottobre 2002) né l'uccisione di alcuni occidentali, fra cui 3 missionari battisti (30 dicembre 2002). La collaborazione con gli Stati Uniti fu ricompensata con aiuti economici e la sottoscrizione di un accordo con Washington per la realizzazione di una zona di libero scambio. La Banca mondiale inoltre accordò un prestito di 2,3 miliardi di dollari e proseguirono i negoziati per l'adesione al Wto (Organizzazione mondiale del commercio). Questi aiuti non furono sufficienti a rimettere in sesto un'economia che risente dell'andamento del prezzo delle materie prime, del calo degli investimenti e di un deficit di bilancio. Sul piano strettamente politico le elezioni legislative del 2003 terminarono con la vittoria scontata del Congresso generale del popolo (Gcp), il partito del presidente Saleh che lanciò l'idea di "un'unione araba" sul modello dell'Ue. Sul piano delle relazioni internazionali, la volontà yemenita di integrarsi nel Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) si scontrò con la ferma opposizione dei Paesi membri, riaccendendo le tensioni con l'Arabia Saudita che sembravano sopite dopo l'accordo sui confini del giugno 2000. A marzo 2008 un gruppo affiliato ad Al Qaeda rivendicò il lancio di alcuni colpi di mortaio verso l'ambasciata americana, che provocò la morte di un poliziotto e di una bambina, oltre al ferimento di altre dodici alunne di una vicina scuola. In primavera il Dipartimento di Stato americano ordinò l'evacuazione del personale non essenziale. A fine aprile 2008 ci fu un'eplosione vicino all'ambasciata italiana a Sana'a, anche se l'obiettivo era probabilmente il vicino ministero delle Finanze o un distaccamento della dogana; l'attentato fu rivendicato da un gruppo affiliato ad Al Quaeda. Nel settembre 2008 un altro attentato sempre all'ambasciata americana provocò 16 morti e numerosi feriti e fu rivendicato dalla Jihad islamica in Yemen, gruppo fondamentalista.