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Wright, Richard.

Scrittore afro-americano. Autodidatta, dopo un'adolescenza difficile a Memphis, si trasferì a Chicago, dove divenne membro del Partito comunista (1933) e dove si mise in contatto con i locali circoli letterari radicali. Nel 1937 iniziò l'attività letteraria con il saggio L'etica di Jim Crow in carne ed ossa, seguito dalla raccolta di racconti I figli dello zio Tom (1938), il cui intento di denuncia sociale non venne, a giudizio dell'autore, pienamente compreso. W. decise allora di optare per una narrazione meno edulcorata, più profonda e scomoda, che applicò con successo a Paura (1940), storia di un giovane di colore che uccide la figlia dei ricchi bianchi presso i quali è a servizio (dal romanzo venne tratta una pièce teatrale, successivamente diretta da O. Welles, e nel 1950 P. Chenal ne fece un film nel quale recitò lo stesso W., cui seguì un remake del 1986), e, soprattutto, a Ragazzo negro (1945), autobiografia cruda e realistica redatta dopo il suo trasferimento a Parigi nel 1944 di poco successivo all'amaro abbandono delle file del Partito comunista (documentato nel suo saggio Il dio che è fallito: testimonianze sul Comunismo, 1950). Nella capitale francese W. frequentò i circoli esistenzialisti e, influenzato da Sartre, pubblicò l'autobiografico Ho bruciato la notte (1953), cui seguirono i romanzi Il lungo sogno (1958) e Ma nel settimo giorno (1954), e saggi raccolti in Potere nero (1954), La barriera del colore (1956), Spagna pagana (1957), La letteratura negra negli Stati Uniti (1958) e Razza: umana (1959). Postumi apparvero la raccolta di racconti Eight Men (1961), il romanzo Ghetto negro (1963), sua opera prima, e l'autobiografico Fame americana (1977), ideale continuazione di Ragazzo Negro (Natchez, Mississippi 1908 - Parigi 1960).