Pseudonimo di
Herman Portaas.
Scrittore norvegese. Compiuti gli studi di Teologia negli Stati Uniti, al suo
ritorno in patria esordì, ventunenne, con
Nyinger (Falò,
1907), un volume di versi agili e freschi che piacque per la novità del
tono, per il contenuto accessibile a tutti e per la lingua identica alla parlata
quotidiana dello Ostland. I temi svolti nelle poesie della raccolta riguardavano
le bellezze della natura, lo splendore della primavera o erano un elogio del
vino e delle belle donne. In poco meno di dieci anni altri sei volumi di versi
si aggiunsero al primo. Per quanto i temi delle sue liriche possano far pensare
a un gaudente, a un edonista, in realtà
W. non era affatto un
nordico Anacreonte, ma piuttosto un
bohémien postromantico,
antiborghese, che si prendeva volentieri gioco delle virtù. Il suo
originario scetticismo subì tuttavia una scossa con la prima guerra
mondiale che scacciò dalla sua penna ironica il sorriso; il poeta divenne
più pensoso e i suoi versi assunsero una maggior consistenza. Non
mutarono tuttavia quella piana e lieve melodiosità né il tono
discorsivo che li rendeva facilmente comprensibili al lettore. Nel periodo tra
le due grandi guerre, nei suoi scritti apparvero sempre più frequenti le
effusioni meditative e le parafrasi bibliche.
W. ebbe anche il merito di
tradurre in norvegese le opere di Heine (pregevoli soprattutto le traduzioni
delle poesie). Altre sue interessanti raccolte di versi sono:
Carezze
(1916) e le più recenti
Fichi e cardi (1945);
Eilomele
(1946); e
Polyhymnia (1952). Scrisse anche numerose novelle, racconti di
vario genere, alcuni drammi e una interessante autobiografia intitolata
Un
tempo felice (1940) (Eiker 1886 - Larvik 1959).