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Weber, Max.

Sociologo e storico tedesco. Laureatosi a Berlino nel 1886 con una tesi sulla società mercantile medioevale (pubblicata nel 1889), nel 1894 assunse la cattedra di Economia politica all'università di Friburgo in Brisgovia, passando nel 1897 all'università di Heidelberg. Colpito da un forte esaurimento psichico nella primavera dello stesso anno, fu tuttavia costretto a interrompere l'insegnamento universitario. Persistendo lo stato di malessere, presentò le dimissioni, respinte dalle autorità accademiche e rinnovate dopo un periodo di congedo e di viaggi all'estero. Il Governo del Baden, da cui dipendeva l'università di Heidelberg, lo nominò allora professore onorario, senza l'obbligo di insegnare. Ne seguì un miglioramento, ma non la guarigione e W. continuò a soffrire per tutta la vita di crisi depressive che lo costrinsero a frequenti interruzioni del lavoro, senza tuttavia impedirgli di produrre le numerose e importanti opere che fanno di lui uno dei massimi studiosi di scienze sociali del nostro secolo. Tra il 1908 e il 1913, la sua casa di Heidelberg fu un importante centro di incontri e dibattiti culturali, accogliendo tra gli altri K. Jaspers, W. Sombart, R. Michels, G. Lukács, G. Simmel. Nel 1903 aveva assunto la direzione dell'Archiv für Sozialwissenschaft, insieme con W. Sombart. Allo scoppio della guerra nel 1914, si arruolò come volontario, ma condannò poi le azioni sottomarine e la politica tedesca delle annessioni. Fece parte della delegazione incaricata di trattare la Pace a Versailles e della Commissione incaricata di redigere la Costituzione della Repubblica di Weimar. Molto vasto è il campo delle sue ricerche: diritto, economia, metodologia delle scienze sociali, storia e psicologia delle religioni, storia e struttura economico-sociale del capitalismo, ecc. Partito da studi di storia del diritto commerciale e di storia economica antica (La storia agraria romana nel suo significato per il diritto pubblico e privato, 1891) si andò orientando verso la ricerca sociologica, spinto da precisi interessi politico-sociali. Per incarico del "Verein für Sozialpolitik", svolse un'inchiesta sulla condizione dei contadini della Germania Orientale e, nello studio che ne risultò, l'interesse sociologico si presentava strettamente connesso alle aspirazioni politiche di rinnovamento del sistema sociale tedesco. La sua metodologia risultava tuttavia già nettamente differenziata da quella dei "socialisti della cattedra", soprattutto per quanto riguardava il suo rifiuto di introdurre giudizi di valore nell'attività scientifica. A essa riconosceva infatti il compito di indicare una serie di possibilità alternative, nell'ambito di una particolare situazione, ma non di proporre una linea di azione politica, data l'impossibilità di ordinare i valori in campo e di fonderli razionalmente. W. sostenne l'importanza di tutti i valori affermando che tra essi non è possibile compiere una scelta scientifica e universalmente valida, per costruire una visione del mondo. Egli si impegnò comunque a estendere l'applicazione del metodo scientifico alle discipline sociali nel limite del possibile. Il suo metodo andò definendosi negli studi successivi, in cui esaminò la trasformazione delle strutture economiche in rapporto alle forme di vita sociale, affrontando il problema del processo evolutivo del capitalismo moderno. Esso si andò configurando in forma più precisa nei suoi studi di "sociologia religiosa": L'etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-05), dove affrontò il problema dell'individualismo del capitalismo moderno e delle sue caratteristiche e differenze rispetto alle forme storiche dell'economia. Al centro dell'analisi weberiana è la concezione secondo cui i valori strutturali, quali la religione e l'etica, non sono riflessi nell'organizzazione economica, ma al contrario si presentano come forze in esso operanti, che esse condizionano e da cui vengono a loro volta condizionate. W. infatti collega l'origine del capitalismo moderno al Calvinismo, a quella concezione religiosa che poneva in primo piano la vocazione al lavoro, come realizzazione del Regno di Dio nel mondo, e al successo come prova della grazia divina. La dottrina calvinista è dunque, secondo W. l'elemento che coordina e rende operanti sul piano sociale ed economico i tre fenomeni che sono alla base dello sviluppo del capitalismo moderno: la nascita della burocrazia, il nuovo spirito imprenditoriale dei commercianti e l'ascetismo protestante. Al culmine della sua produzione si colloca la monumentale Economia e società (postuma, 1922). In essa si definisce il compito della sociologia e la funzione corrispettiva della ricerca storica, riprendendo inoltre il problema delle specifiche caratteristiche del capitalismo moderno, nell'ambito di uno studio sistematico dei rapporti tra le forme di organizzazione economica e i tipi di comunità e di associazione. Essa rappresenta il punto di convergenza delle sue ricerche su aspetti particolari della struttura economica capitalistica e dello sforzo di impostare, in termini comparativi, il problema delle origini del capitalismo moderno. Tra le altre sue opere, segnaliamo Studi critici intorno alla logica della scienza della cultura (1906); Su alcune categorie della sociologia (1913); Lavoro intellettuale come professione (1919); Raccolta di saggi sulla sociologia religiosa (3 volumi, 1921-24); Raccolta di scritti politici (postumi, 1921); Raccolta di saggi sulla sociologia e sulla politica sociale (postuma, 1924). Il materiale delle sue opere postume fu ordinato con la collaborazione di sua moglie Marianne (Erfurt 1864 - Monaco di Baviera 1920).