Uomo politico e critico
letterario russo. Avvicinatosi alla politica durante gli anni di studio alla
scuola tecnica superiore di Mosca, venne più volte incarcerato e inviato
al confino per la sua partecipazione ai circoli studenteschi rivoluzionari e per
il suo attivismo. Nel 1903 aderì al movimento bolscevico, collaborando a
vari giornali rivoluzionari tra i quali "Iskra", fondato da Lenin.
Dopo la Rivoluzione d'Ottobre divenne ambasciatore, risiedendo soprattutto nei
Paesi scandinavi e in Italia (1921-23). Venne ucciso da un controrivoluzionario
durante la Conferenza di Losanna.
V. affiancò all'attività
politica quella di critico letterario, redigendo saggi e articoli nei quali
sostenne la sua posizione polemica nei confronti dell'arte d'ispirazione
decadentista che contrappose a quella di stampo realistico, indicata quale
strumento di rappresentazione e interpretazione della realtà e
introducendo uno degli elementi caratteristici della critica letteraria di tipo
marxista. Tra i suoi scritti, raccolti, tra l'altro, nei volumi
Sfacelo
letterario (1908-09) e
Spirito dei tempi (1908) ricordiamo:
Gli
uomini superflui (1905);
Sul carattere borghese dei modernisti
(1908);
Bazarov e Sanin,
due nichilisti (1909);
Leonid
Andreev (1910);
V.
G.
Belinskij (1911);
N.
A.
Dobroljubov (1912) (Mosca 1872-1923).