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Vittoriana, Età.

Termine indicante il periodo di regno della regina Vittoria d'Inghilterra, dal 1837 al 1901. Ritenuta generalmente un'era di stabilità e di prosperità, l'e.v. vide il trionfo della borghesia, che superata la crisi sociale della prima metà dell'Ottocento, promosse la seconda Rivoluzione industriale, trasformando l'Inghilterra da Paese rurale a potenza industriale mondiale. In questo periodo s'impose l'ideologia liberalriformista, fondata su un moralismo filantropico e ottimistico che pose la scienza e il progresso come valori fondamentali del vivere, insieme a quelli del lavoro, del decoro sociale e del rigore sessuale. La storiografia tende a dividere il periodo in tre grandi fasi. La prima parte, estesa fino agli anni Quaranta, si caratterizzò per la forte presenza di tensioni politiche e sociali bene esemplificate dal movimento cartista (1839) e dall'Anti Corn Law League, il movimento fondato a Manchester nel 1838 per mobilitare le classi medie contro le leggi protezionistiche sul mercato del grano. La seconda parte, collocata tra la Great Exhibition del 1851 e la morte di Lord Palmerston nel 1865, fu, nonostante lo scoppio della guerra di Crimea (1854-56), quella di maggiore floridezza e di grande consapevolezza da parte delle classi dominanti, la upper e la middle class, del proprio ruolo centrale. L'ultima fase, che si estende durante gli ultimi trent'anni del XIX sec., fu una fase di relativo declino, quella in cui la lotta di classe e l'arresto dell'espansione economico-territoriale dell'Impero rappresentarono gli aspetti esteriori di una crisi che coinvolse soprattutto il pensiero e gli ideali che per circa un secolo avevano fatto da guida all'agire sociale. Anche l'ambito artistico-letterario venne direttamente influenzato dal clima politico e sociale dell'epoca. La produzione letteraria vide un pieno compromesso tra gli ideali romantici del vicino passato e le nuove ideologie sociali e le nuove teorie scientifiche (ad esempio l'Evoluzionismo di Ch. Darwin). Lo spirito dell'epoca trovò sua espressione ideale nella prosa, genere letterario duttile e di immediata comprensione. Si sviluppò la pubblicazione a puntate di opere letterarie su giornali e riviste che, grazie alle nuove tecniche tipografiche, erano diventati più economici. La loro facile reperibilità, inoltre, li rese strumento ideale per la comunicazione e il sostegno, ma anche per la confutazione o la contestazione, di idee e posizioni. La narrativa vide emergere soprattutto tre filoni: quello del sensational novel (romanzo d'attesa, di suspense) caratterizzato da una struttura per la quale l'intreccio conosce periodiche interruzioni destinate a creare momenti di tensione emotiva e, conseguentemente, curiosità (sono di questo genere i romanzi delle sorelle Brontë e di Ch. Dickens); quello del romanzo realista, sviluppatosi nei due filoni del romanzo storico (ancora Dickens, W.M. Thackeray) e sociale (G. Eliot, Dickens, fino a Th. Hardy); quello del romanzo fantastico, che vide in L. Carroll il suo esponente maggiore. Verso la fine del secolo l'espressione letteraria si fece specchio della disintegrazione degli ideali vittoriani reagendo a essa nei modi più disparati, ovvero praticando una satira pungente e polemica (S. Butler), ostentando una fiducia nella capacità dell'uomo di trovare nella propria intelligenza i mezzi per salvare la propria dignità (G. Meredith), cercando nella fuga verso un esotismo estremo nuovi spunti e contesti praticabili (R.L. Stevenson, J. Conrad). La saggistica si arricchì di opere e di autori oltre che di argomenti che rappresentarono, tra l'altro, ricca fonte di ispirazione proprio per i romanzieri. Il panorama ideologico presente nella saggistica dell'epoca è variamente articolato. All'ottimismo della cultura accademica (Th. Huxley, Th.B. Macaulay), ancorato alla convinzione che il commercio, l'espansione industriale e il progresso scientifico favorissero il cammino della civiltà, si contrappose la corrente di pensiero (capitanata da M. Arnold, Th. Carlyle e J. Ruskin) che, condannando il materialismo dell'epoca, cercò di cogliere in un passato idealizzato valori culturali e spirituali che, nel caso di Ruskin, erano simbolizzati nelle opere d'arte e nelle forme architettoniche. La poesia dell'epoca, pur ereditando temi e motivi romantici, li rielaborò nel senso dell'inquietudine intellettuale allora diffusa. I maggiori poeti (A. Tennyson, R. Browning) vissero la loro arte come una missione esemplificativa dello spirito dell'epoca, mentre altri poeti (M. Arnold) riuscirono, nella loro personale libertà, ad agire in modo critico e propositivo nei confronti delle molte problematiche del periodo, fossero esse di tipo religioso, morale, filosofico, scientifico o sociale. In questo contesto si pose il gruppo artistico-poetico dei Pre-Raffaelliti (V. PRE-RAFFAELLISMO), cui esponenti maggiori furono D.G. Rossetti, Ch.G. Rossetti, W. Morris, ma anche Ch. A. Swinburne, W. Pater, J.E. Millais.