Re di Sardegna. Secondogenito di
Vittorio Amedeo III, duca di Savoia e re di Sardegna, e di Maria Antonia
Ferdinanda di Borbone, figlia di Filippo V re di Spagna, ebbe il titolo di duca
d'Aosta fino al 1802 quando divenne re di Sardegna in seguito all'abdicazione
del fratello Carlo Emanuele IV che era stato sconfitto dai Francesi. Dopo vari
tentativi di riavere i suoi Stati continentali - il Piemonte era stato
incorporato per volere di Napoleone Bonaparte, alla Francia - si ritirò a
Cagliari (1806) e qui si adoperò per cercare di migliorare le condizioni
in cui versava la Sardegna svolgendo una notevole attività riformatrice.
Sostituì la moneta, deprezzata dalle vicende politiche e belliche, con
nuove monete coniate nella zecca cagliaritana; fondò numerosi villaggi e
paesi allo scopo di indurre gli abitanti a dedicarsi ad attività varie
oltre che alla pastorizia che rappresentava l'unica fonte economica;
favorì le attività commerciali; apportò varie modifiche
all'amministrazione della giustizia e provvide a riscattare non pochi sudditi
prigionieri dei Barbareschi. Poté fare ritorno in Piemonte solo nel 1814,
subito dopo la caduta di Napoleone. Il Trattato di Parigi, firmato il 30 maggio
1814, gli tolse parte della Savoia dandogli in cambio la Liguria e l'isola di
Capraia. Il suo ritorno a Torino portò alla rimozione delle cariche di
tutti coloro che avevano servito il regime napoleonico e degli insegnanti della
locale università. Egli decise anche di abolire la coscrizione
obbligatoria e la tassa di successione che era stata imposta dai Francesi; tolse
ancora agli Ebrei e ai Valdesi tutti quei diritti che Napoleone aveva loro
riconosciuto; vietò le riunioni segrete e prese tante altre iniziative
che, alla fine, provocarono il malcontento soprattutto nella borghesia. La sua
politica estera fu sempre caratterizzata da una grande avversione verso gli
Austriaci e questo suo sentimento fece nascere grandi speranze nel cuore dei
patrioti che miravano all'indipendenza e all'unificazione di tutto il Paese.
Proprio questa convinzione di avere nel re un alleato diede l'avvio ai moti
costituzionali scoppiati il 9 marzo 1821, ma
V.
E. non volle cedere
e neppure affrontare i rivoluzionari con le armi e perciò il 3 marzo
abdicò in favore del fratello Carlo Felice e abbandonò il
Piemonte. Carlo Felice però, al momento di salire al trono si trovava a
Modena quindi venne nominato reggente al suo posto Carlo Alberto, che concesse
al popolo una nuova Costituzione sul tipo di quella spagnola.
V.
E.
poté far ritorno in Piemonte soltanto nel 1822 per stabilirsi nel
castello di Moncalieri dove terminò i suoi anni (Torino 1759 -
Moncalieri, Torino 1824).