Film messicano-spagnolo del 1961, diretto da Luis
Buñuel. Interpreti principali: Silvia Pinal, Fernando Rey, Francisco
Rabal, Teresa Rabal, Margarita Lozano. Viridiana (Pinal) è una novizia
che, dopo la tentata violenza da parte dello zio che la ospita (Rey), decide di
abbandonare i voti. Il suicidio dello zio la convincerà a rimanere nella
sua tenuta per darvi ospitalità ad alcuni mendicanti che, però,
approfittano della sua generosità per organizzare un baccanale durante il
quale Viridiana rischia nuovamente l'abuso. Verrà salvata dal cinico
cugino (Rabal) con il quale accetterà infine di vivere, instaurando, con
lui e con la domestica (Lozano), una sorta di
ménage à
trois. Film violentemente dissacratore e profondamente anticonformista,
V., subito dopo l'assegnazione della Palma d'oro a Cannes, venne tacciato
di anticlericalismo e condannato dalle pagine dell'"Osservatore
Romano" in quanto insulto alla religione cristiana. In realtà,
nonostante le esplicite allusione al mondo religioso (la riproduzione blasfema
dell'
Ultima cena di Leonardo interpretata da mendicanti estasiati di
fronte a una donna intenta a sollevare la gonna; l'uso, da parte di Viridiana,
di un coltellino a forma di crocefisso; ecc.), il film è un atto d'accusa
verso la perdita di significato e di moralità del mondo moderno nel quale
aleggia sempre più pressantemente l'ombra del Male. Numerosi i richiami
alla pittura (soprattutto Goya), alla musica (nella colonna sonora sono presenti
brani di Händel, Beethoven, Mozart) e alla letteratura (i motivi e i
personaggi ricordano quelli di Perez Galdos, Valle Inclan, Quevedo e dei
picareschi). Fu il primo film girato in Spagna da Buñuel dopo l'esilio
trentennale, ma la censura franchista non ne permise la distribuzione.