Violinista e compositore italiano. Di
umili origini, apprese dal padre i primi rudimenti della musica per poi studiare
a Torino in casa di nobili, allievo del Pugnani. A vent'anni entrò
nell'orchestra di corte e nel 1780, accompagnato dal suo maestro, intraprese una
lunga
tournée che lo portò fra l'altro in Germania, in
Inghilterra, in Polonia e in Russia, ottenendo ovunque ottenne un grande
successo. Stabilitosi a Parigi (1782), fu attivo presso la Corte, ricevendo la
nomina a direttore d'orchestra del principe de Soubise e, successivamente, del
Théâtre Italien; nel frattempo, svolse un'attività di
impresario teatrale, che dovette, però, interrompere in seguito agli
eventi della Rivoluzione francese, non prima, comunque, di aver costruito un
teatro in via Feydau (1791). Trasferitosi a Londra, ottenne nuovi successi in
numerosi concerti, fino ad assumere la gestione del King's Theatre. Accusato di
spionaggio e di connivenza con i rivoluzionari francesi, preferì riparare
ad Amburgo, ove trascorse tre anni dedicati all'insegnamento (tra i suoi allievi
si ricorda il giovane F.W. Pixis). Rientrato a Londra in precarie condizioni
economiche, si mantenne commerciando vino; nel 1813 poté, però,
riprendere l'attività musicale, partecipando alla fondazione della
Philarmonic Society. Caduto nuovamente in disgrazia, si trasferì a
Parigi, ove assunse la direzione dell'Opera Italiana, senza, tuttavia, ricevere
grandi soddisfazioni economiche. Morì in miseria a Londra.
V.
è considerato il capo della scuola violinistica moderna: eccezionale
esecutore, maestro di altri grandi violinisti (il già citato Pixis, J.
Rode e altri), autore di 29 concerti che costituiscono un prezioso patrimonio
didattico. La sua produzione - che comprende 10 concerti per pianoforte ed
orchestra, 2 sinfonie concertanti per 2 violini e numerosi quartetti - fu
conosciuta da Beethoven ed apprezzata da Brahms, che ebbe per il
Concerto
n.
22 in la minore per violini e orchestra parole di ammirazione. Dal
punto di vista stilistico,
V. seppe allontanarsi dalla concezione
aristocratica della musica, imperante nel XVIII sec., per aprirsi a temi che
anticipano la concezione romantica (Fontanetto Po, Vercelli 1755 - Londra
1824).