(in tedesco
Wien). Capitale (1.635.501
ab.) dell'Austria e capoluogo dell'omonima provincia autonoma (415 kmq;
1.609.631 ab.). La città, che deve il suo nome al vicino fiume Wien
(tributario del Danubio), sorge a 171 m s/m. in prossimità del
Donaukanal, braccio meridionale del Danubio, e occupa l'area pianeggiante posta
tra la Selva Viennese (Wiener Wald) e il Danubio, estendendosi fino alla zona
collinare occidentale. Il clima è continentale, con inverni piuttosto
freddi, estati non troppo calde e moderate piogge. • Econ. - Importante
nodo stradale, ferroviario, fluviale e aereo,
V. è centro
direzionale, commerciale e industriale (alimentare, tessile, chimica,
metalmeccanica, meccanica di precisione, dei mobili, delle confezioni,
grafico-editoriale, tradizionali lavorazioni del vetro e delle porcellane).
Sviluppato il settore terziario, soprattutto quello turistico, anche grazie
all'intensa attività culturale e artistica svolta dalle numerose e
prestigiose istituzioni cittadine. • St. - Il primo insediamento sorto sul
luogo della futura città fu
Vindobona, villaggio di origine
probabilmente celtica, che divenne
castrum romano nel I sec. (come
testimoniano i ritrovamenti delle fortificazioni e degli alloggiamenti militari)
e quindi
municipium della provincia romana della Pannonia superiore. Lo
sviluppo della città fu da subito legato alla sua particolare posizione
su una via di comunicazione fluviale tra l'Occidente e l'Oriente europei. Nel
180 vi trovò la morte l'imperatore Marco Aurelio, durante la campagna
militare contro i Marcomanni. Devastata dagli Unni nel V sec.,
V. fu
inclusa nella Marca Orientale creata da Carlo Magno (VIII sec.). Sotto i
Babenberg, margravi e poi duchi della Marca Orientale (975-1247), la
città raggiunse un ragguardevole sviluppo; nel 1137 figura come
civitas, cioè città fortificata con diritto di mercato, e
dalla metà del XII sec. è già il maggiore centro austriaco,
crocevia di scambi economici tra Oriente e Occidente, ma anche tra l'Italia e i
Paesi del Nord-Est europeo. La vivacità della vita economica di
V.
favorì la formazione di un nuovo ceto borghese di mercanti e banchieri,
che conquistò ben presto anche rappresentatività politica
attraverso l'ottenimento delle libertà comunali. Assoggettata all'Impero
da Federico II nel 1237, la città passò nel 1276 agli Asburgo, la
casata cui doveva legare le sue sorti fino al primo conflitto mondiale.
Già il primo sovrano, Rodolfo, ne promosse lo sviluppo accordandole ampia
autonomia di governo attraverso un Consiglio municipale, presieduto dal 1288 da
un borgomastro. Nel secolo successivo Rodolfo IV (1358-65) diede ulteriore
impulso al progresso economico e culturale della città, fondandovi tra
l'altro la prima università. Il Quattrocento si aprì all'insegna
della conflittualità tra Asburgo e ceti cittadini borghesi, che si
inasprì fino a provocare la condanna a morte (1408) del borgomastro
Konrad Vorlauf. Nel 1462 il popolo viennese giunse ad assediare il castello
dell'imperatore Federico III. Dopo il breve intervallo (1485-90) della
dominazione del re d'Ungheria Mattia Corvino, il ritorno degli Asburgo a
V. coincise con l'inizio di un periodo fecondo dal punto di vista
artistico e scientifico. Politicamente, mentre nel 1526 le libertà
comunali di cui la città aveva fino allora goduto venivano revocate,
cresceva però l'importanza e il prestigio di
V. quale futura
capitale del Regno austriaco, tanto che nel 1558 essa era considerata come
città imperiale (
Kaiserstadt), cioè la prima città
dell'Impero germanico e degli Stati asburgici. Già superato con successo
l'assedio del sultano turco Solimano I nel 1529,
V. si trovò
nuovamente a contrastare la minaccia ottomana nel 1683, quando Kara
Mustafà cinse d'assedio la città con circa 300.000 uomini. La
resistenza dei Viennesi durò fino all'arrivo dell'esercito, forte di
80.000 uomini, comandata da Giovanni Sobieski, re di Polonia, che sconfisse
definitivamente i Turchi. Questa vittoria e la successiva conquista dell'intera
Ungheria rilanciarono il ruolo di
V. quale capitale dell'Impero
asburgico, ruolo destinato a confermarsi ed accrescersi nel XVIII sec. L'epoca
dell'imperatore Carlo VI (1711-40) fu caratterizzata da uno splendore culturale
e artistico paragonabile a quello della tarda età dei Babenberg, mentre
durante il Regno di Maria Teresa (1748-80) la città conobbe anche un
primo sviluppo industriale. Occupata per brevi periodi dai Francesi nel 1805 e
nel 1809,
V. fu scelta come sede del congresso convocato il 30 maggio
1814 allo scopo di restaurare l'equilibrio europeo dopo la sconfitta della
Francia napoleonica. Il marzo 1848 vide la città teatro delle
manifestazioni insurrezionali che già avevano infiammato Parigi poco
prima. Metternich lasciò il Governo e l'imperatore fu indotto a concedere
di lì a poco una Costituzione liberale che allargava, tra l'altro, la
base elettorale secondo il censo. Tale risoluzione non poteva però
bastare ai democratici; le sommosse popolari raggiunsero nell'ottobre una tale
virulenza da indurre la corte a fuggire da
V., lasciando il governo della
città ai rivoluzionari. Fu tuttavia un'esperienza di brevissima durata:
pochi giorni dopo l'esercito guidato dal principe Alfred di Windisch-Graetz
assaliva la città e restaurava il potere asburgico. Grazie ai moti
liberali del 1848, tuttavia, la città riacquistò ampi diritti
municipali, perduti al tempo di Giuseppe II (1783). La seconda metà del
XIX sec. fu caratterizzata da modificazioni e ampliamenti dell'assetto
urbanistico e demografico di
V.: si costituì il Ring sul luogo
delle vecchie fortificazioni (1857), la città si sviluppò verso la
zona collinare e oltre il Danubio. Non si incrinò, inoltre, il grande
prestigio culturale che faceva di
V. una delle protagoniste della vita
artistica, letteraria e scientifica dell'Europa. Con la dissoluzione dell'Impero
austroungarico susseguente alla fine del primo conflitto mondiale,
V. fu
dichiarata nel 1920 provincia confederata autonoma. Il Partito socialdemocratico
resse la città per 16 anni, realizzando tra l'altro imponenti progetti di
edilizia popolare. L'affermarsi, anche in Austria, del Nazionalsocialismo
hitleriano a causa delle forti aspirazioni revanchiste prodotte dalla crisi
economica e dalla grave inflazione, condusse ai moti sediziosi del 1934, durante
i quali venne assassinato il cancelliere Dollfuss. Entrato trionfalmente a
V. nel 1938, Hitler degradò la città a semplice capitale di
un
land. Durante la seconda guerra mondiale la città fu gravemente
danneggiata dai bombardamenti e nel 1945 ebbe a subire l'offensiva dell'esercito
sovietico: diventata il baluardo della difesa tedesca a Sud-Est, in aprile
V. fu prima accerchiata e quindi occupata dalle truppe sovietiche dopo
aspri scontri che si combatterono sin nel centro cittadino. Con la Conferenza di
Potsdam la città fu sottoposta ad amministrazione alleata, sino alla
firma del trattato di pace del 15 maggio 1955 tra la Repubblica austriaca e le
quattro potenze occupanti. Storico centro della diplomazia mondiale,
V.
è oggi sede di alcuni organismi internazionali, quali l'Agenzia
internazionale per l'energia atomica (dal 1957), l'organizzazione per lo
sviluppo industriale dell'ONU (dal 1967), l'OPEC (dal 1960). Inoltre vi hanno
avuto luogo, per iniziativa delle Nazioni Unite, varie conferenze
internazionali, miranti all'adozione di convenzioni in materia di diritto
internazionale; tra queste, la convenzione sulle relazioni diplomatiche (1961),
sulle relazioni consolari (1963), sul diritto dei trattati internazionali
(1969), sulla successione degli Stati nei trattati (1978) e sulla successione
degli Stati in materia di beni, archivi e debiti di stato (1983), sul diritto
dei trattati conclusi tra Stati e organizzazioni internazionali e tra
organizzazioni internazionali (1986). ║
Concordato di V.: stipulato
nel 1448 tra l'imperatore Federico III e vari principi elettori e il cardinale
J. de Carvajal, per conto di papa Niccolò V, riconosceva la
libertà di elezione dei vescovi e il diritto di conferma da parte del
papa. ║
Conferenze di V.: la prima, svoltasi nel 1819-1820,
riunì sotto la presidenza di Metternich gli Stati membri della
Confederazione germanica per definire gli obblighi federali dei vari Stati e, in
particolare, la linea d'azione da adottare nei confronti dei rispettivi
movimenti rivoluzionari. La seconda (1853-55) vide riuniti i rappresentanti di
Austria, Francia, Gran Bretagna e Prussia con l'intento di impedire lo scoppio
della guerra russo-turca. Nonostante l'insuccesso della sua opera di mediazione,
la conferenza proseguì anche dopo l'entrata in guerra di Francia e Gran
Bretagna al fianco della Turchia (guerra di Crimea, 1854), ma venne
definitivamente revocata quando l'Austria rinunciò al suo ruolo di
mediatrice per le pressioni esercitate da Francia e Gran Bretagna. ║
Congresso di V.: convocato il 30 maggio 1814 con lo scopo di ridefinire
gli equilibri politici e territoriali dell'Europa dopo l'abdicazione e l'esilio
di Napoleone, fu una delle massime espressioni dell'arte diplomatica nella
storia occidentale. Riunì i rappresentanti degli Stati europei usciti
vittoriosi dalla guerra (Metternich per l'Austria, lo zar Alessandro I per la
Russia, K.A. Hardenberg per la Prussia, R.S. Castlereagh per la Gran Bretagna).
I negoziati furono dapprima lenti e laboriosi per la difficile composizione del
dissidio sorto tra Prussia e Russia da una parte, Gran Bretagna e Austria
dall'altra, a causa della spartizione di Sassonia e Polonia. Metternich, il vero
regista del congresso, riuscì però a imprimere un'accelerazione
alle trattative allorché, nel marzo del 1815, la notizia dello sbarco di
Napoleone in Francia ricompattò l'alleanza delle quattro potenze,
spingendole a trovare in poco più di due mesi un accordo finale, siglato,
oltre che da Prussia, Russia, Gran Bretagna e Austria, dalla Francia, dal
Portogallo e dalla Svezia e, successivamente, da tutti gli Stati minori, a
eccezione dello Stato della Chiesa. In base a tale accordo la Francia
ritornò ai confini del 1789 e, per controllarne eventuali future
aspirazioni rivoluzionarie, venne circondata da una barriera di Stati rafforzati
nella loro dimensione territoriale: la Prussia, alla quale vennero assegnate
Danzica, la Pomerania, la Vestfalia e parte della Sassonia; la Svizzera, che fu
dichiarata neutrale; l'Austria, che ebbe la presidenza della Confederazione
germanica e ristabilì la propria influenza in Italia costituendovi il
Regno Lombardo-Veneto; l'Olanda, che venne unita con i Paesi Bassi ex-austriaci
ed elevata a Regno. La Russia ebbe il granducato di Varsavia, e non tutta la
Polonia, la Finlandia e la Bessarabia; l'Inghilterra ottenne l'Hannover, Malta,
le Isole Ionie, Gibilterra e varie colonie francesi, olandesi, spagnole; la
Svezia formò un unico Regno con la Norvegia. In Italia, la Liguria fu
unita al Regno di Sardegna, il ducato di Parma e Piacenza venne concesso a Maria
Luisa d'Asburgo-Lorena, quello di Modena e Reggio a Francesco IV d'Asburgo,
mentre in Toscana e nel Regno delle due Sicilie furono restaurate le precedenti
Monarchie. ║
Convegno di V.
delle case d'Asburgo e degli
lagelloni: svoltosi nel 1515, ebbe la funzione di concordare le nozze di
Luigi e Anna, figli di Ladislao II re di Boemia e d'Ungheria, con Maria e
Ferdinando, nipoti dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. Il duplice
matrimonio, avvenuto nel 1521-22, ebbe l'effetto di assicurare alla casa
d'Asburgo i diritti di successione sulle Corone di Boemia e d'Ungheria. ║
Pace di V.
del 1738: pose termine alla guerra di successione
polacca. ║
Pace di V del 1864: impegnava la Danimarca a
cedere ad Austria e Prussia ogni diritto sui ducati dello Schleswig,
dell'Holstein e del Lauenburg. I successivi contrasti sorti tra Austria e
Prussia a proposito di questi territori portarono alla guerra austro-prussiana.
║
Pace di V del 1866: concluse la guerra italo-austriaca.
Con essa l'imperatore d'Austria riconosceva il Regno d'Italia e cedeva il Veneto
a Napoleone III che l'avrebbe restituito all'Italia. ║
Trattato di
V.
del 1719: alleanza stipulata tra l'imperatore Carlo VI, Giorgio I,
re di Gran Bretagna, nella sua qualità di elettore dell'Hannover, e
Augusto II di Polonia, nella sua qualità di elettore di Sassonia, contro
Carlo Leopoldo duca del Meclemburgo. L'accordo era in funzione antirussa (Carlo
Leopoldo era alleato di Pietro il Grande) e prevedeva un intervento automatico e
reciproco in caso di conflitto con lo zar. ║
Trattato di V.
del
1725: con esso l'imperatore Carlo VI rinunciava a ogni pretesa sulla Corona
di Spagna, mentre Filippo V, re di Spagna, esprimeva eguale rinuncia sul Belgio,
sul Milanese, su Napoli e sulla Sicilia; egli riconobbe inoltre, primo dei
sovrani europei, la validità della Prammatica Sanzione. Nella stessa
occasione Carlo si impegnò ad aiutare Filippo nella riconquista di
Gibilterra. Fu inoltre concluso un accordo commerciale, grazie al quale la
Spagna riconosceva alle città anseatiche e alla Compagnia di Ostenda gli
stessi privilegi di cui già godevano Inglesi e Olandesi. ║
Trattato di V.
del 1731-32: patto tra l'imperatore Carlo VI e re
Giorgio II d'Inghilterra, cui aderirono successivamente anche Filippo V di
Spagna, l'Olanda e Federico I di Svezia in qualità di langravio di
Assia-Cassel. Con esso Giorgio II riconobbe la Prammatica Sanzione, ottenendo in
cambio lo scioglimento della Compagnia di Ostenda, pericolosa concorrente dei
commercianti inglesi. Al futuro Carlo III, figlio di Filippo V, fu assicurata la
successione nel ducato di Parma e in Toscana. ║
Trattato di V.
del 1735: definì gli accordi preliminari tra Austria e Francia in
vista della pace che, nel 1738, concluse la guerra di successione polacca.
Federico Augusto III di Sassonia fu riconosciuto re di Polonia, ma Stanislao
Leszczynski, il suo antagonista sostenuto dalla Francia, ebbe in usufrutto il
ducato di Lorena che, alla sua morte, sarebbe tornato alla Francia. Al duca
Francesco III Stefano di Lorena fu riconosciuta la successione nel granducato di
Toscana dopo l'estinzione dei Medici. L'Austria cedette inoltre Napoli e la
Sicilia a Carlo, figlio di Filippo V di Spagna, e ottenne in cambio Parma e
Piacenza. • Urban. - Il centro di
V. (
Innere Stadt), che
coincide con il nucleo più antico della città, è limitato
dal Ring, un anello stradale costruito nel 1857 sul tracciato delle vecchie
fortificazioni, mentre in tempi successivi sono entrati a far parte della
città sobborghi rurali e più recenti quartieri industriali. Per
quanto abbia avuto una riduzione nel numero di abitanti sin dai primi decenni
del XX sec., la città raccoglie comunque circa il 20% dell'intera
popolazione austriaca. • Arte - Il monumento simbolo di
V. è
la cattedrale di Santo Stefano, le cui parti più antiche (le torri
gemelle dette dei Pagani e il cosiddetto Portale dei Giganti) risalgono al XIII
sec. La chiesa venne ampiamente rimaneggiata a partire dal 1359, assumendo le
forme che la rendono uno degli edifici più rappresentativi del gotico
tedesco. Bellissima la torre gugliata (
Steffl), alta 137 m (costruita tra
il 1359 e il 1433). All'interno della cattedrale sono custodite opere
pregevolissime, tra le quali il pulpito, opera di A. Pilgram (1514-15), il
monumento funebre di Federico III (XV sec.), l'altare di Wiener Neustadt,
commissionato da Federico III nel 1447. Gotiche sono anche la chiesa di San
Michele (con facciata però neoclassica), quella di Maria am Gestade (con
immense vetrate e una guglia alta 56 m), la chiesa degli Agostiniani (che vanta
uno degli interni gotici meglio conservati di
V.). Testimonianze dello
stile rinascimentale sono il portale degli Svizzeri (1552) nella Hofburg e il
palazzo delle scuderie di corte (costruito verso la metà del XVI sec.,
con tre loggiati sovrapposti e cortile interno). Nel XVII sec.
V.
subì fortemente l'influsso culturale italiano, soprattutto grazie a
famiglie di artisti come i Carlone e i Canevale, che nella città
austriaca svolsero gran parte della loro attività. Dalla fine del
Seicento, tuttavia, si imposero all'attenzione della committenza artisti locali
quali gli architetti Fischer von Erlach e J.L. von Hildebrandt, i pittori J.M.
Rottmayr, D. Graun, M. Altomonte, P. Troger, gli scultori B. Permoser, L.
Mattielli, G. Giuliani, G.R. Donner. Al primo barocco appartengono le chiese dei
domenicani (opera di A. Canevale, 1630 circa), dei gesuiti (eretta intorno al
1630 e rimaneggiata tra il 1703 e il 1705) e la chiesa degli Angeli, mentre a
una fase più tarda e matura risalgono altri importanti edifici religiosi
come le chiese di San Pietro (ispirata all'omonima basilica romana), di San
Carlo Borromeo (costruita a partire dal 1713 su progetto di Fischer von Erlach)
ed edifici civili, tra i quali innanzitutto il complesso dell'Hofburg (con i
palazzi imperiali e il maneggio d'inverno), la Cancelleria boema, il palazzo di
Schönbrunn e numerosi palazzi della nobiltà asburgica (il palazzo
d'Inverno e i palazzi del Belvedere del principe Eugenio di Savoia, i due
palazzi Liechtenstein, i palazzi Schwarzenberg, Kinsky, Schönborn, Harrach,
ecc.). Fondamentali per ridefinire i contorni territoriali e i futuri sviluppi
urbanistici di
V. furono i lavori di costruzione del Ring (1857),
l'anello stradale sul quale si affacciano monumentali edifici in stile eclettico
(il Neues Rathaus, il Parlamento, l'Opera di Stato di
V., che fu il primo
edificio della Ringstrasse a essere completato nel 1869; semidistrutto dai
bombardamenti bellici nel 1945, è stato ricostruito e riaperto nel 1955),
e una serie di bellissimi giardini che sono una caratteristica della
città. Il periodo precedente lo scoppio della prima guerra mondiale fu
per
V. tra i più fervidi e intensi in tutti i campi della
produzione artistica: in architettura, con il movimento della Secessione
viennese (palazzina della Secessione, progettata da J. Olbrich) e con
personalità come O. Wagner (padiglioni della metropolitana, 1898-99;
palazzo della Cassa di risparmio postale, 1904-06; chiesa di Steinhof, 1907) e
A. Loos (case Steiner e Loos, 1910); in pittura con G. Klimt, E. Schiele, a O.
Kokoschka; nelle arti applicate con il Wiener Werkstätte,
laboratorio-cooperativa artigianale e artistico fondato nel 1903 da J. Hoffman e
Kolo Moser. Il dopoguerra si caratterizzò per le iniziative che
l'amministrazione cittadina intraprese nel campo dell'edilizia popolare,
tendenti a creare enormi agglomerati abitativi e dotati di servizi che li
rendessero praticamente autosufficienti. Dei molti complessi realizzati dal
comune di
V. si ricordano in particolare le case popolari nella
Stromstrasse e nella Felix Mottlstrasse (J. Hoffmann, 1924-25), il Karl Marx Hof
(su progetto di K. Ehn, allievo di O. Wagner, 1927), il Winarsky Hof (P.
Behrens, J. Frank, O. Strnad, O. Wlach, 1924). Gravemente danneggiata durante la
seconda guerra mondiale,
V. ha ricostruito e potenziato il proprio
patrimonio edilizio e monumentale grazie alle realizzazioni di architetti come
R. Rainer (Stadthalle, 1954-58; chiesa evangelica, 1963-64), K. Schwanzer (Museo
del XX secolo, 1962; Philipshaus, 1964), J. Staber (sede ufficiale delle
organizzazioni internazionali e centro delle conferenze, 1970-78). A un nuovo
concetto di casa popolare risponde lo stravagante e ormai popolarissimo edificio
progettato nel 1985 dall'architetto F. Hundertwasser. Ancora più recente
è la Haas Haus, edificio in vetro e marmo blu-verde costruito nel 1990 su
progetto di H. Hollein; essa sorge di fronte al duomo di Santo Stefano ed
è adibita a centro commerciale. Città culturale tra le più
brillanti d'Europa,
V. è sede di università (dal XIV sec.)
e di istituzioni artistico-culturali di altissimo interesse. Tra queste
primeggia il Kunsthistorisches Museum, che raccoglie le collezioni già
appartenenti agli Asburgo. Di grande rilevanza la pinacoteca, con capolavori
dell'arte italiana, fiamminga, olandese, spagnola e tedesca, ma anche le altre
collezioni (scultura, archeologia, arti minori, numismatica, armi, arazzi e
strumenti musicali) vantano pezzi di inestimabile valore. Al museo è
inoltre annessa una biblioteca a prevalente indirizzo storico-artistico. Altre
istituzioni museali di primaria importanza sono l'Albertina, fondata da Alberto
duca di Sassonia-Teschen, una delle più vaste collezioni esistenti di
stampe, disegni e acquarelli; il Museo di arte medioevale austriaca, il Museo di
arte barocca e la galleria dei secc. XIX-XX, collocati nei palazzi del
Belvedere; il Museo d'Arte Moderna; la galleria dell'Accademia di Belle Arti, il
Museo del XX sec.; il Museo della tecnica; il Museo di storia naturale,
sistemato nel palazzo gemello di quello che accoglie il Kunsthistorisches
Museum; il Museo della città di Vienna; il Museo austriaco di arti
applicate. In particolare, una sala di questo museo è dedicata alle
porcellane, un settore dell'arte applicata sviluppatosi a
V. ad altissimi
livelli; la manifattura viennese di porcellane (1718-1864) fu inaugurata
dall'olandese C. du Paquier e raggiunse i migliori esiti tecnico-artistici alla
fine del Settecento per opera del chimico J. Leithner e del decoratore G. Perl.
Anche alcune case storiche sono sistemate a museo: la Pasqualati Haus, dove
soggiornò Beethoven, la Figarohaus di Mozart, la casa-museo di Haydn.
L'università viennese, fondata da Rodolfo IV nel 1365 (seconda in ordine
di tempo tra le università dell'Europa centrale), ebbe nel XIX sec. un
eccezionale rilancio, fino a diventare una fra le più importanti
d'Europa. Tra l'altro, fu tra le prime a istituire una cattedra di Storia
dell'arte (1852) che contribuì a impostare questa disciplina su basi
scientifiche. Illustre ente scientifico è l'Accademia delle scienze,
fondata nel 1847 e curatrice, tra l'altro, di importanti pubblicazioni,
dall'Enciclopedia matematica ai
Fontes rerum Austriacarum, all'edizione
dei testi latini dei Padri della Chiesa, ecc.
V. vanta inoltre un
centinaio di associazioni culturali minori e istituti scientifici a carattere
specialistico. La Nationalbibliothek, già Hofbibliothek, fondata nel 1526
da Ferdinando II, è ricca di quasi due milioni e mezzo di volumi e
preziose collezioni di manoscritti, autografi, testi musicali, nonché una
celebre raccolta di papiri; la Universitatsbibliothek, fondata nel 1775, dispone
di circa 1.800.000 volumi, soprattutto opere moderne. • Mus. - La
splendida tradizione musicale di
V., tuttora viva grazie alle
innumerevoli istituzioni musicali cittadine, affonda le sue radici nel mondo dei
Minnesinger, i cantori di corte. Già nel 1287 è attestata
l'esistenza di un centro di musica colta presso la cattedrale di Santo Stefano,
e nel 1460 fu fondata una cantoria dedicata esclusivamente alla musica sacra.
Nella stessa epoca furono redatti da Johann Hinderbach i sette
Codices
Tridentini, una raccolta di circa 2.000 temi di musica sacra e profana della
prima metà del XV sec. La corte imperiale fu la più attiva
committente e promotrice di prodotti musicali, sin da quando, nel 1498,
l'imperatore Massimiliano I fondò la Hofkapelle, presso la quale vennero
chiamati molti tra i maggiori musicisti austriaci e stranieri. Nei secc. XVII e
XVIII, grazie al favore di Leopoldo I e Giuseppe I, l'opera conobbe a
V.
un'eccezionale fortuna, facendo convergere un gran numero di compositori e
librettisti italiani. Tra gli autori di musica strumentale da camera figuravano
invece J.J. Froberger, J. Pachelbel, F.T. Richter, G. Muffat e, soprattutto,
G.Ch. Wagenseil, G.M. Monn e F.L. Gassmann, esponenti della cosiddetta prima
scuola viennese (1730-80), che segnò il passaggio dal Barocco al
Classicismo di F.J. Haydn e W.A. Mozart. La comparsa sulla scena musicale
viennese di questi ultimi coincise con il periodo d'indiscusso predominio di
V. nel panorama musicale europeo, sia per la qualità della
produzione che per il diffuso mecenatismo di nobili e ricchi borghesi. L'epoca
romantica vide fiorire una seconda generazioni di grandi musicisti tra cui
primeggiano L. van Beethoven e F. Schubert, l'unico dei grandi maestri di
V. nativo della città. Si moltiplicarono anche i luoghi deputati
alla rappresentazione ed esecuzione musicali: nel 1763 venne fondato il Neues
Kärntnerthortheater, primo nucleo del futuro teatro dell'Opera di Stato
(nato nel 1869); nel 1772 sorse la Wiener Tonkünstlersocietät, con lo
scopo di organizzare concerti; nel 1801 venne invece aperto il Theater an der
Wien; nel 1812 fu fondata la Gesellschaft der Musikfreunde, con l'intento di
sostenere l'insegnamento della musica e di organizzare dei concerti; dopo il
1842 si formò la Filarmonica di Vienna (Wiener Philharmoniker)
considerata tutt'oggi una delle migliori orchestre del mondo. Intensissima fu
inoltre l'attività di compositori d'operetta e di musica da ballo, generi
che con J. Lanner, la famiglia Strauss, F. Suppé e F. Lehár
giunsero a insuperati esiti artistici e di popolarità. Nel 1898 fu
istituita all'università una cattedra di Storia della musica, che
acquistò ben presto grandissima importanza. Agli inizi del Novecento a
V. nacque la nuova scuola viennese (anche detta seconda scuola viennese o
scuola atonale), formatasi attorno ad A. Schoenberg e ai suoi discepoli A.
Webern e A. Berg, che avrebbe influito in modo determinante nello sviluppo della
musica contemporanea. Nell'attività concertistica, all'orchestra dei
Wiener Philharmoniker si è affiancata dal 1933 l'orchestra dei Wiener
Symphoniker. ║
Circolo di V.: movimento filosofico-scientifico di
impostazione neopositivista sorto a
V. nel 1925. Chiamato dal fondatore
Hans Hahn
Verein Ernst Mach (per sottolineare la continuità del
movimento con l'Empiriocriticismo di E. Mach), il circolo fu ribattezzato nel
1929
Wiener Kreis e diretto dal 1934 al 1936 da Moritz Schlick. Oltre a
Schlick, i suoi maggiori esponenti furono R. Carnap, O. Neurath, Ph. Frank, F.
Waismann. Ispirandosi al
Tractatus Logico-Philosophicus (1922) di L.
Wittgenstein, gli aderenti al Circolo di
V. si prefiggevano lo scopo di
rifondare su esclusive basi logico-empiriche l'intera conoscenza umana,
giungendo a unificare in una sola scienza le varie branche del sapere. Con
l'avvento del Nazismo e lo scoppio della seconda guerra mondiale, numerosi
rappresentanti del circolo emigrarono negli USA, confluendo nel Circolo di
Chicago.
Vienna: il museo della scienza e della Tecnica
Vienna: il palazzo del Belvedere Superiore
Vienna: il museo di storia naturale