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Vermeer, Jan.

(o Van der Meer, Jan o Johannes). Pittore olandese. La sua vita è in gran parte avvolta nell'oscurità. Figlio secondogenito di un oste, che nel 1631 era divenuto anche mercante d'arte, V. nel 1653 si unì in matrimonio con Catharina Bolnes, appartenente a una ricca famiglia di Gouda, e abbracciò il Cattolicesimo, religione della moglie. Nello stesso anno entrò nella gilda di San Luca della sua città natale. Morto il padre nel 1655, ne rilevò l'attività di mercante d'arte. Non si hanno notizie sulla sua formazione artistica; all'interno della sua stessa produzione, del resto, sono meno di 40 i dipinti a lui attribuiti con certezza, e soltanto per tre dipinti la datazione è sicura: Santa Prassede (1655); La mezzana (1656); L'astronomo (1668). I primi dipinti certi di V. (Diana e le ninfe; Cristo in casa di Marta e Maria), che sono anche i soli di argomento mitologico o biblico, tradiscono la frequentazione dei modi della pittura postcaravaggesca, che l'olandese potrebbe aver mutuato dalla scuola di Utrecht e dai dipinti di O. Gentileschi. Alcune caratteristiche di queste prime prove di V., databili intorno al 1655, rimandano alla pittura di H. Rembrandt; è importante ricordare, a questo proposito, che C. Fabritius, allievo di Rembrandt, esercitò la sua arte a Delft nel periodo 1652-54. Negli anni successivi alla sua prima produzione, la pittura di V. si concentrò su quelli che sarebbero stati costantemente i suoi soggetti: scene di vita quotidiana e di interni, con una sola figura o pochi personaggi. Questa dimensione era congeniale a V. perché gli dava la possibilità di impostare al meglio il rapporto tra luce e spazio: significative in questo senso la Fanciulla assopita e la Donna che legge una lettera, due dipinti che si collocano intorno al 1657, nei quali l'artista dispone con accortezza degli elementi di luce e di colore e della prospettiva (con volumi definiti in modo sintetico), riuscendo a conferire ai quadri una dimensione di intimità. I maggiori risultati di questo percorso artistico vennero raggiunti da V. nella Lattaia (1658 circa), caratterizzata dalla prevalenza dell'accordo giallo/blu e da un più marcato collegamento tra la figura e lo spazio; si inseriscono in questa fase dell'esperienza artistica anche altre opere di rilievo, come la Stradina di Delft e la Veduta di Delft: i sapienti effetti di luce, la capacità di rendere al meglio i particolari della città, introiettandovi la propria visione emozionale e riflessiva, fanno della Veduta un'opera di prima grandezza nell'ambito di questo genere. Una caratteristica notevole della pittura di V. consiste nel frequente ricorso ai contorni sfumati. Negli anni 1664-65 si colloca un altro importante gruppo di dipinti di V. (Pesatrice di perle o Donna con la bilancia; Donna con la collana di perle; Signora che scrive; Suonatrice di liuto) che si caratterizzano per la volontà quasi maniacale di misurazione dello spazio; anche quando l'artista delinea un ambiente realistico, al centro rimane sempre il senso più autentico e profondo della vita umana. Nonostante l'equilibrio compositivo raggiunto da V. garantisca la sua arte dalla degenerazione nell'aneddoto, in certi suoi dipinti sembra prendere il sopravvento l'abbondanza di particolari (L'astronomo, Il geografo). La forte carica allusiva e simbolica dell'arte di V. ha provocato interpretazioni molto contrastanti dei quadri, cui sono stati attribuiti diversi significati, anche in chiave allegorica; importanti, in questo senso, sono l'Allegoria della Pittura (1665-70 e già denominata Lo studio di V.) e l'Allegoria della Fede (1671-74). Il problema interpretativo riguarda anche altre opere, come quelle che hanno per soggetto la musica (alla già ricordata Suonatrice di liuto, si accosta la Lezione di musicarealizzata tra il 1662 e il 1664) e il vino: Donna alla spinetta, Donna seduta alla spinetta (dipinti che appartengono al periodo 1672-1675). Se si eccettua un momento di fama nel Seicento e sporadici consensi registrati in seguito, l'opera di V. ha dovuto attendere la seconda metà dell'Ottocento per ottenere la dovuta considerazione, fino a riscuotere il plauso entusiastico dei critici del Novecento; a questi riconoscimenti si lega il fenomeno della produzione di diversi falsi: quelli dell'olandese H.A. van Meegeren (1889-1947) hanno tratto in inganno anche la critica e sono stati acquistati da diversi musei (Delft 1632-1675).
Jan Vermeer: "La lattaia"