Poeta francese. Figlio di un ufficiale
dell'esercito francese, crebbe nelle Ardenne, allevato dalla madre e da una
cugina, fino al trasferimento, nel 1851, a Parigi. Dopo avere frequentato con
scarso profitto il liceo Bonaparte, nel 1864 trovò impiego nella sede
comunale parigina. Contemporaneamente iniziò a frequentare il gruppo di
poeti e scrittori (tra cui Ch.-M. Leconte de Lisle, J.M. de
Hérédia, Sully-Proudhomme, C. Mendès, F. Coppée)
che, nei caffè del Quartiere Latino, avrebbero dato vita al movimento
parnassiano. La morte del padre (1865) e della cugina (1867) turbarono
profondamente il giovane poeta che si abbandonò all'alcolismo e alla
violenza (nel 1869 venne denunciato per percosse alla madre), tratti che
avrebbero segnato anche il suo matrimonio con Mathilde Mauté, sedicenne
sorellastra del suo amico Charles de Sivry, sposata nel 1870 e dalla quale
avrebbe avuto un figlio. Entrato nella Guardia Nazionale durante l'assedio di
Parigi, con l'avvento della Comune
V. si ritrovò senza lavoro. Nel
1871 incontrò il giovane poeta A. Rimbaud con il quale iniziò un
rapporto morboso e tormentato che, dopo un periodo trascorso in Inghilterra e in
Belgio, si concluse a Bruxelles nel luglio del 1873 quando
V.
sparò un colpo di pistola contro l'amico, ferendolo; condannato a due
anni di carcere, venne richiuso nel penitenziario di Mons dove si
riaccostò all'originaria fede cattolica. Uscito di prigione, trascorse
due anni in Inghilterra come insegnante di francese, latino e disegno,
ritornando poi in Francia, a Rethel, dove insegnò all'Istituto
Notre-Dame. Nel 1877 il riacutizzarsi dei suoi problemi con l'alcolismo lo
obbligarono a lasciare la docenza e nel 1878
V. si trasferì
nuovamente in Inghilterra in compagnia di un giovane ex allievo, Lucien
Létinois, con il quale, di ritorno in Francia, avviò
un'attività agricola che fallì nel 1882. La morte di tifo di
Létinois, nel 1883, spinse
V. a ritirarsi in una piccola fattoria
del Nord della Francia dove, nel 1885, venne arrestato per maltrattamenti e
minacce alla madre. La morte della donna, l'anno seguente, le difficili
condizioni economiche e il precario stato di salute convinsero
V. a
trasferirsi di nuovo a Parigi dove trascorse gli ultimi dieci anni di vita
alternando periodi di ricovero ospedaliero ad altri nei quali trovò
ospitalità in casa di amiche nei bassifondi cittadini. Il percorso
poetico di
V. iniziò ufficialmente nel 1866, con la raccolta
Poèmes saturniens, di tipo parnassiano e di ispirazione
baudelairiana, nella quale seppe riportare emozioni e speranze in bilico tra un
passato segnato dalle amorevoli cure della cugina e un futuro che, in modo
premonitore, si faceva pieno di "terribili naufragi". Nel 1869 e nel
1870 fu la volta di
Fêtes Galantes, divertito vagabondaggio tra
personaggi e luoghi della commedia dell'arte italiana, e de
La bonne
chanson, raccolta di poesie d'amore per Mathilde. L'esperienza di vita e
dolore in compagnia di Rimbaud ispirò
Romances sans paroles
(1874), diario poetico degli anni trascorsi con il giovane poeta, mentre la
conversione, con le sue strazianti professioni di fede accostate a momenti di
sconforto per la difficile resistenza alle tentazioni, pervase i versi raccolti
in
Sagesse (1881).
Jadis et naguère (1884) volle essere,
invece, un'occasione di riflessione e di rilettura del proprio passato (anche
dal punto di vista letterario: prova ne è l'inserimento della famosa
Art poétique, manifesto poetico di
V. redatto nel 1871-73).
La successiva produzione lirica di
V. vide l'alternarsi di slanci di tipo
religioso (
Amour, 1888;
Bonheur, 1891;
Liturgies intimes,
1892) a scritti inneggianti l'amore carnale (
Parallèlement, 1889;
Chansons pour elle, 1891;
Odes en son honneur, 1893). Dello stesso
periodo sono le opere in prosa di carattere autobiografico
Mes prisons
(1893) e
Confessions (1895). Altri testi in prosa degni di nota sono
Poètes maudits (1884),
Dédicaces (1890) e
Invectives (1896). Sincero, istintivo, ispirato,
V. riuscì,
nei suoi versi, a infondere passione e nostalgia, speranza e rimpianto, fede e
delusione con lucidità e sincerità. Per veicolare i suoi pensieri
volle, contrariamente ai suoi contemporanei che sperimentavano il cosiddetto
vers libre (verso libero, mantenere un certo rigore metrico-compositivo,
adattando alle proprie esigenze e alla propria sensibilità le forme
classiche del verso che si trasformò in
vers liberé (verso
liberato): con esso lavorò affinché, come dichiarato nella
già citata
Art poétique, la propria poesia riuscisse a
divenire musica delle parole (Metz 1844 - Parigi 1896)