Scrittore italiano. Di famiglia agiata, di
tradizioni liberali e di origine nobile, fu discepolo di Antonino Abate, poeta e
fautore di una letteratura civile di matrice byroniana e guerrazziana.
L'influenza di Abate è evidente negli esordi letterari di
V., tre
romanzi d'ispirazione patriottica, motivati dalle stesse convinzioni
etico-politiche dello scrittore ventenne, assertore dell'unità nazionale
tanto da entrare a far parte della guardia nazionale durante l'impresa
garibaldina:
Amore e patria (1857),
I Carbonari della montagna (4
volumi, 1861-62), racconto storico sui primi moti carbonari in Calabria, e
Sulle lagune, romanzo d'argomento contemporaneo pubblicato tra il 1862 e
il 1863 sul giornale fiorentino "La nuova Europa". Quest'ultima
prova, per quanto ancora satura di retorica patriottica, segna il passaggio dal
romanticismo eroico a quello passionale, inaugurato definitivamente con il
romanzo
Una peccatrice (1866) dove, con scoperto autobiografismo,
V. elegge a protagonista un giovane scrittore esordiente. All'eroe dei
primi romanzi si sostituisce dunque l'artista, anche se
V. prende le
distanze dal suo nuovo eroe inserendo tra vicenda e narrazione il filtro di un
narratore. Lo stesso espediente impiega nei successivi romanzi della serie
"passionale":
Storia d'una capinera (1871), l'opera che
portò
V. alla notorietà grazie a due tematiche di forte
impatto emotivo, la monacazione forzata e l'amore impossibile che porta alla
follia e alla morte;
Eva (1873), romanzo "scapigliato" sul
tema dell'artista vittima dell'amore e della società; il dittico
Tigre
reale ed
Eros (1875) che sposta l'obiettivo sull'eroe della
mondanità. Intanto, dopo avere interrotto gli studi di Giurisprudenza a
Catania,
V. aveva compiuto un primo viaggio a Firenze (1865), dove si
stabilì definitivamente nel 1869 entrando in contatto con i circoli
letterari della città, in quegli anni capitale d'Italia. Nel 1872 si
trasferì a Milano, che aveva preso il posto di Firenze come centro
artistico e letterario, e dove prevalentemente visse fino al 1893. Anche grazie
al successo di
Storia d'una capinera,
V. fu introdotto nei salotti
letterari come quello della contessa Maffei, stringendovi rapporti d'amicizia
con gli scrittori A. Boito, G. Giacosa, F. De Roberto. Grazie a queste
frequentazioni, lo scrittore poté acquisire una maggiore esperienza della
vita artistica e politica italiana: il tardo Romanticismo, la Scapigliatura, i
problemi post-risorgimentali, le suggestioni degli ambienti mondani. In questo
periodo matura la svolta intellettuale e stilistica che condurrà alla
produzione del
V. maggiore. Al 1874 risale la composizione di
Nedda, prima prova dell'autore nell'ambito della novella e preannuncio di
una nuova maniera, sia nella scelta di un soggetto "basso" come la
vicenda di una povera bracciante siciliana, sia nella scelta dei mezzi
stilistici impiegati per raccontare di un destino lasciato senza riscatto
né umano né sociale. Ma l'effettivo inizio del Verismo verghiano
è in
Vita dei campi (1880), una raccolta di novelle di
ambientazione siciliana, tra cui si trovano alcune delle migliori pagine di
V. (
Fantasticheria,
L'amante di Gramigna,
La lupa,
Ieli il pastore,
Rosso Malpelo). Il motivo essenziale di
Vita
dei campi è la rappresentazione di un'umanità di
"primitivi" e di "dannati della terra", alla quale
l'autore aderisce tanto meglio quanto più abbandona il tono di buonismo
che ancora caratterizzava il "bozzetto siciliano"
Nedda.
Anche lo stile diventa più secco ed essenziale, seppure talvolta carico
di eccessivo colore dialettale, illustrando esemplarmente la presa di coscienza
più generale dell'autore, che lo porterà a sviluppare il progetto
del ciclo
I vinti, iniziato con il romanzo
I Malavoglia (1881)
alla cui elaborazione lo scrittore aveva atteso sin dal 1878
(V. MALAVOGLIA, I). Sul modello dei romanzi
ciclici francesi di Balzac e Zola,
I vinti (inizialmente intitolato
La marea) voleva essere, nelle intenzioni di
V., uno studio
dei meccanismi che determinano la lotta per la vita, indagati attraverso il
racconto di cinque ambizioni frustrate in un crescendo di complessità
socio-economica e psicologica, dal mondo elementare del sottoproletariato
siciliano all'ambiente mondano delle città. Oltre
I
Malavoglia e
Mastro-don Gesualdo (gli unici romanzi portati a
termine), il ciclo avrebbe dovuto comprendere
La duchessa di Leyra (di
cui
V. scrisse solo il primo capitolo, pubblicato postumo nel 1922),
L'onorevole Scipioni,
L'uomo di lusso. Rappresentando la parabola
esistenziale della poverissima famiglia di pescatori siciliani Toscano, detti
Malavoglia,
V. voleva analizzare il processo distruttivo innescato dalla
"vaga bramosia dell'ignoto" in quell'umanità primitiva
destinata storicamente a soccombere allorché tenti di spezzare il vincolo
tutelare della comunità. Il postulato verista dell'oggettività
proibiva all'autore di dar voce direttamente alle proprie reazioni etiche,
ideologiche, affettive, imponendogli di lasciare che i fatti si producessero da
sé come per una necessità naturale; in realtà,
V.
riesce a conseguire un equilibrio mai più così felicemente
raggiunto tra il distacco dello scrittore verso la sua materia e l'esigenza di
calarsi nel mondo sociale del romanzo. Questa immedesimazione, che finisce per
diventare commossa partecipazione umana, coinvolge pienamente la scelta dei
registri linguistici ed espressivi di cui è intessuto il romanzo: una
prosa che riproduce all'interno della lingua i ritmi del dialetto, capace
però di comporre le varietà e le intemperanze del parlato nella
disciplina del racconto. Subito dopo
I Malavoglia, accolto molto
tiepidamente da pubblico e critica,
V. pubblicò
Il marito di
Elena (1882), romanzo ascrivibile al filone borghese-sentimentale, sia pure
animato dalla stessa concezione della vita de
I Malavoglia, e le
Novelle rusticane (1883), che riprendono o preannunciano motivi dei due
romanzi maggiori; quindi altre due raccolte di novelle:
Per le vie
(1883), ambientate nei bassifondi milanesi, e
Vagabondaggio (1887), di
vaga intonazione populista. Intanto
V. lavorava al secondo grande
romanzo,
Mastro-don Gesualdo (V.), uscito
nella sua versione definitiva nel 1889, la terza dopo due precedenti stesure.
Rispetto a
I Malavoglia, il romanzo possiede un impianto narrativo
più ampio, costruito per successione di quadri ognuno dei quali svolge un
tema; tuttavia lo scrittore non raggiunge qui la felice coerenza del primo
romanzo, ma sembra essere rientrato quasi nell'alveo del romanzo
"classico". Cupamente pessimista nonostante la fedeltà alla
poetica dell'impersonalità,
Mastro-don Gesualdo restituisce
l'immagine di una borghesia attaccata a valori miserabili, condannata alla
disfatta non meno della poverissima plebe de
I Malavoglia. Su un registro
di più ironica rappresentazione si collocano invece le due successive
raccolte,
I ricordi del capitano d'Arce (1891) e
Don Candeloro e
C.
i (1894).
V. inaugurò inoltre una stagione teatrale
di ispirazione verista adattando per le scene alcune sue novelle:
Cavalleria
rusticana (1884);
In portineria (1885);
La lupa (1896);
La caccia al lupo (1901);
La c
accia alla volpe
(1901). All'estrema attività dello scrittore appartengono il dramma
Dal tuo al mio (1903) un'amara rappresentazione dei conflitti sociali,
adattato poi a romanzo (1906). Tornato a Catania nel 1894, lo scrittore vi
rimarrà quasi ininterrottamente fino alla morte, vivendo in uno scontroso
isolamento e diradando sempre più l'attività artistica fino a
ridursi al silenzio completo, posto ai margini della vita letteraria italiana
dal dannunzianesimo imperante nei due primi decenni del Novecento. Tuttavia,
ancora vivente, aveva ricevuto la consacrazione della critica, a cominciare da
L. Capuana, che ne predisse e lodò la grandezza, a B. Croce, L. Russo, G.
Devoto, L. Spitzer. Due anni prima della morte fu nominato senatore. Del suo
copioso epistolario sono state pubblicate le
Lettere al suo traduttore
(1980) indirizzate a E. Rod, e il
Carteggio con L.
Capuana (1984)
(Catania 1840-1922).
LE OPERE DI GIOVANNI VERGA
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1856-57 1861-62 1863 1866 1871 1873 1873 1875 1881 1882 1884-89
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Romanzi
Amore e patria I Carbonari della
montagna Sulle lagune Una peccatrice Storia di una
capinera Eva Tigre reale Eros I Malavoglia Il marito
di Elena Mastro don Gesualdo
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1874 1876 1880 1883 1883 1887 1889 1894
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Novelle
Nedda Primavera ed altri racconti Vita dei
campi Novelle rusticane Per le vie Vagabondaggio I ricordi
del capitano d'Arce Don Candeloro e C.i
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1873-75 1884 1885 1896 1902 1902 1903
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Opere teatrali
Rose caduche Cavalleria rusticana In
portineria La Lupa La caccia al lupo La caccia alla
volpe Dal tuo al mio
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stagioni del Verga" di Marcello Staglieno