Umanista
italiano. Condotti gli studi a Padova, fu insegnante di dialettica a Firenze
(1386) e quindi lettore di logica a Bologna (1388-90). Nel suo secondo soggiorno
fiorentino apprese il greco ed entrò in contatto con C. Salutati e con
altri importanti rappresentanti dell'Umanesimo non solo fiorentino, tra cui L.
Bruni, che gli dedicò i
Dialogi. Rifugiatosi a Roma nel 1405, in
seguito alla guerra che assoggettò Padova a Venezia,
V.
si
stabilì alla corte di Innocenzo VII, dove svolse incarichi per conto
della Curia; dal 1414 al 1418 ebbe un ruolo di primo piano nel Concilio di
Costanza, guadagnandosi la fiducia dell'imperatore Sigismondo, che lo
portò con sé in Boemia e poi in Ungheria. Umanista di spicco,
curò l'edizione dell'
Africa di Petrarca e commentò opere di
Seneca e di Ippocrate; autore di opere storiche, di orazioni, compose anche una
commedia di stampo terenziano, il
Paulus, e, in collaborazione con F.
Zabarella il trattato
De arte metrica. Tuttavia il suo scritto più
famoso è il
De ingenuis moribus et liberalibus studiis
adulescentiae (1400-02 circa), fondamentale trattato di pedagogia
umanistica, nel quale
V.
espose il concetto di educazione laica
finalizzata alla vita sociale (Capodistria 1370 - Budapest 1444).