Re di Boemia e di Polonia. Figlio di Ottocaro II,
alla morte del padre (1278), gli succedette al trono, ancora bambino, sotto la
pesante tutela dello zio Ottone di Brandeburgo, che lo pose in carcere e si fece
corrispondere una cospicua quantità d'oro dalla nobiltà boema per
restituirgli la libertà. Le mire di
V. si appuntarono sulla Slesia
e sulla Polonia; di quest'ultima (dopo aver occupato in un primo tempo i
territori di Cracovia e Sandomierz) riuscì a diventare sovrano in seguito
al matrimonio (1300) con Elisabetta, figlia dello scomparso re Pøemysl.
L'estinzione della dinastia degli Arpád (1301) consentì, inoltre,
al re di procurare al figlio Venceslao III (unitosi in matrimonio con l'ultima
rappresentante della casata) il trono di Ungheria. La vastità dei domini
acquisiti dalla famiglia di
V. suscitò l'opposizione di Alberto
d'Asburgo e di Bonifacio VIII che appoggiavano le ambizioni di Carlo Roberto
d'Angiò sul Regno ungherese. Nel 1304 il sovrano boemo giunse in Ungheria
con un esercito e prese con sé il figlio, che aveva perso l'appoggio
dell'alto clero e della nobiltà, e i gioielli della Corona. Il Regno di
V. coincise per la Boemia col più intenso sviluppo politico,
economico e culturale. Particolarmente importanti furono la riforma monetaria e
la promulgazione di un codice minerario destinato a divenire fondamentale
nell'Europa centrale; per entrambe le opere
V. si avvalse della
collaborazione di esperti italiani (1271 - Praga 1305).