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Veca, Salvatore.

Filosofo italiano. Compiuti gli studi in Filosofia, sotto la guida di E. Paci e di L. Geymonat, all'Università degli Studi di Milano, lì svolse attività di ricerca e di insegnamento dal 1966 al 1973. Professore incaricato di Filosofia della politica presso l'università della Calabria (1974) e di Storia delle istituzioni e delle strutture sociali presso l'università di Bologna (1975-78), insegnò nuovamente Filosofia della politica nelle università di Milano (1978-86), Firenze (1986-90) e Pavia (dal 1990). La prima fase della ricerca scientifica di V. fu incentrata su questioni di teoria della conoscenza e di epistemologia; a questa fase risalgono Fondazione e modalità in Kant (1969) e numerosi articoli su problemi di filosofia della matematica e della fisica nel pensiero di A.N. Whitehead, G. Frege, E. Cassirer, W.V.O. Quine. Negli anni Settanta l'interesse scientifico di V. si spostò verso le teorie di Marx, con particolare riferimento al rapporto di queste con le scienze economiche, sociali e politiche, trovando formulazione soprattutto nei volumi Marx e la critica dell'economia politica (1973) e Saggio sul programma scientifico di Marx (1977). Dal 1978 in avanti, V. si impegnò in un programma di ricerca nell'ambito della filosofia e della teoria politica decisamente influenzato dalla tradizione della teoria normativa della politica di origine anglosassone. A questa fase del suo pensiero appartengono: La società giusta (1982), che costituisce la prima introduzione, nella cultura filosofica italiana, del dibattito anglo-americano sulle teorie della giustizia distributiva; Questioni di giustizia (1985) e Una filosofia pubblica (1986), in cui V. sviluppa la sua prospettiva teorica; L'altruismo e la morale (1988, in collaborazione con F. Alberoni), un volume di carattere più strettamente divulgativo su questioni di etica pubblica. A partire da questi temi, negli anni immediatamente successivi, V. si dedicò ad analizzare il problema dei rapporti fra teoria normativa e teoria descrittiva della politica e a sollevare la questione del pluralismo nel quadro della teoria democratica; i risultati di queste analisi trovarono esposizione nelle opere Etica e politica (1989), Cittadinanza. Riflessioni filosofiche sull'idea di emancipazione (1990) e Questioni di giustizia. Corso di filosofia politica (1991). Negli anni Novanta gli interessi filosofici di V. subirono un sensibile allargamento, fino a toccare problemi di verità, di significato e di identità (Dell'incertezza, 1997). Al 1998 risalgono la raccolta di saggi di filosofia sociale e politica Della lealtà civile e il libro La filosofia politica, dedicato all'interpretazione della teoria politica normativa di fine secolo. Nel 2002 pubblicò La bellezza e gli oppressi. Dieci lezioni sull'idea di giustizia, in cui V. affrontò le idee fondamentali per una teoria della giustizia internazionale. Ne Il giardino delle idee. Quattro passi nel mondo della filosofia (2004) presentò sotto forma di dialogo con sua nipote Camilla la sua prospettiva filosofica; ne La priorità del male e l'offerta filosofica (2005) mise a fuoco le connessioni fra l'offerta di filosofia politica e le circostanze e i soggetti di politica. In Le cose della vita. Congetture, conversazioni e lezioni personali (2006) V. presentò 12 ritratti di grandi maestri della filosofia colti nella loro riflessione, ma anche nei loro tic e nelle abitudini quotidiane (n. Roma 1943).