Ventesimo concilio ecumenico della
Chiesa cattolica, svoltosi nella basilica di San Pietro in Vaticano. Il concilio
ebbe inizio l'8 dicembre 1869 e venne sospeso il 20 ottobre 1870. Già il
6 dicembre 1864, durante il concistoro segreto, papa Pio IX aveva ottenuto
parere favorevole dai cardinali circa la convocazione di un concilio, che
riteneva opportuno data la situazione della Chiesa; la commissione di cardinali
e prelati, incaricata dal pontefice di condurre i lavori preparatori,
poté mettersi all'opera nel marzo 1865. La convocazione al concilio
(rivolta ai vescovi e ai superiori di tutti gli ordini, ma non ai capi di Stato)
fu annunciata con la bolla
Aeterni Patris unigenitus del 29 giugno
1868. Non ottennero risultati positivi sia le lettere apostoliche d'invito
indirizzate ai vescovi delle Chiese orientali separate, sia l'invito alla
riflessione rivolto ai protestanti. L'ordine dei lavori venne definito con una
bolla del 2 novembre 1869; la discussione delle questioni doveva avvenire nelle
congregazioni plenarie, mentre le decisioni dovevano essere assunte nelle
sessioni generali (in totale vi furono 86 congregazioni e 4 sessioni). Il
concilio vide la partecipazione di oltre 700 padri e si aprì con un
discorso di Pio IX, l'8 dicembre 1869 (sessione I). Grande importanza ebbe la
discussione sulla costituzione dogmatica
Dei Filius (approvata il 24
aprile 1870), nella quale venivano impugnati gli errori del tempo contro la fede
e la rivelazione (ateismo, materialismo, panteismo). Un'intensa attività
richiese l'elaborazione di un'altra costituzione di particolare rilievo,
riguardante la Chiesa di Cristo; l'aspetto più delicato era rappresentato
dalla questione dell'infallibilità pontificia: a fronte di una
maggioranza di 400 padri favorevole alla proclamazione del dogma
dell'infallibilità, vi era una consistente minoranza contraria, tanto
che, alla vigilia del voto, la sera del 17 luglio, 55 vescovi abbandonarono i
lavori, per non esprimere voto contrario. Il 18 luglio, nella sessione IV, fu
approvata la costituzione
Pastor aeternus con 533 voti favorevoli. Venne
così proclamato il dogma dell'infallibilità pontificia,
relativamente alle definizioni
ex cathedra. La costituzione si
soffermava anche sul primato papale. Lo scoppio della guerra franco-prussiana,
all'indomani del voto, provocò la partenza di gran parte dei padri; nei
mesi successivi, la presa di Roma e la sua annessione allo Stato italiano
indussero Pio IX a rinviare
sine die il concilio. L'adeguamento alle
decisioni conciliari dei padri che avevano avversato il dogma
dell'infallibilità avvenne in tempi brevi; fece eccezione I. von
Döllinger. Nelle aree di lingua tedesca l'avversione alle deliberazioni
conciliari portò allo scisma dei Vecchi Cattolici.