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Varchi, Benedetto.

Storico e umanista italiano. Procuratore e notaio, si dedicò alla lettere, impegnandosi, guidato da Pier Vettori, nello studio del greco e del provenzale. Repubblicano antimediceo, seguace degli Strozzi, fu costretto all'esilio a Venezia, che lasciò per Padova e Bologna, dove entrò in contatto con il filosofo aristocratico L. Boccadiferro che, per breve tempo, fu anche suo maestro. Ritrovatosi in ristrettezze economiche, decise di riconciliarsi con il duca Cosimo (1543) che gli conferì vari incarichi politici e che gli regalò la villa della Topaia (1558). Nel 1564 venne ordinato sacerdote. V. si dedicò all'attività letteraria in modo vario ma superficiale: ottenne comunque buoni risultati, soprattutto in termini di accuratezza, nella redazione della Storia fiorentina (pubblicata solo nel 1721) scritta per incarico del duca. Composta da 16 volumi, l'opera offre uno spaccato della storia della città di Firenze dal 1527 al 1538 e si caratterizza per l'insolita indipendenza di giudizio nei confronti della famiglia dei Medici. Notevoli sono anche l'incompiuto Ercolano (postumo, 1570), un dialogo nel quale volle sostenere, in contrasto con Trissino, la fiorentinità della lingua italiana oltre all'importanza dell'uso nella formazione della lingua, e Lezioni, raccolta di suoi interventi nell'ambito dei lavori dell'Accademia Fiorentina, alla quale era stato aggregato nel 1543 e della quale era stato nominato console nel 1545. Ricordiamo inoltre: Sonetti (1555-57), Capitoli, Canti carnascialeschi, Egloghe, Orazioni, una commedia (La suocera, pubblicata postuma nel 1569), scritti grammaticali e filosofici rimasti però inediti (Firenze 1503-1565).