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Vančura, Vladislav.

Scrittore ceco. Membro del gruppo d'avanguardia Devětsil, che accanto al rinnovamento dell'arte propugnava la lotta per la libertà della classe operaia, si segnalò come il più significativo e originale scrittore della letteratura ceca tra le due guerre. Creatore di uno stile caratterizzato da numerose affinità con le più rivoluzionarie tecniche d'avanguardia (dal Poetismo al Surrealismo), fu autore di romanzi d'ispirazione sociale (Il fornaio Jan Marhoul, 1924), antimilitarista (Campi di guerra e arabili, 1925) e storici (Markéta Lazarová, 1931, tradotto in italiano nel 1997 col titolo Il cavaliere bandito e la sposa del cielo; Fuga a Budín, 1932). Nei romanzi La fine dei vecchi tempi (1934) e Tre fiumi (1936), V. descrisse le trasformazioni sociali e psicologiche del popolo ceco tra la fine della prima guerra mondiale e la Rivoluzione d'Ottobre, attendendo successivamente alla composizione di due opere ambiziose, ossia la trilogia Cavalli e carri, rimasta incompiuta, e Quadri di storia del popolo ceco in tre volumi (1939-40). V. svolse anche attività di drammaturgo (Insegnante e allievo, 1927; La ragazza malata, 1928; L'alchimista, 1932; Il lago Ukereve, 1935) e di regista cinematografico (Marijka l'infedele, 1934). Fu fucilato dalla Gestapo per la sua attività clandestina (Háje, Opava 1891 - Praga 1942).