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Van der Weyden, Rogier.

Pittore fiammingo. Di poco più giovane di J. van Eyck, è considerato con questi e con Robert Campin (il Maestro di Flémalle) l'iniziatore della grande pittura fiamminga del Quattrocento. In mancanza di opere firmate e data la scarsità e poca attendibilità dei documenti che lo concernono, si è ipotizzata, per la stretta affinità tra i due artisti, l'attribuzione a V. der W. giovane delle opere del Maestro di Flémalle. Questa ipotesi è ormai abbandonata, ma per le tavole minori del primo periodo resta tuttora impossibile raggiungere la sicurezza. Secondo un documento (contestato da una parte della critica che considera, in quel periodo, Rogier un pittore già affermato), V. der W. sarebbe stato allievo di Robert Campin a Tournai, dal 1427 al 1432, e ciò potrebbe avvalorare l'identificazione (ormai generalmente accettata) del Maestro di Flémalle con Campin. Dal 1435 V. der W. visse a Bruxelles come pittore ufficiale della città; prima di tale data è probabile che fosse stato a Bruges in contatto con van Eyck. Viaggiò in Italia, recandosi a Roma per il giubileo del 1450, soggiornando a Ferrara, dove lavorò per Lionello d'Este, e visitando Firenze e Milano. Ebbe numerosi committenti, sia membri della corte borgognona, sia ordini religiosi. Le prime opere attribuite a V. der W. risentono maggiormente dell'influenza del maestro Campin: il Trittico della Madonna, il Trittico Miraflores, così detto in quanto proveniente dal convento di Miraflores, vicino e Burgos. In questo dipinto appare evidente la concezione spaziale dell'artista quale sistema di stratificazione di piani unificati dallo snodarsi ritmicamente scandito delle figure rappresentate. Questo trattamento dello spazio si ritrova nella Deposizione (1435 circa), in cui l'arte di V. der W. si precisa nella sua capacità di cogliere l'aspetto drammatico dell'episodio e i sentimenti dei personaggi, pur contenuti nei limiti di una dignitosa compostezza. L'espressività dello stile di V. der W. si arricchisce della lezione eyckiana nell'abilità che il pittore dimostra nella resa illusionistica dei materiali. Nel trittico Crocifissione con la Maddalena e la Veronica (1440 circa), V. der W. si conferma sorprendente “inventore” includendo nel dipinto le figure dei donatori (seppure posti su una linea obliqua che li separa dai personaggi principali), così come innovativi sono l'atteggiamento della Vergine o il motivo dei lembi del perizoma di Cristo sollevati da una brezza soprannaturale che sembrano muoversi all'unisono con il volo degli angeli. Probabilmente databile prima del viaggio in Italia, il Giudizio universale testimonia un ritorno alla pittura medioevale franco-fiamminga, con suggestioni che si possono facilmente ascrivere al Polittico dell'agnello mistico di Hubert e Jan van Eyck. Per quanto fosse rimasto vivamente colpito dalle opere viste durante il suo soggiorno in Italia, poco profonda è l'influenza dell'arte italiana che si ravvisa nei dipinti Sepoltura del Cristo (1450 circa) e Sacra conversazione, limitata a poche citazioni iconografiche dal Beato Angelico nel primo caso e da Masaccio nel secondo, mentre non si notano discontinuità stilistiche rispetto alla produzione precedente. Poco certa è la datazione dell'Annunciazione, opera che risente più profondamente di van Eyck per gli effetti chiaroscurali prodotti da una dolce luce diffusa e per l'attenzione data a oggetti tipicamente eyckiani. Appartengono sicuramente all'ultimo periodo d'attività del pittore il Trittico Bladelin, dove un caldo chiaroscuro pervade l'interno dell'edificio in rovina che accoglie la Natività, e il Trittico di Santa Colomba, che mostra la completa armonia raggiunta tra valori superficiali e spaziali, tra stabilità e movimento. Si devono ancora ricordare il Polittico dei Sette Sacramenti, il Trittico Braque a mezze figure, l'essenziale e drammatica Crocifissione. V. der W. eseguì inoltre numerosi ritratti di committenti nobili e aristocratici, nei quali lo studio psicologico delle fisionomie è condotto attraverso la ricerca di sottili effetti coloristici e luminosi (Francesco d'EsteIl Gran Bastardo di Borgogna; Giovane donna; Ritratto di gentiluomo; ecc.). L'influenza di V. der W. fu assai vasta, nelle Fiandre e in tutta Europa. Egli accolse il naturalismo di J. van Eyck, scegliendo però di focalizzare la sua attenzione sulla componente umana e drammatica delle storie e facendone lo spettatore emotivamente partecipe (Tournai 1400 circa - Bruxelles 1464).