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Van den Vondel, Joost.

Poeta olandese. Nato da genitori anabattisti costretti a fuggire da Anversa a Colonia a causa delle persecuzioni religiose, dal 1597 si stabilì ad Amsterdam dove frequentò i più celebri umanisti dell'epoca, tra cui U. Grozio e P.C. Hooft, e partecipò attivamente alla vita sociale e culturale del suo tempo, componendo opere contro l'intolleranza dei predicatori e la dottrina calvinista della predestinazione (poemi satirici Striglia, 1630; Arpione, 1630; Decretum horribile, 1631) e di esaltazione della potenza della famiglia d'Orange e della città di Amsterdam (Inaugurazione del municipio di Amsterdam, 1632; Magazzino del mare, 1658). Autore prolifico, nella prima fase della sua attività scrisse anche numerose liriche d'occasione, tra cui quelle ispirate dalla tragica morte dei figli e della moglie (Corpicino, 1632; Esequie della mia figlioletta, 1633; Lamento funebre per la perdita della mia consorte, Maria de Wolf, 1635) pervase da un profondo sentimento religioso. Convertitosi al Cattolicesimo nel 1641, attese alla stesura di poemi didascalici (Lettere delle sante vergini, martiri, 1642; I misteri dell'altare, 1645). Il genere letterario in cui V. der V. si distinse maggiormente fu la drammaturgia: dopo l'esordio con La Pasqua ovvero il riscatto di Israele dall'Egitto (1612), le opere seguenti traggono ispirazione dai classici per quanto concerne le forme drammaturgiche, mentre per spirito e contenuto sono imbevute del fervore della fede cristiana. Tra i drammi più noti di V. den V. citiamo: Palamede, ovvero l'innocenza assassinata (1625); Le vergini (1639), sul martirio di santa Orsola; Giuseppe a Dothan (1640), facente parte di una trilogia biblica dedicata a Giuseppe; Gli abitanti di Leeuwendaal (1647), dramma pastorale che riprende l'Aminta di T. Tasso; Lucifero (1654); Jefta ovvero il voto sacrificale (1659); Re David in esilio (1660); Adamo in esilio (1664) (Colonia 1587 - Amsterdam 1679).