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Van Gogh, Vincent.

Pittore olandese. Figlio primogenito di un pastore protestante, ebbe una vita tormentata e segnata dal disagio psichico, forse originato dal difficile rapporto con i genitori, che un anno prima della sua nascita avevano perduto un figlio dello stesso nome. A sedici anni fu assunto presso la ditta di A. Goupil, editore e mercante di quadri, all'Aia. Lavorò quindi nelle filiali della stessa ditta a Londra (1873) e a Parigi (1875). Licenziato, rientrò in Olanda nel 1876 e cercò di guadagnarsi da vivere come insegnante di lingue. Una crisi esistenziale lo spinse allo studio della teologia, cui attese per due anni. Conclusa anche quest'esperienza senza trovare appagamento alla sua inquietudine, attraverso la scuola di evangelizzazione pratica di Bruxelles iniziò nel 1878 un periodo di apostolato presso i minatori del Borinage. Allontanato dall'incarico per avere manifestato incondizionata solidarietà con i minatori, partì per Bruxelles con l'intenzione di dedicarsi alla pittura. Nel periodo trascorso nel Borinage (epoca a cui risalgono i suoi primi disegni) maturò infatti la sua tardiva vocazione artistica che generò, dal 1880 fino alla morte del pittore, una copiosa produzione, dalle prime prove ispirate a J.-F. Millet alle opere della maturità espressiva, destinate a lasciare profonde tracce nella cultura artistica europea. Il ritorno alla casa paterna di Etten non servì a sopire i latenti conflitti di V.G. con la società: si legò ad una prostituta, Sien, con la quale convisse brevemente nel 1882. Intanto si approfondiva la sua vena pittorica tesa a rendere in maniera cupa e deformante gli aspetti più drammatici della realtà sociale: per un mese, in un ospedale, egli disegnò e dipinse i primi paesaggi; quindi, durante un soggiorno a Nuenen, disegnò e dipinse contadini, tessitori, il cimitero, la chiesa, le capanne, fino al capolavoro I mangiatori di patate (1885). Questo periodo segnò anche un rafforzamento del legame con il fratello Theo, che sarebbe stato fino all'ultimo un insostituibile punto di riferimento umano e affettivo. Dopo un soggiorno ad Anversa in seguito alla morte del padre (1885), nel marzo 1886 V.G. raggiunse il fratello a Parigi; qui la sua arte subì una radicale evoluzione, dovuta alla scoperta della pittura impressionista e dell'arte giapponese. Il Ritratto del père Tanguy, per esempio, mostra un'assimilazione della visione e della tecnica degli impressionisti, con l'impiego di colori puri e la ricerca di effetti di luce abbagliante. A Parigi egli conobbe artisti come Toulose Lautrec, E. Bernard, A. Guillaumin e P. Gauguin, con il quale strinse una forte amicizia e una stimolante collaborazione artistica. Nel 1888 i due pittori trascorsero un periodo creativamente fecondo ad Arles. La luce e i colori del Mezzogiorno della Francia ispirarono a V.G. molti capolavori, tra i quali alcune delle sue immagini più serene: Veduta di Saintes-Maries, Giardino fiorito, Caffè di notte, La camera di Vincent. La rottura del rapporto con Gauguin provocò in V.G. una crisi gravissima, culminata con l'auto-inflitto taglio del lobo dell'orecchio e il ricovero presso l'ospedale locale, dove fu curato dal dottor Rey. Dimesso, fu colpito da una nuova crisi e ancora internato in seguito alla petizione di alcuni abitanti di Arles. Ricoverato nel manicomio di Saint-Rémy, continuò tuttavia a dipingere intensamente, creando opere dalle quali traspare uno stato di tensione visionaria (Cipressi, 1889; Oliveto; Notte stellata, 1889) ed eseguendo copie da riproduzioni di G. Doré, H. Daumier, Millet, Delacroix e da sue tele precedenti. Nel maggio 1889 lasciò Saint-Rémy per Auvers-sur-Oise, presso Parigi, dove poté contare sull'amicizia del suo medico curante, il dottor Gachet, e sulla vicinanza del fratello. In questo periodo, caratterizzato dall'alternanza di momenti sereni e ricadute del suo male, V.G. realizzò molte nuove opere: oltre alle sue più accese pitture di fiori e ai ritratti dell'Arlésienne, del dottor Gachet, ecc., dipinse altri celebri paesaggi (Campo di grano con corvi, 1890). Dimesso dal manicomio, il 27 luglio 1890 si sparò, morendo due giorni dopo assistito dal fratello Theo, che gli sopravvisse di pochi mesi. V.G. lasciò circa 800 quadri e quasi altrettanti disegni e acqueforti. In vita egli vendette un solo quadro e, a parte alcuni dipinti regalati ad amici artisti, tutte le sue opere passarono al fratello e sono oggi in gran parte conservate nel Museo van Gogh di Amsterdam. Dopo la morte, l'artista godette di una fama sempre crescente, esercitando un'influenza fondamentale sui più vitali movimenti pittorici del XX sec., dal Fauvismo francese all'Espressionismo tedesco. Essenziale, per comprenderne la vicenda intellettuale e umana, l'epistolario di V.G. con il fratello Theo, pubblicato nel 1913 (Groot-Zundert, Brabante 1853 - Auvers-sur-Oise 1890).
Vincent Van Gogh: “I girasoli”

Vincent Van Gogh: “La chiesa di Auvers” (1890)