Nome d'arte di
Alida Maria Altenburger. Attrice teatrale e cinematografica
italiana. Dopo aver frequentato il Centro Sperimentale Cinematografico di Roma,
esordì nel 1935 ne
Il cappello a tre punte di Mario Camerini. Attrice dotata
di grande sensibilità e di una bellezza sofisticata, interpretò in un primo tempo
soprattutto film romantici e sentimentali:
Mille lire al mese (1939) di Max
Neufeld;
Manon Lescaut (1939) di Carmine Gallone;
Ore 9, lezione di
chimica (1941) di Mario Mattoli. Nel 1941 offrì un'intensa prova in
Piccolo mondo antico di Mario Soldati, cui seguirono, fino al 1945,
poche altre apparizioni dato il suo rifiuto di recitare in film di regime. Dopo
la guerra comparve in
La vita ricomincia (1946) di Mattoli ed
Eugenia
Grandet (1967) di Soldati, con cui vinse il Nastro d'Argento come migliore
attrice protagonista. Venne poi chiamata a Hollywood dal produttore
David O. Selznick per lavorare ne
Il caso Paradine (1947) di Alfred Hitchcock e
Il terzo uomo (1949) di Carol Reed, divenendo famosa negli Stati Uniti.
Tornata in Italia, continuò la carriera cinematografica, alternandola
con quella teatrale. Tra i film più importanti ricordiamo:
Senso
(1954) di Luchino Visconti;
Il grido (1957) di Michelangelo
Antonioni;
Edipo re (1967) di Pier Paolo Pasolini;
La strategia del
ragno (1970) di Bernardo Bertolucci;
La prima notte di quiete (1972)
di Valerio Zurlini;
Novecento (1975) di Bernardo Bertolucci;
Cassandra
Crossing (1976) di George Pan Cosmatos;
Suspiria (1977) di Dario Argento;
La luna (1979) di Bernardo Bertolucci;
La caduta degli angeli ribelli
(1981) di Marco Tullio Giordana, che le valse il David come migliore attrice non
protagonista;
Segreti segreti (1985) di Giuseppe Bertolucci;
Zitti e
mosca (1991) di Alessandro Benvenuti;
Il lungo silenzio (1993) di
Margarethe Von Trotta;
Il dolce rumore della vita (1999) e
L'amore
probabilmente (2001) di Giuseppe Bertolucci;
Semana santa (2002) di
Pepe Danquart. La
V. ricevette il Premio Duse nel 1989, il David alla
carriera nel 1991 e il Leone d'Oro al Festival di Venezia nel 1997. La sua esperienza
teatrale iniziò nel 1956, anno in cui fondò con Tino Buazzelli e Raoul Grassilli
una compagnia che mise in scena, tra l'altro,
L'uomo, la bestia e la virtù
di Luigi Pirandello,
La casa di Rosmer di Henrik Ibsen e
Gli innocenti di
William Archibald. In seguito diradò le sue apparizioni sulle scene a causa degli impegni
cinematografici; memorabile rimane
Lulù di Frank Wedekind, diretta nel 1972
da Patrice Chéreau. Ritornò sul palcoscenico in modo più assiduo negli anni Ottanta e
Novanta grazie all'incontro con Aldo Trionfo (
La città morta, 1988, e
La
nave, 1988, entrambe di Gabriele D'Annunzio) e Cherif, per il quale interpretò
Paraventi (1990) di Genet e
Improvvisamente l'estate scorsa (1991-92)
di Tennessee Williams. Con Cherif e Arnaldo Pomodoro costituì inoltre la compagnia
La Famiglia delle Ortiche, che mise in scena
Più grandiose dimore
(1993) di Eugene O'Neill (Pola, Istria 1921 - Roma 2006).