Erudito, giurista e filosofo italiano. Ebbe
un ruolo importante nel rinnovamento culturale di Napoli, sua città
natale, tra Seicento e Settecento, mettendo a disposizione le notevoli risorse
economiche di cui beneficiava. A lui si deve il rilancio dell'Accademia degli
Investiganti e la creazione di una fornita biblioteca (confluita successivamente
nella Biblioteca oratoriana dei Gerolamini), che divenne un punto di riferimento
fondamentale per la cultura partenopea (tra i suoi fruitori figura anche G.B.
Vico). Per sua iniziativa venne istituita anche una cattedra di Greco
nell'università cittadina. In campo giuridico importante fu la sua opera
Intorno al procedimento ordinario e canonico nelle cause che si trattano nel
Tribunale del santo Officio nella città e nel Regno di Napoli,
scritta, tra il 1691e il 1694 (ne abbiamo diverse stesure), in forma di lettera
al pontefice Innocenzo XII; all'origine di questo contributo vi fu l'incarico,
ricevuto dalla Deputazione napoletana, di intervenire sul problema dei tribunali
dell'Inquisizione. Nell'opera
V. affermava che la società
ecclesiastica, a differenza di quella civile che si fonda sulla ragione di
Stato, deve ricorrere unicamente alla persuasione, all'amore e alla pace per
raggiungere il proprio fine spirituale; erano considerati, quindi, contrari al
diritto di natura i metodi dei Tribunali ecclesiastici non rispettosi della
pubblicità dei processi e dei diritti della difesa. In questo scritto di
carattere giuridico si avvertono, comunque, i capisaldi della filosofia di
V.: la difesa della libertà filosofica e della filosofia moderna
contro le censure e la tradizione aristotelico-tomistica. Nella sua opera
principale, l'
Istoria filosofica (1697-1704), la filosofia moderna (il
riferimento era alla corrente sperimentale e corpuscolare) veniva ricollegata a
una tradizione comprendente Mosè, Pitagora, Democrito, Platone, Epicuro;
l'Aristotelismo era considerato come causa di tutte le eresie all'interno della
religione cristiana (Napoli 1636-1714).