Uomo politico, giornalista e scrittore italiano.
Nato in territorio austro-ungarico, appartenne a una famiglia ebrea; il suo vero
cognome era
Weiczen, italianizzato in
V. nel 1927. Di idee
profondamente antifasciste, a soli 17 anni aderì al Partito Socialista e
in seguito si iscrisse al Partito Comunista Italiano. Nel 1928 subì il
primo arresto e fu condannato a un anno di confino sull'Isola di Ponza.
Arrestato nuovamente nel 1931, fu condannato a 12 anni di carcere insieme, tra
gli altri, a E. Sereni e A. Spinelli. Nel carcere di Civitavecchia ebbe modo di
entrare in contatto con alcuni tra i più importanti esponenti del Partito
Comunista e si rafforzò in lui la convinzione della lotta antifascista.
Nel 1936 fu concessa l'amnistia, ma
V. venne considerato un
“comunista pericoloso da respingere”: scappò quindi a Parigi
dove lavorò per il settimanale “Il Grido del Popolo” e per
“La Voce degli Italiani”. Inviato come corrispondente in Spagna,
visse da giornalista la guerra civile; qui maturarono in lui i primi dubbi su
alcune posizioni del Partito Comunista che andarono via via acuendosi. Il lungo
e sofferto travaglio politico e intellettuale sfociò nel 1939 nella
decisione di lasciare il partito, determinata soprattutto dalla firma del Patto
Molotov-Ribbentropp.
V. aderì quindi al movimento Giustizia e
Libertà, fondato da C. Rosselli. Durante la seconda guerra mondiale fu
internato nel 1940 nel campo di concentramento di Vernet, in Francia, dal quale
riuscì a evadere peregrinando poi a lungo da Marsiglia ad Algeri, a
Casablanca fino a giungere in Messico e negli Stati Uniti. Riuscito a mettersi
in contatto con un'organizzazione inglese che fungeva da ponte tra la Resistenza
e i fuoriusciti italiani, nel 1943 fece ritorno in Italia, sbarcando a Palermo.
Giunto a Roma a piedi, prese contatto con gli esponenti del Partito d'Azione;
trasferitosi a Milano, divenne uno dei rappresentanti del CLNAI e in seguito
direttore del Comitato insurrezionale, nel quale ebbe come compagni S. Pertini,
E. Sereni e L. Longo. Il 25 aprile 1945 fu uno dei tre rappresentanti del
Comitato che firmarono l'approvazione alla condanna a morte di Mussolini. Dopo
la Liberazione, partecipò attivamente al dibattito politico proponendo un
modello di rivoluzione federalista europea e fu tra gli artefici della
Costituzione italiana, benché preferisse una carta di tipo presidenziale
e un modello di Stato di tipo federalista. Dopo aver tentato invano di dar vita
a un nuovo partito socialista, si impegnò insieme a E. Rossi nella
rifondazione del Partito Radicale, dal quale però uscì poco dopo.
Parallelamente alla vita politica portò avanti l'attività alla
Banca Commerciale e quella di giornalista collaborando con numerose testate tra
le quali “Il mondo”, “L'Espresso”, “Critica
Sociale”; fu inoltre uno dei più prestigiosi collaboratori del
“Corriere della Sera”. Negli anni Settanta
V. fu uno dei
più strenui avversari del terrorismo, proponendo una lotta intransigente
a qualsiasi atto di violenza e la difesa incondizionata della preminenza
dell'autorità della legge e dello Stato democratico. Nel 1980 fu nominato
senatore a vita. Osservatore attento della realtà italiana e
internazionale, fu anche un autore fecondo di saggi storici e politici. Tra le
sue opere ricordiamo:
Tutte le strade conducono a Roma (1947),
Dall'antifascismo alla Resistenza (1959);
L'Italia dal 1876 al
1915 (1960);
Il Partito Socialista Italiano nel periodo della
neutralità (1962);
Il Partito d'Azione nella Resistenza
(1971);
La lotta sociale in Italia e l'avvento della democrazia (1977);
L'Italia di De Gasperi (
1945-1954) (1982);
Sessant'anni di
avventure e di battaglie (1983);
Scritti di Storia.
Movimento
socialista e democrazia (1984);
Fra Croce e Omodeo.
Storia e
storiografia nella lotta per la libertà (1984);
Spadolini e la
storia dell'Italia contemporanea.
Quarant'anni di insegnamento e di
studi (1991);
Testimoni del ‘900.
Le grandi figure della
democrazia italiana nel ricordo d'un protagonista (1999) (Fiume 1909 -
Milano 1999).