Imperatore romano. Figlio di
V. I e di
Giustina. Proclamato imperatore alla morte del padre (375) quando aveva solo
quattro anni, ottenne il governo nominale dell'Italia, dell'Illiria e
dell'Africa, ma in sua vece esercitò il potere la madre e molte furono le
ingerenze del fratellastro Graziano e di Teodosio. Le simpatie ariane di
Giustina suscitarono la reazione del credo ortodosso, preparando un terreno
favorevole all'usurpatore Magno Massimo che, presentandosi come fervido
sostenitore del Cattolicesimo, invase l'Italia (387).
V. fuggì con
la madre e alla morte di questa (388) venne restaurato sul trono (Magno Massimo,
nel frattempo era stato sconfitto da Teodosio), sotto la tutela di Arbogaste, un
generale dello stesso Teodosio, di fede pagana, con cui entrò presto in
disaccordo. Fu trovato impiccato nel palazzo, suicida secondo la tesi ufficiale,
ma più probabilmente ucciso dai sicari di Arbogaste. Ambrogio, vescovo di
Milano, cui aveva chiesto soccorso, ne pronunciò l'orazione funebre.
Teodosio lo vendicò e gli succedette (Treviri 371 - Vienne 392).