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Vagina.

(dal latino vagina: guaina, fodero). Anat. - Organo copulatore femminile, impari, mediano, costituito da un canale muscolo-membranoso di forma cilindrica, appiattito in senso antero-posteriore quando è vuoto, che si estende dalla vulva all'utero. Di lunghezza variabile (dai 7 ai 12 cm), la v. è situata nel peritoneo anteriore, che attraversa andando dal basso verso l'alto e dall'avanti all'indietro. È disposta posteriormente alla vescica e all'uretra, da cui si divide tramite un setto di connettivo fibroso, e anteriormente all'intestino retto, dal quale è distinta grazie al setto retto-vaginale. La sua parete, di circa 3 mm, si compone, partendo dall'esterno, di una tunica avventizia, di una tunica muscolare (composta da fibre muscolari longitudinali, circolari e oblique), di una tunica propria di natura connettivale, ricca di fibre elastiche grazie alle quali l'organo è in grado di dilatarsi, e di una mucosa interna, le cui caratteristiche fisiche e chimiche cambiano considerevolmente lungo il ciclo mestruale. In condizioni fisiologiche l'epitelio pavimentoso stratificato che riveste internamente la mucosa viene mantenuto costantemente umido da un secreto denso che contiene batteri (stafilococchi, diplococchi, bacilli gramnegativi in età prepuberale e bacilli di Döderlein dopo la pubertà), rari leucociti, muco, talvolta cellule provenienti dalla cavità uterina e cellule epiteliali di sfaldamento. Queste ultime, dotate di caratteristiche morfologiche diverse, variano notevolmente in base alle condizioni ormonali e patologiche della donna e rappresentano quindi un indicatore assai efficace per la diagnosi precoce, realizzata mediante il pap-test, di malattie endocrine e di patologie tumorali a carico dell'apparato genitale, nonché per la valutazione degli effetti farmacologici di alcune sostanze. Anche il pH varia considerevolmente secondo l'età e lo stato di salute: dapprima neutro, diviene nettamente acido (3,8-4,5) in fase intermestruale per elevarsi durante la mestruazione (6-7,15) e dopo la menopausa. Farmaci, stati febbrili e patologie locali o sistemiche possono determinarne una variazione anche significativa. L'estremità inferiore della v. si apre, mediante l'orifizio vulvo-vaginale, nella vulva, a livello della quale si trovano l'imene (nelle donne vergini) o le caruncole mirtiformi che da esso derivano. All'estremità superiore dell'organo, detto collo dell'utero (portio vaginalis), la parete si flette a formare i fornici vaginali. La porzione della v. che si trova tra questi estremi, detta corpo, internamente presenta due colonne mediane, rispettivamente anteriore e posteriore, dalle quali partono numerose pieghe trasversali (rughe vaginali) che consentono all'organo di dilatarsi durante l'atto sessuale o il parto. Le patologie che colpiscono tale organo possono essere congenite o acquisite (lacerazioni dovute al parto, traumi, prolassi, cisti, tumori, patologie infiammatorie).