Giurista e uomo politico italiano. Magistrato
dal 1828, nel 1848 divenne procuratore generale della corte criminale di Napoli.
Sottosegretario al ministero dell'Interno e quindi della Giustizia nel Gabinetto
Troya, fu il redattore della protesta che il Governo rivolse a Ferdinando II,
denunciando la misera situazione del Regno. Arrestato (1850), fu costretto
all'esilio in Toscana; tornato a Napoli, in qualità di segretario
generale del comitato d'azione meridionale si prodigò per favorire
l'entrata di Garibaldi nella città (1860) e si schierò per
l'annessione al Piemonte. Procuratore generale della Corte di Cassazione di
Napoli, nel 1861 fu nominato senatore e nel 1864-65 assunse la carica di
ministro di Grazia e Giustizia, occupandosi in particolare della
ristrutturazione del Codice Civile e di quello di Procedura Civile ai quali
diede forma definitiva. Fu autore di diverse monografie e de
Le mie
prigioni (postumo, 1911) (Napoli 1808-1876).