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TUTTO IL CALCIO - I GRANDI CLUB ITALIANI - UDINESE CALCIO S.P.A.

INTRODUZIONE

PRESIDENTE: Franco Soldati CAMPO DI GIOCO: stadio "Friuli", piazzale Argentina 3, 33100 Udine (m 105x68, 41.650) COLORI SOCIALI: maglia bianconera a strisce verticali, calzoncini neri con profili bianchi, calzettoni neri con risvolti bianchi
Più volte caduta e più volte risorta, l'Udinese è senz'altro una delle più prestigiose squadre italiane. Fondata nel 1894 come Società Udinese di Ginnastica e Scherma, già nel 1896 è campione d'Italia (titolo peraltro non riconosciuto dalla casistica ufficiale, che pone l'esordio dell'assegnazione degli scudetti a partire dal 1898) e fino al 1923 milita in serie A, raggiungendo la finale nella prima edizione della Coppa Italia (1922: 1-0 per il Vado Ligure). Dal 1925 al 1950 milita in serie B, non senza qualche capitombolo in C, continuando tuttavia a fornire giocatori di altissimo valore ai grandi club e alla nazionale. Riapprodati sul grande palcoscenico della serie A al termine di un'esaltante stagione (49/50), preceduta l'anno prima dalla promozione dalla C alla B, i bianconeri si installano nella massima serie per dodici anni (con una breve, sconcertante parentesi: la retrocessione d'ufficio in B per supposta frode sportiva al termine della stagione 54/55, prontamente riscattata dalla promozione in A, l'anno successivo) raggiungendo addirittura il secondo posto alle spalle del grande Milan nel 1955 - sforzo, come detto, vanificato poi dalla Lega. L'addio alla serie A viene dato al termine della stagione 1961/62, cui fa seguito due anni dopo il tonfo in serie C: è il periodo più amaro della storia della società friulana quello che va dal 1964 al 1977, nel quale vengono evidenziate le difficoltà di adattamento che coinvolgono i club più prestigiosi allorché si trovano a navigare in acque a loro sconosciute; a ciò si aggiunga la situazione societaria, perennemente difficile, che spinge la dirigenza della società a vendere alle grandi i "pezzi" migliori del vivaio. A questo proposito va ricordato che l'Udinese ha sempre rifornito il calcio italiano di ottimi elementi: basti citare Frossi, Foni, Virgili, Zoff e Burgnich per dimostrarlo. La svolta avviene nel 1977/78 quando l'industriale Teofilo Sanson e il direttore sportivo Franco Dal Cin mettono sulla panchina friulana un ex giocatore di Milan, Triestina e della stessa Udinese: Massimo Giacomini. Il tecnico fa valere le sue idee, sia nei confronti dei giocatori che... del presidente e i risultati sono davvero eclatanti: promozione in serie B, conquista della Coppa Italia Semipro e vittoria nel Torneo anglo-italiano! Ma non è finita: sulle ali dell'euforia e grazie a una campagna acquisti mirata a costruire una squadra competitiva per il torneo cadetto, la compagine friulana si esalta e stupisce tutti classificandosi addirittura al primo posto con sei punti di vantaggio sulla seconda. Il Friuli è in festa ma a tutti risulta evidente che non sarà facile farsi largo nella massima serie. Giacomini lascia Udine chiamato dal Milan e senza l'artefice delle due promozioni consecutive dalla C alla A la squadra, non adeguatamente rinforzata, finisce la stagione 79/80 al penultimo posto: sarebbe di nuovo serie B se la CAF non declassasse all'ultimo posto Milan e Lazio per lo scandalo delle scommesse. La stagione, in ogni caso, viene salvata grazie alla conquista della Mitropa Cup. Anche negli anni successivi l'Udinese riesce a restare nell'Olimpo del calcio italiano: con qualche difficoltà nell'80/81 e nell'81/82; ottimamente nell'82/83 sfiorando addirittura la zona UEFA, grazie all'apporto di gente d'esperienza del valore di Causio (neocampione del mondo in Spagna), Virdis e il brasiliano Edinho. Ma udine si merita di più e Mazza e Dal Cin (presidente e manager della società bianconera) mettono a disposizione di Enzo Ferrari, alla sua quarta stagione sulla panchina friulana, addirittura Zico.

CON LA CLASSE DI ZICO SALGONO LE QUOTAZIONI

L'avvento a Udine di Arthur Coimbra detto Zico ha messo in allegria una Regione: il Friuli. Finalmente, dopo tante sofferenze, l'Udinese ha potuto godere di un campionato solo al di sotto delle grandi ed usufruire di partite superiori all'aspettativa. Zico è il fuoriclasse che si conosce: con lui il gol e il gioco è sicuro. A Udine gli hanno fatto ponti d'oro, miliardi, una villa e tanto calore. Zico li ha ricompensati con dei gol. Colto il sesto posto nella stagione 1982/83 e mancata per un soffio la zona UEFA, per la stagione 1983/84 vengono fatti dei progetti ad alto livello: abbonamenti, sottoscrizioni, azioni in vendita. Udine sportiva accoglie l'invito del cavaliere del lavoro Lamberto Mazza e, prima ancora che inizi i I campionato, i miliardi affluiscono nelle casse della Società. Con Mazza collabora Franco Dal Cin, manager di qualità, colui che ha portato Zico in Italia e all'Udinese attraverso peripezie non facili da risolvere. Con Zico la squadra fa un salto di qualità. È guidata da Enzo Ferrari, udinese di nascita e di estrazione calcistica. Per la stagione 1983/84 vengono acquistati il portiere Brini, De Agostini, Dominissini, Marchetti e Pradella, mentre vengono ceduti Pulici alla Fiorentina, Corti all'Ascoli, Orazi, Chiarenza, De Giorgis, Papais e Ceccotti. Il collaudo della nuova squadra in Coppa Italia serve a mettere a posto la formazione. Zico è sempre in primo piano. Debutta a Udine contro il Bologna e realizza il gol del pareggio, con lui a Cosenza, dove la squadra vince 2-1, realizza anche l'altro brasiliano della squadra, Edinho. 2-0 con la Cavese, 2-2 a Varese (e Zico realizza con Causio), vittoria a Napoli 2-1 con gol di Gerolin e Causio. Il turno è superato: lo sarà anche negli ottavi contro la Triestina con due gol di Zico, ma nei "quarti" il Verona cancella le ambizioni udinesi. In campionato le cose vanno con alterna fortuna, anche perché Zico non sempre gioca. Il debutto della stagione avviene con un colpo clamoroso: 5-0 contro il Genoa e doppietta del brasiliano. Zico si ripete con il Catania e con lui Virdis. I punti dell'andata sono 16 ma nel ritorno Zico salta 6 partite e la squadra, pur trovando un Virdis eccezionale, perde i colpi. Tuttavia conquista la nona posizione, peggiore di quella della stagione passata e, naturalmente, i malumori si fanno sentire. Zico realizza 19 gol in 24 partite, Virdis 10, Edinho 4.
La formazione dell'Udinese edizione 1983-84

UN CAMPIONATO DI... SALVATAGGIO

Si ricomincia per la nuova stagione. E ci sono novità. Zico rimane, ma partono Virdis per il Milan, Causio per l'Inter, Marchetti, Pancheri, Pradella, Danelutti. Dal Cin lascia la Società non trovando più accordi con il presidente Mazza. Alla Direzione Sportiva ci va Ariedo Braida, d.s. del Monza, udinese di nascita, ex giocatore della stessa squadra. Anche Enzo Ferrari lascia la panchina: andrà in Spagna ad allenare il Saragozza. Sulla panchina udinese va a sedersi Luis Vinicio. Per il campionato 1984/85 vengono acquistati Billia, Carnevale, Criscimanni, il secondo portiere Fiore, Montesano, Selvaggi e fa ritorno a Udine Papais. La stagione incomincia male e già si notano le prime difficoltà. Zico gioca ma soffre di un dolore al ginocchio. Tira avanti ugualmente ma non è più lo Zico della stagione precedente. In Coppa Italia la squadra è nel girone con Cavese, Bari, Lecce, Catanzaro e Sampdoria. Batte la Cavese e il Lecce, pareggia nell'ultima partita con la Sampdoria (3-3) ma perde con Bari e Catanzaro e viene eliminata dal prosieguo. Incominciano così, i guai della squadra bianconera la quale, al debutto in campionato pareggia a San Siro contro il Milan (2-2 con due gol di Zico) ma il brasiliano, nella partita contro la Lazio si infortuna e ne avrà per parecchio tempo. La squadra soffre a tal punto che non riesce ad andare in orbita: perde a Verona, in casa con il Torino, perde a Como. Zico rientra ma non realizza più. Alla fine del girone di andata avrà totalizzato solo 11 punti ed è in zona retrocessione. Il girone di ritorno è una sofferenza: la squadra perde a non finire, raccoglie qualche pareggio e quando mancano tre partite è quasi spacciata. Arriva invece il miracolo: vince a Roma con la Lazio ed inguaia la squadra romana. Totalizza 14 punti, arriva a 25, si piazza al 12° posto e si salva per il rotto della cuffia. La stagione è salva ma è fallimentare, tanto più che Zico ha realizzato solo 3 gol in 16 partite. Infortunato com'è il brasiliano fa le valigie e torna in Brasile per farsi curare. Fra un anno ci sono i Campionati del Mondo in Messico e Zico vuol esserci. Per esserci deve mettersi in cura. Per cui saluta tutti e torna da dove è arrivato, giocando nel Flamenco di Rio de Janeiro, in modo saltuario. Nella pausa del campionato carioca, verrà operato al menisco mediale. Per l'Udinese si prospetta, pertanto, una nuova stagione all'insegna dell'incertezza. In Società vi sono anche delle diatribe: Mazza è contestato dai tifosi. Mazza, comunque, decide di continuare confermando Luis Vinicio. Vengono acquistati per il campionato 1985/86 Abate, Baroni, Chierico, Colombo, Dal Fiume, Storgato, Tagliaferri, Zanone e Barbadillo in sostituzione di Zico, mentre rimane Edinho. Sono grossi acquisti tutti voluti da Vinicio. Partono Gerolin con destinazione Roma, Mauro alla Juventus, Cattaneo al Varese, Selvaggi all'Inter, Tesser, Montesano, Billia, Papais e Dominissini.

LO SCANDALO DEL TOTONERO

Pare che le cose vadano bene: in Coppa Italia l'Udinese, unica squadra di tutte le partecipanti, vince il girone a punteggio pieno. A Udine scoppia l'entusiasmo che viene subito affievolito in campionato. La squadra fa il suo esordio in casa contro il Torino e pareggia (0-0), perde a Roma contro i giallorossi, vince la sua prima partita a Udine contro la Sampdoria ma infila poi 8 risultati senza vincere, raccogliendo solo 6 punti. Vinicio vacilla. Dopo la vittoria sul Verona (5-1) qualcuno si ricrede, ma la squadra infila un'altra serie di partite negative per cui Vinicio viene esonerato. Arriva De Sisti e si compie il miracolo. Vittoria sull'Avellino, un pareggio a Pisa ed a Udine contro il Como, sconfitta a Torino contro la Juventus, vittoria sul Lecce, sul Napoli e sull'Atalanta. Il pareggio contro il Bari salva la squadra che si piazza al 13° posto. È salva. Ma scoppia lo scandalo del Totonero. I maggiori implicati sono il presidente Mazza e il Direttore generale Tito Corsi che ha preso il posto di Ariedo Braida, passato al Milan. Lo scandalo è grosso: l'Udinese, con Corsi più che con il presidente, è implicata in diverse partite. A Udine arriva la minaccia della retrocessione a tavolino. Ormai sono tutti rassegnati. Nel processo di Milano, in quello di Roma alla CAF, la squadra viene salvata dalla retrocessione ma deve partire nel prossimo campionato con 9 punti di penalizzazione. Un modo come un altro per mandarla in serie B nella stagione successiva. Il presidente Mazza viene assolto, a Tito Corsi viene comminata una squalifica di 5 anni. Si riparte da zero, anzi da meno 9. De Sisti viene confermato alla guida tecnica della squadra, la Società invece è in subbuglio. Mazza, deve andarsene per lasciare la poltrona ad altri. Torna Dal Cin. È tutto da ricostruire. Quel brutto pasticciaccio combinato da chi alla Società non voleva bene, costringono l'Udinese a partire, per il campionato 1986/87 di serie A, con un handicap di ben nove punti. Come farà a salvarsi dalla retrocessione? È la domanda che tutti si pongono e che, in pratica, sconvolge lo stesso campionato nazionale. Ma il pasticcio è stato consumato: l'Udinese ne fa le spese e si appresta alla partenza cercando di salvare il salvabile. Alla guida della Società non vi è più Mazza ma Giampaolo Pozzo che opera sul fronte del calciomercato con oculatezza sperando di acquistare gente che sappia lottare. Partono Carnevale, De Agostini, Baroni, Barbadillo e Grogoric, mentre arrivano Daniel Bertoni come secondo straniero, Collovati, Branca, Galbagini, Graziani, Spuri. Sulla panchina c'è Giancarlo De Sisti che ha salvato la squadra nella stagione precedente. L'handicap fa spavento: recuperare 9 punti in serie A è quasi impossibile. La squadra, che si presenta con Abate; Galparoli, Storgato; Colombo, Collovati, Edinho; Chierico, Miano, Graziani, Criscimanni, Bertoni e che alterna, poi, altri giocatori come Galbagini, Dal Fiume, Tagliaferri, Branca, parte subito con altri 2 punti in meno perdendo in casa con la juventus. Conquista i primi punti contro Napoli, Inter e Fiorentina, pareggia con il Verona e cancella l'handicap alla decima giornata pareggiando in casa con la Sampdoria, ripartendo da zero. Alla fine del girone d'andata ha conquistato 14 punti, gliene restano 5. È sfiduciata: ormai conosce il pericolo: la squadra si batte alla grande, nel girone di ritorno supera il Brescia, la Roma e l'Empoli, pareggia con la Fiorentina, la Sampdoria, il Como, il Milan nell'ultima giornata ma i punti restano sempre pochi. Ne conquista 24 che sarebbero abbastanza per la salvezza, ma ne deve togliere 9 e retrocede in serie B come era previsto.

EDINHO SE NE TORNA IN BRASILE

Tutto da rifare. E, infatti, Pozzo, rifà completamente la squadra lasciando partire Storgato, Colombo, Miano, Edinho (che torna in Brasile), Collovati, Daniel Bertoni (che torna in Argentina), Branca, Zanone, Susic, Dal Fiume e Pasa, mentre acquista Bruno, Caffarelli, Fontolan II, Manzo, Pusceddu, Righetti, Russo, Vagheggi e anche Dossena dal Torino. Sulla panchina va a sedersi Massimo Giacomini. La squadra, con quel potenziale, dovrebbe fare sfracelli invece si accorge quanto è duro il pane dei cadetti: vince la prima partita contro il Taranto, ma incappa in quattro domeniche senza vittoria. Giacomini è già in pericolo. Dopo altre due sconfitte viene sostituito: arriva dal Messico nientemeno che Milutinovic, allenatore della nazionale messicana, uno jugoslavo emigrato in Messico da qualche anno. Ma le cose vanno tutt'altro che bene: la squadra incappa addirittura in quattro sconfitte consecutive. Altro cambio: Lombardo, allenatore in seconda, assume provvisoriamente le redini, poi arriva Sonetti che deve fare salti mortali per far quadrare il... cerchio. In quattro partite fa 6 punti, poi la marcia continua, arrivano i risultati, la classifica da precaria si fa più dolce ed arriva anche il 10" posto. E ricomincia la scalata alla massima serie con Nedo Sonetti riconfermato.

FINALMENTE SI TORNA IN SERIE A!

Per la stagione 1988/89 l'imperativo è uno solo: promozione. Nedo Sonetti, rimasto in panchina, si rimbocca le maniche e chiede rinforzi. Glieli danno: Garella in porta per la sicurezza, altri giocatori a centrocampo, in attacco. La squadra stenta all'inizio, raccoglie la prima vittoria dopo quattro giornate, poi infila una lunga serie di partite senza perdere. Lotta con le prime senza dare l'impressione di dominare. Sonetti è sparagnino; per lui l'importante è non perdere. E ci riesce specialmente in trasferta dove raccoglie una lunga serie di pareggi. Alla fine, con i gol di De Vitis si piazza al terzo posto raggiungendo la promozione.

L'ALTALENA DEI FRIULANI

Nel giardino della villa del comm. Giampaolo Pozzo, uomo in pectore dell'Udinese pur non essendo il presidente, da qualche anno c'era un'altalena, quella che ogni volta portava la squadra alla retrocessione e nuovamente alla promozione. Da due anni il comm. Pozzo l'ha fatta sparire e la squadra per il secondo anno consecutivo è rimasta in serie A dopo una stagione piuttosto lusinghiera dove i gol di Bierhoff (il giocatore che ha regalato alla Germania il titolo europeo) hanno avuto il potere di questo exploit. Nel curriculum della squadra friulana, vi era sempre qualche intoppo e gli allenatori si alternavano sulle panchine: partiva un allenatore, a metà stagione (se non prima) ne arrivava un secondo, magari anche un terzo. Senza badare che magari il difetto non era nel manico ma nelle campagne trasferimenti piuttosto sbagliate. Eppure nella squadra udinese sono passati fior di giocatori, da Balbo a Branca, da Manicone a Dell'Anno, giocatori poi ceduti per ragioni di bilancio. Comunque andiamo a vedere la storia di questa simpatica squadra nelle ultime stagioni. Nel campionato 1989/90 è in serie A ma si arrabatta: ci sono Sensini, Balbo, Branca, lo spagnolo Gallego che a fine stagione chiuderà con l'Italia. Sulla panchina c'è Mazzia, ma poi arriva Marchesi. E l'allenatore milanese non ce la fa a salvarla. Così l'Udinese retrocede in serie B. E nel campionato cadetto parte da meno cinque punti per un'irregolarità amministrativa. In panchina siede Adriano Buffoni e il cammino diventa duro tra i cadetti. Ottava posizione, niente recupero per la massima serie, che arriva nel campionato 1991/92, con Scoglio in panchina rilevato poi da Fedele, friulano verace. In squadra c'è ancora balbo, che con i suoi 11 gol porta la squadra al ritorno in serie A. Ci sono anche i gol di Nappi (9) e le prestazioni coraggiose di tutti con un voto al sacrificio. Giampaolo Pozzo deve lasciare il posto in poltrona ad un suo fidato collaboratore, l'avvocato Giovanni Caratozzolo. Ma il patron è sempre lui. Sulla panchina della stagione 1992/93 in serie A ci va Alberto Bigon, fresco vincitore dello scudetto napoletano. Il cammino è arduo, malgrado i gol di Balbo (21) e quelli di Branca (8), ma per restare nella massima serie occorre spareggiare con il Brescia. E lo spareggio darà ragione all'Udinese. Nella stagione seguente si sale su quella famosa altalena: l'allenatore è Fedele, richiamato dopo che Bigon ha lasciato, e la squadra retrocede nuovamente in serie B piazzandosi al 16º posto in classifica. Tutto da rifare e non ci sono più i gol di Balbo. Ci sono quelli di Branca (14) e di Borgonovo (5), giusto per restare a galla. Finché si arriva alla massima serie con Alberto Zaccheroni in panchina. È un nuovo successo che dà speranze alla squadra soprattutto perché all'allenatore confermato vengono dati giocatori di un certo calibro: Bierhoff, Stroppa, Ametrano, il danese Helveg, il polacco Kozminski, il russo Shalimov. È una squadra ben equilibrata che a Udine, in casa, concede poco, anzi pochissimo. Al "Friuli" ci lasciano le penne in parecchi e i punti arrivano attraverso prestazioni degne di nota e prestigiose. Così la squadra riesce a salvarsi per la seconda volta consecutiva. L'impresa, insomma, diventa speciale e dal giardino del comm. Pozzo sparisce la famosa altalena.

L'UDINESE TRA LE GRANDI

A partire dalla stagione 1996/97 l'Udinese di Zaccheroni si proietta nelle zone alte della classifica di serie A. A giugno 1997 i bianconeri conquistano un sorprendente quinto posto nella classifica finale, grazie ai gol di Bierhoff (14), Poggi (13) e del brasiliano Amoroso (13). La stagione successiva l'Udinese di Zaccheroni, pur eliminata (con onore) nei sedicesimi di Coppa UEFA dai lancieri dell'Ajax, in campionato si migliora: trascinata dal tedesco Oliver Bierhoff, capocannoniere del torneo con 27 reti, giunge al terzo posto, alle spalle di Juventus e Inter, conquistando un importante posto in Coppa UEFA.
Rivoluzione per il torneo 1998/99: Zaccheroni, l'allenatore della consacrazione bianconera, l'attaccante tedesco Bierhoff e il difensore danese Helveg partono destinazione Milan (e, al loro primo tentativo, vinceranno lo scudetto!). La squadra friulana, affidata alla guida tecnica di Francesco Guidolin, conferma anche in questa stagione vivacità e bel gioco. Eliminata al primo turno di Coppa UEFA dal Bayer Leverkusen, si riscatta in campionato conquistando un buon quinto posto, alla pari con Juventus e Roma, e soprattutto ottenendo ancora la possibilità di disputare la Coppa UEFA. Protagonista della stagione l'elegante e prolifico attaccante brasiliano Marcio Amoroso, autore di ben 22 gol. La stagione successiva sulla panchina del consolidato gruppo bianconero viene chiamato Luigi De Canio. La società, inoltre, per sopperire all'illustre partenza di Amoroso (ceduto al Parma), acquista Stefano Fiore, promettente centrocampista proveniente dal Parma, e Roberto Muzzi, attaccante navigato e potente, proveniente dal Cagliari. Eliminata in Coppa UEFA negli ottavi dallo Slavia Praga, in campionato l'Udinese arriva ottava, aggiudicandosi il diritto di disputare il Torneo Intertoto. Alla fine di agosto i bianconeri vinceranno il torneo e conquisteranno l'accesso alla Coppa UEFA (dove peraltro usciranno al secondo turno per mano dei greci del Paok Salonicco) grazie al successo sui cechi del Sigma Olomouc (2-2 a Olomouc, 4-2 a Udine, dopo i tempi supplementari).
Stagione a due facce quella 2000/01: un avvio fulminante porta addirittura la formazione di De Canio a uno storico primato in classifica, dopodiché qualcosa si inceppa nel meccanismo bianconero e la squadra perde posizioni su posizioni, non riuscendo a reagire e smarrendo lo smalto e il bel gioco di inizio stagione. E così il 20 marzo 2001 De Canio viene esonerato e sostituito da Luciano Spalletti, chiamato ad evitare che la squadra friulana si impantani in zona retrocessione. La salvezza arriverà a una giornata dalla fine del torneo grazie al successo in trasferta sull'Atalanta. Nel 2000/01 la società bianconera viene coinvolta nello scandalo dei passaporti falsi. In merito a questa vicenda la Commissione disciplinare a giugno 2001 delibera la squalifica per un anno per i quattro brasiliani Alberto, Warley, Jorginho e Da Silva; tre miliardi di multa per la società; l'inibizione fino al 30 giugno 2003 per il dirigente Gino Pozzo e fino al 31 ottobre 2001 per il segretario Sigfrido Mercatti; il proscioglimento per il d.s. Pierpaolo Marino. La società bianconera farà comunque ricorso alla CAF.
Per la stagione 2001/02 la società bianconera cede Stefano Fiore e Giuliano Giannichedda alla Lazio. La squadra viene affidata al tecnico inglese Roy Hodgson, chiamato a gestire un gruppo foltissimo di stranieri. Il rendimento dell'Udinese, in particolare al Friuli, è disastroso, tanto che Hodgson a dicembre viene esonerato e sostituito da Giampiero Ventura, il quale conduce i bianconeri alla salvezza, conquistata con una giornata d'anticipo sulla fine del torneo.
Nel 2002 Pozzo richiama Spalletti, con cui l'Udinese ritorna competitiva ad alti livelli. Il tecnico toscano ha il merito di lanciare giovani interessanti, tra cui Muntari e Felipe, di aver favorito l'esplosione di Pizarro e Iaquinta e di aver dato un gioco brillante e nello stesso tempo concreto alla squadra. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: quinti nel 2002/03, settimi nel 2003/04, nel 2004/05 i bianconeri si qualificano addirittura per la Champions League.
In vista del 2005/06 Spalletti lascia Udine sostituito da Serse Cosmi. La compagine friulana compie un'impresa storica passando i preliminari di Champions League ai danni dello Sporting Lisbona e accedendo alla fase a gironi. Inserita nel gruppo con Barcellona, Werder Brema e Panathinaikos, sfiora il colpaccio, ma si deve accontentare del terzo posto che significa eliminazione e ingresso in Coppa UEFA. In campionato i risultati latitano e con l'avvento del nuovo anno Cosmi viene esonerato. Gli subentra Loris Dominissini con Sensini che sveste i panni del calciatore per vestire quelli del collaboratore tecnico. Dopo un inizio promettente, la compagine friulana inanella una serie di prestazioni negative. Eliminata negli ottavi di UEFA dai modesti bulgari del Levski, cade in una crisi profonda, che culmina con le dimissioni dei due tecnici. Per salvare il salvabile Pozzo chiama Giovanni Galeone, artefice della promozione in A dei bianconeri nel 1994/95. La scelta si rivela azzeccata: Galeone rigenera mentalmente il gruppo e apporta qualche modifica tattica. I frutti del nuovo lavoro si vedono già in Coppa Italia, in cui l'Udinese viene sì eliminata dall'Inter, ma giocando una partita orgogliosa e sfortunata. In campionato in otto gare raccoglie 15 punti, risollevando la classifica e ottenendo la salvezza con qualche giornata d'anticipo.