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Turco.

Relativo alla Turchia, che riguarda i T.: l'industria t. ║ Abitante, nativo della Turchia: i T. dell'Anatolia centrale. ║ In senso più generale, che è proprio delle diverse popolazioni note con il nome di t.: le civiltà t. ║ Fig. - Parlare t.: parlare in modo difficilmente comprensibile. ║ Fig. - Fumare come un t.: fumare eccessivamente, con allusione all'uso smoderato che in Turchia si fa del tabacco. ║ In alcune espressioni popolari, con riferimento ai T. dell'Impero ottomano e ai conflitti tra Cristianesimo e Islam, sottolinea il carattere blasfemo o oltraggioso di determinati comportamenti nei confronti della religione cristiana: bestemmiare come un t. Alla t.: di usanze o oggetti caratteristici della Turchia. ║ Fare il caffè alla t. o il caffè t.: con caffè macinato finemente, che resta a lungo in sospensione nell'infuso e si deposita molto lentamente. ║ Sedere alla t.: sulle gambe incrociate. ║ Latrina alla t.: tipo di latrina per strutture pubbliche a uso collettivo (scuole, stazioni ferroviarie, caserme, ecc.), con vaso piatto a livello del pavimento (vaso alla t.), costruito per lo più in ghisa porcellanata e fornito di due pedane leggermente rialzate e di un orifizio di scarico. ║ Nodo t.: in riferimento ai tappeti, è sinonimo di nodo ghiordes (V. GHIORDES). ║ Bagno t.: V. BAGNO. ║ Gran t.: titolo che gli Occidentali attribuivano al sultano dell'Impero ottomano. • Bot. - Grano t. o, più comunemente, granturco: sinonimo di mais (V.), dove t. indica la provenienza da Paesi lontani. • Arred. - Divano alla t.: sinonimo di sultana (V.). Letto alla t.: letto basso, privo di spalliere, utilizzabile durante il giorno come divano. • Mus. - Stile alla t.: stile musicale assai diffuso nel XVIII sec. e all'inizio del XIX sec., ispirato alla musica dei giannizzeri e caratterizzato da una struttura semplice di tipo militaresco e fragoroso, nonché da un ampio utilizzo di strumenti a percussione quali la grancassa, i piatti, i sonagli e il triangolo; impiegato, tra l'altro, da L. van Beethoven, diede il titolo al famoso finale della sonata per pianoforte in la maggiore K 331 di W.A. Mozart. • St. - Popolazioni t.: le genti t. meglio conosciute e storicamente a noi più prossime sono i T. ottomani, che rappresentano in realtà soltanto un ramo di una grande compagine di popoli, stanziati originariamente nell'Asia centrale e orientale e da qui affluiti in età storica verso Occidente. Accomunate da singoli tratti ma non da stretti vincoli di parentela ai popoli mongoli, le genti t. non hanno invece alcuna affinità con i popoli ugro-finnici e con antichi popoli scomparsi dell'Asia Anteriore (Sumeri e Ittiti), contrariamente a quanto ipotizzato da alcune teorie scientifiche. Le prime notizie certe sui popoli t. risalgono al VI sec. d.C. A quest'epoca, infatti, antiche genti di questa razza, stanziate nell'attuale Mongolia e conosciute sotto i nomi di Turk e di Oghuz, diedero vita al primo Impero t., del quale si sono conservate tombe e iscrizioni ai capi Kul-Teghin e Bilgä Qaghān, che rappresentano le più antiche testimonianze archeologiche e linguistiche dei popoli t. Nell'VIII sec. gli Oghuz furono annientati da un altro gruppo di genti t., gli Uiguri, che si stabilirono in Mongolia e vi regnarono per circa un secolo; nel frattempo, una seconda ondata di Uiguri occupò i territori corrispondenti all'attuale Turkestan orientale, dove fondò un piccolo Regno che sopravvisse fino al sopraggiungere dei Mongoli nel XIII sec. Oltre a turchizzare l'odierno Turkestan, gli Uiguri vi diffusero la religione manicheista e diedero notevole impulso alle attività culturali. In un secondo tempo nel loro Regno penetrò anche il Buddhismo, mentre in ambito artistico trovarono originale riflesso gli influssi dell'Ellenismo (monumenti e manoscritti di Turfan). Sin dall'VIII sec., questi e altri gruppi t. erano entrati in contatto con l'Islam, ritardandone peraltro la diffusione in Asia centrale; solo a partire dal IX sec., in seguito alla conversione in massa alla religione islamica, essi iniziarono a venire gradualmente integrati nella civiltà musulmana, dapprima come semplici soldati mercenari dei califfi, poi con ruoli sempre più prestigiosi, fino a ricoprire le cariche di governatori di province e fondatori di dinastie e Stati indipendenti. La prima dinastia di rilievo fondata dai T. musulmani fu quella dei Gasnavidi (secc. X-XI), che ampliò il suo dominio fino all'India. Alla dinastia dei Gasnavidi subentrò nella seconda metà dell'XI sec. quella dei Selgiuchidi; stanziatisi in Iraq, in Armenia, in Asia Minore e nelle regioni occidentali del Turkestan, divennero la forza predominante dell'Oriente musulmano, assoggettarono il califfato di Baghdad e inflissero una pesante sconfitta all'imperatore di Bisanzio nei pressi di Manzikert (1071), dando così inizio al processo di assorbimento dell'Anatolia nell'area di influenza t. Dapprima unitario e compatto, l'Impero dei Selgiuchidi si frazionò successivamente in una serie di emirati e principati minori (Iraq, Kirmān, Siria, Asia Minore), il governo dei quali fu affidato a rami laterali della famiglia, e poi anche a loro ufficiali e luogotenenti (atābeg). Nel XIII sec., il predominio dell'Islam e dell'elemento t. nell'Asia Anteriore fu seriamente minacciato dal sopraggiungere dei conquistatori Mongoli. Ma sia l'Islam sia i T. riuscirono a sopravvivere; difatti, mentre il primo assimilò fin dalla fine dello stesso secolo gli invasori giunti dalle steppe asiatiche, i secondi, in virtù della valentia dimostrata in battaglia, risultarono tra i vincitori e andarono a ricoprire importanti cariche militari e amministrative. In questo modo, mentre alcuni Stati di origine mongola furono rapidamente assorbiti nell'area di influenza culturale e linguistica t., altri, che pur vengono considerati mongoli, furono in effetti t. sia per stirpe sia per cultura: è questo il caso, per esempio, dello Stato fondato da Tamerlano nel XIV sec, da cui trasse origine nel secolo successivo quello dei Moghūl in India. Nel frattempo, con l'esaurirsi del sultanato selgiuchide (secc. XI-XIII), in Anatolia andava affermandosi la dinastia t. degli Osmanli, prossimi fondatori dell'immenso Impero ottomano. Soggetti in passato ai Selgiuchidi, questi costituirono all'inizio del XIV sec. un potente sultanato autonomo, alla cui progressiva espansione verso Occidente fece riscontro il succedersi delle capitali Bursa (1326), Adrianopoli (1361), Costantinopoli (1453). Dopo la costituzione della Repubblica di Turchia (1923), i T. ottomani si concentrarono nella loro sede nazionale dell'Anatolia e di parte della Tracia, dove formano tuttora un compatto nucleo etnico (circa 25 milioni di t.). Altri cospicui raggruppamenti di t. sopravvivono all'interno di Stati più vasti, quali il Turkmenistan, l'Uzbekistan, l'Azerbaigian, le Repubbliche degli Iacuti, dei Kirghisi e dei Kazachi, e quelle di Georgia e di Armenia. Nuclei t. più o meno consistenti esistono, infine, in Bulgaria, Romania, Turkestan cinese e Cina. Oggi i T., o i parlanti lingue t., ammontano complessivamente a più di 45 milioni. • Lett. - All'interno della letteratura t. è possibile identificare diversi filoni, ciascuno dei quali costituisce il prodotto originale di un determinato gruppo socio-culturale t. in una fase ben precisa del suo sviluppo storico. Accanto a una produzione letteraria preislamica, troviamo infatti una letteratura islamica dell'Asia centrale e del Turkestan, una islamica ottomana medioevale e moderna, e svariate altre moderne di diversi nuclei t. situati oltre i confini della Turchia. A partire dall'VIII sec., con l'aumentare delle affinità tra i vari idiomi del t., tutti questi tipi di letterature trovarono, per lo meno a livello linguistico, un fondamento comune. Nella produzione letteraria preislamica rientrano i primi documenti linguistici e letterari in t. a noi pervenuti, vale a dire le iscrizioni dell'Orkhon (Mongolia): datate VIII sec., queste ultime sono scritte in t. antico, nell'alfabeto runiforme, e affrontano tematiche guerriere e funerarie. Alla fase preislamica dello sviluppo letterario (secc. IX-XII) appartengono anche i testi rinvenuti al principio del XX sec. nel Turkestan orientale, costituiti per lo più da traduzioni di argomento religioso e redatti in t. uigurico in svariati caratteri (runiformi, uigurici, manichei, siriaci, sgodiani, ecc.). Gli inizi della letteratura musulmana del Turkestan e dell'Asia centrale vanno ricercati nell'XI sec. presso la corte dei Qarakhanidi di Transoxiana e del Turkestan. Scritta in caratteri arabi, questa produzione letteraria trovò la sua prima elevata espressione nel trattato gnomico-didattico La scienza che dà la felicità, dedicato all'arte del governare. Attribuito al ministro del sultano di Kashgar, Yūsuf, questo trattato segue gli schemi metrici arabo-persiani di tipo quantitativo e, al pari di alcune altre opere nate nella fase iniziale della letteratura musulmana, utilizza il t. arcaico di Kashgar. Un successivo stadio di sviluppo della letteratura musulmana si ha con la produzione t. orientale o ciagataica, così denominata dal sovrano mongolo Chagatāi, figlio di Genghiz khān. Fiorita nel Turkestan tra il XIV e il XVI sec., la letteratura ciagataica ebbe i suoi massimi rappresentanti in Rabghuzi, autore di Storie di Profeti, negli anonimi autori del Libro di Bakhtiyār e del Libro della Scala e, soprattutto, nel poeta e ministro timuride ‘Alī Shīr Nevāi, autore di opere in persiano e t. orientale. Notevoli, per il loro interesse storico oltre che letterario, sono anche gli scritti autobiografici di Bāber (1483-1530), capostipite della dinastia moghūl in India. Dall'evoluzione del t. ciagataico di questo periodo è nato l'uzbeco, la lingua letteraria utilizzata attualmente dai T. dell'Uzbekistan. Tra le più importanti letterature islamiche, la produzione letteraria ottomana si sviluppò in Anatolia tra la fine del XIII sec. e gli inizi del XIV sec., nel periodo in cui la dinastia degli Osmanli cominciava ad affermarsi a discapito di quella, ormai prossima all'esaurimento, dei Selgiuchidi. Incentrata dapprincipio su tematiche prevalentemente religiose, questa letteratura ebbe i suoi primi rappresentanti nei poeti misticheggianti Yūnus Emre, Gülshehrī e `Ashiq Pascià. A questa iniziale fase mistica subentrò, a partire dal XV sec., un periodo di grande artificiosità, durante il quale l'attività letteraria si legò agli ambienti di corte e si arricchì, sotto l'influsso della tradizione persiana, di nuove forme e contenuti. Prodotti tipici di questa seconda fase cortigiana, che si protrasse fino agli inizi del XIX sec. ricalcando le sorti dell'Impero ottomano nella sua ascesa e involuzione, sono i canzonieri. Tra i massimi esponenti della poesia cortigiana vanno menzionati, oltre agli stessi sultani Solimano il Magnifico e Selīm I, Sheikhī, Ahmed Pascià e Negiāti per il Quattrocento, Fuzūlī e Bāqī per il Cinquecento, Nef`ī, Thābit e Nābī per il Seicento, e Nādim e Ghālib per il Settecento. Incentrate soprattutto sui temi dell'amore, del piacere e della bellezza armonica della natura, le opere di questi artisti si caratterizzano per una spiccata tendenza alla stilizzazione e alla perfezione formale, lasciando solo a tratti trapelare il sentimento personale ed elementi di critica bonaria nei confronti della realtà. Anch'essa enfatica e artificiosa, la produzione in prosa ottomana raggiunse il punto più alto con Āship Pascià Zāde e Evlivà Cèlebi, autori il primo di componimenti a carattere storico (XV sec.) e il secondo di interessanti resoconti di viaggio (XVII sec.). Non privi di meriti artistici sono, infine, i trattati di governo e amministrazione di Lutfī Pascià, risalenti al XVI sec. Parallelamente alla letteratura aulica e indipendentemente da essa, aveva nel frattempo preso forma una tradizione letteraria popolare caratterizzata dall'uso della quartina e della metrica t. nazionale; la personalità più rappresentativa fu il poeta Qaragiaoghlan (XVII sec.). Nel corso del XIX sec., in concomitanza con la crisi dell'Impero ottomano e la sempre più massiccia penetrazione di elementi occidentali, l'antico filone aulico giunse gradualmente all'esaurimento, lasciando il posto a una nuova e moderna letteratura. Attuando un radicale cambiamento delle direttive linguistiche, stilistiche e tematiche che avevano caratterizzato la produzione dei secoli precedenti, quest'ultima rinunciò agli eccessivi arabismi e persianismi e alla pomposità formale, adottando la semplice lingua parlata e uno stile lineare e scorrevole, più confacenti alla trattazione dei nuovi generi letterari importati dall'Europa, quali la novella, il romanzo e il teatro. In questa fase iniziale, coincidente peraltro con il periodo delle riforme, questa moderna produzione letteraria fu rappresentata da `Akif Pascià, Ibrāhīm Shināsī e, in particolare, da Nāmiq Kemāl (1840-1888), promotore della corrente romantica e patriottica e autore del primo dramma nazionale t., Patria ovvero Silistria (1873). Altro esponente di rilievo del Romanticismo fu l'autore lirico e drammatico `Abd ül-Haqq Hāmid (1851-1973). Il tramonto dell'Impero e la successiva proclamazione delle Repubblica t. segnarono, al principio del XIX sec., l'inizio di una nuova fase, ancor più radicale della precedente: quella della letteratura nazionale. Tra i principali autori citiamo, anteriormente alla rivoluzione kemalista, il novellista Ömer Seyfeddin (1884-1920) e il filosofo e teorico del nazionalismo t. Ziyà Gök Alp (1875-1924). Al primo periodo della nuova Turchia laica e repubblicana risale l'attività dei poeti Mehmed `Akif (1873-1936), Yahya Kemal (1884-1959) e Nazim Hikmet (1902-1963), nonché quella dei romanzieri Edip Halide (1884-1964), Yakup K. Karaosmanoğlu (1889-1974), Refik Hālit Karay (1888-1965) e Reshat Nuri (1889-1956). Ormai rinnovata nella forma e nei contenuti, la letteratura t. ebbe altri notevoli rappresentanti nel romanziere Yasar Kemal e in Necati Cumali, autore del romanzo Monti in rovina (1996), incentrato sulla Bosnia. Oltre alla letteratura osmanica, nel vasto panorama letterario moderno spiccano le singole produzioni dei nuclei t. inclusi un tempo nell'ex Unione Sovietica, quali quella àzeri dei T. di Transcaucasica, quella uzbeca, quella turkmena. Più che per i loro esponenti, queste letterature erano conosciute per le tendenze generali che le contraddistinguevano: sciovinismo integrato nel Marxismo, diffusione del socialismo economico, accentuazione degli aspetti epici indigeni. Dopo lo sfaldamento dell'Unione Sovietica, le letterature delle Repubbliche t. transcaucasiche adottarono un nuovo orientamento, che le condusse a prendere atto degli antichi legami linguistici e culturali con i T. occidentali e a sostituire le tematiche antireligiose con quelle islamiche. • Ling. - Lingue t.: le lingue t. costituiscono, unitamente a quelle mongoliche, al manciù e al tunguso, la grande famiglia linguistica altaica, a sua volta riconducibile al gruppo maggiore delle lingue uralo-altaiche. In particolare, le lingue t. si suddividono in due raggruppamenti principali, caratterizzati il primo dalla presenza del fonema s- al posto del prototurco iniziale *j-, e il secondo dalla conservazione del fonema prototurco originario. Al primo gruppo appartengono il ciuvascio, diffuso nella Repubblica dei Ciuvasci e nelle regioni russe di Kazan', Samara e Saratov, e lo iacuto, parlato nella Repubblica degli Iacuti e comprendente un tempo anche il bulgaro-t., vale a dire la lingua oggi scomparsa utilizzata dai Bulgari prima della loro slavizzazione. Il secondo gruppo, ulteriormente suddiviso in quattro sottogruppi dialettali, include: i dialetti siberiani, utilizzati da Tatari, Telenti e Caragassi; i dialetti dell'Asia centrale, parlati da Kirghisi, Uzbechi, Sarti, Turcomanni; i dialetti del Mar Nero, tra i quali rientra l'osmanico; i dialetti del Volga. La funzione di lingua letteraria e ufficiale della Turchia è svolta dal dialetto osmanico; denominato semplicemente come t., quest'ultimo utilizza il sistema alfabetico latino, adottato dal 1928 al posto di quello arabo.