Pseudonimo di
Carlo Alberto Salustri. Poeta
dialettale italiano. Esordì nel 1889 con la raccolta di poesie in
dialetto romanesco
Stelle de Roma e dal 1890 circa pubblicò alcuni
sonetti sul “Messaggero” (al quale collaborò poi a lungo) e
sul “Don Chisciotte”; nel 1895 diede alle stampe un altro volume,
Quaranta sonetti romaneschi, seguito da una lunga serie di raccolte
poetiche, dapprima nella forma classica del sonetto (
Altri sonetti, 1898;
Caffè-concerto, 1901;
Er Serrajo, 1903), quindi
caratterizzate da una maggiore libertà metrica (
Nove poesie, 1910;
Ommini e bestie, 1914;
Lupi e agnelli, 1919;
La gente,
1927;
Giove e le bestie, 1932;
Acqua e vino, 1944-45). La poesia
di
T., caustica e scettica ma a tratti anche semplicemente divertita o
venata di malinconia, descrive la vita quotidiana dei ceti borghesi e
piccolo-borghesi di Roma, cogliendone lo stridente contrasto fra verità e
apparenza e creando figure e bozzetti vivaci. Con gli anni
T. si
accostò al genere della favola e dell'apologo (al quale era predisposto
per la sua ispirazione moraleggiante e la predilezione della forma
epigrammatica), talvolta come parodie di favole classiche, ma più spesso
come invenzioni del poeta fondate sull'osservazione della realtà romana.
Anche il lessico della poesia trilussiana conobbe una graduale semplificazione,
mentre il dialetto romanesco assunse sempre più la funzione di
contrappunto ironico. Oltre alle poesie (raccolte nel 1951 in
Tutte le
poesie),
T. scrisse anche alcune novelle (Roma 1871-1950).