Il cambiamento di figura, di aspetto o di
espressione. • St. delle rel. -
T.
di Gesù: nella
tradizione cristiana, lo stato glorioso in cui Gesù apparve ad alcuni dei
suoi discepoli in compagnia di Mosè ed Elia, mentre una voce dal cielo lo
proclamava il Figlio prediletto di Dio. L'episodio, che rimanda in numerosi
punti a quello del battesimo di Gesù e della sua Resurrezione, è
narrato dai tre Vangeli sinottici (
Matteo 17, 1-13;
Marco 9, 2-13;
Luca 9, 28-36). Presi con sé i discepoli Pietro, Giacomo e
Giovanni, Gesù si ritirò su un monte e si trasfigurò
dinanzi a loro: il suo volto divenne brillante come il sole e le sue vesti
candide come la luce. Apparvero anche Mosè ed Elia, in conversazione con
Gesù; fu allora che una nube luminosa si posò sopra di loro e una
voce proveniente dal cielo proclamò: “Questi è il mio Figlio
diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo!”. Udite queste
parole, i discepoli caddero con il volto a terra, in preda a un sommo terrore. A
partire dal IV sec. la tradizione ha identificato il monte con il Tabor, che
sovrasta la pianura di Esdrelon: nella stessa epoca su quel monte fu edificato
un santuario in commemorazione dell'evento. Secondo alcuni commentatori moderni,
invece, l'episodio avrebbe avuto luogo sul Monte Ebron, presso Cesarea di
Filippo. La
T.
di Gesù è commemorata da varie Chiese
cristiane con una festa omonima, che nella Chiesa latina cade il 6 agosto. Tale
festività, che fu fissata definitivamente a partire dal XV sec.,
corrisponde molto probabilmente a quella della dedicazione del santuario del
Tabor. • Icon. - Le prime raffigurazioni in pittura e scultura della
T.
di Cristo risalgono al VI sec. e affondano le loro radici
nell'arte orientale. Come anche la Crocifissione, la
T.
fu
rappresentata dapprima indirettamente, in forma simbolica: nel mosaico absidale
di Sant'Apollinare in Classe, a Ravenna (VI sec.), troviamo una croce gemmata
inserita in un cerchio, simboleggiante la figura di Cristo, e tre agnelli
simboleggianti i tre apostoli, mentre dalle nuvole emergono i busti dei profeti.
Alla stessa epoca, tuttavia, appartengono anche esempi in cui il Cristo
trasfigurato e gli apostoli appaiono nelle sembianze umane: è il caso di
alcuni mosaici che si trovano nella chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli
(distrutta, ma descritta da fonti storiche) e nel monastero di Santa Caterina
sul Monte Sinai. In genere il Cristo appare inserito in una mandorla. Nell'arte
occidentale, fino al Trecento e oltre, il Cristo fu rappresentato per lo
più eretto in cima a un monte: tale raffigurazione, diffusa soprattutto
in ambiente veneto, si incontra nell'altare d'oro di Sant'Ambrogio a Milano e
nei mosaici dell'arco trionfale dei Santi Nereo e Achilleo a Roma, risalenti al
IX sec.; nel mosaico a Dhafni, nel timpano dell'antico portale di Santiago di
Compostela e nella formella del portale bronzeo di Bonanno Pisano nella
cattedrale di Pisa, del XII sec.; nelle vetrate della cattedrale di Chartres
(XIII sec.), nella tavoletta di Duccio di Buoninsegna (Londra, National
Gallery), nell'affresco dell'Angelico a Firenze (convento di San Marco) e nei
dipinti di G. Bellini (Venezia, Museo Correr; Napoli, Gallerie nazionali di
Capodimonte). Ampia diffusione ebbe anche il motivo del Cristo che si libra al
di sopra della montagna con le braccia distese, nato in ambiente bizantino dalla
contaminazione del tema della
T. con quelli della Resurrezione e
dell'Ascensione; noto fin dal X sec. (
Evangeliario di Ottone III nella
biblioteca nazionale di Monaco), questo motivo fu introdotto nell'arte italiana
da Giotto (Padova, cappella degli Scrovegni), per poi essere adottato da L.
Ghiberti (rilievo della porta del battistero di Firenze), da Raffaello (grande
pala della
T., pinacoteca vaticana) e da Tiziano
(Venezia, San
Salvatore).