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Tino di Camaino.

Scultore e architetto italiano. Formatosi a Siena nell'ultimo decennio del XIII sec., collaborò con Giovanni Pisano all'esecuzione del pulpito di Sant'Andrea a Pistoia (1298-1301). Negli anni seguenti soggiornò a Pisa, dove portò a termine l'Arca di S. Ranieri (1306 circa), la prima opera attribuibile con certezza allo scultore; ad essa fecero seguito il fonte battesimale del duomo (1312), le sculture della Madonna con Bambino (1313-14, Torino, Museo Civico) e la tomba di Arrigo VII, anch'essa nel duomo della città (1315), opere nelle quali le iniziali suggestioni della pittura senese contemporanea lasciano il posto a una più intensa influenza dell'arte di Giovanni Pisano. Nel 1315 T. di C. fece ritorno a Siena, dove lavorò alla realizzazione della tomba del cardinale Petroni (1317-18), opera complessa ma nello stesso tempo armonica, nella quale gli elementi tratti dalla tradizione senese, in particolare dall'opera di Simone Martini, sono reinterpretati e trasfusi in un linguaggio personale, caratterizzato dalla fluidità dei panneggi e dalla saldezza del modellato. Chiamato a Firenze, lavorò nella chiesa di Santa Croce alla tomba di Gastone della Torre, patriarca di Aquileia (1318-19) e nel duomo alla tomba del vescovo Antonio d'Orso (m. 1321); di quest'ultima, in particolare, l'immagine del morto seduto è considerata una delle sculture più riuscite di T. di C. Nel 1323, dopo un breve soggiorno nella città natale per svolgere l'incarico di capomastro dell'opera del duomo, l'artista si trasferì a Napoli, città nella quale svolse un'intensa attività, anche in veste di architetto (capomastro nel castello di Sant'Elmo) e di ingegnere (ampliamento del porto), e rimase fino alla morte. Del periodo napoletano ricordiamo la tomba di Caterina d'Austria (1323, San Lorenzo Maggiore), di Maria d'Ungheria (1325-26, Santa Maria Donnaregina), di Carlo di Calabria (1328, Santa Chiara) e di Maria di Valois (1331, Santa Chiara), nelle quali si ripete un identico modello strutturale, costituito da un sarcofago retto da cariatidi, dall'immagine della defunta giacente, dal gruppo della Vergine; la loro eleganza formale, tuttavia mai eccessiva e ridondante, costituì a lungo un modello per la successiva scultura gotica dell'Italia meridionale (Siena 1280 circa - Napoli 1337).