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Tibaldi, Pellegrino.

(detto anche Pellegrino de' Pellegrini). Architetto, pittore e scultore italiano. Figlio di Tebaldo e fratello di Domenico. La sua prima formazione come pittore ebbe luogo a Bologna, alla scuola del Bagnacavallo. Nelle sue prime opere si può, tuttavia, avvertire anche l'influsso del Parmigianino; significativo, da questo punto di vista, lo Sposalizio mistico di Santa Caterina, risalente al 1545 circa. Intorno al 1547 T. giunse a Roma, dove completò la sua formazione pittorica; importanti, in tal senso, furono l'ingresso nella cerchia di Perin del Vaga e la collaborazione alla decorazione della residenza di Paolo III in Castelgandolfo. A Roma egli, inoltre, poté entrare in contatto con la lezione michelangiolesca (di questa fase è rappresentativa l'Adorazione dei pastori, 1549), attraverso i manieristi della seconda generazione, tra cui spiccava la figura di Daniele da Volterra, che T. affiancò, lavorando nella cappella Della Rovere a Trinità dei Monti. Nel 1555 l'artista fu chiamato a Bologna dal cardinale Poggi, del cui palazzo decorò diversi ambienti. Per il Poggi, T. si impegnò anche nella progettazione e nella decorazione della cappella di famiglia, situata in San Giacomo Maggiore: si segnalano gli affreschi, del 1556-58, con il Concepimento del Battista e la Predica del Battista. Nelle opere bolognesi si evidenzia il ricorso all'illuminismo pittorico, allo scorcio (notevoli gli scorci violenti del ciclo delle Storie d'Ulisse, nel palazzo Poggi, con caratteri anticipatori del Seicento), al luminismo. Dopo un periodo in cui fu impegnato ad Ancona, T. conobbe il cardinale Carlo Borromeo e si trasferì a Milano, mettendo il suo estro artistico al servizio della riforma borromaica. Durante la sua permanenza in Lombardia, l'attività di T. si concentrò nell'ambito dell'architettura. Egli, in genere, preparava i disegni, senza realizzare direttamente le opere; per questa ragione alcune attribuzioni sono tuttora discusse. Nel 1567 T. fu nominato direttore della "fabbrica del duomo" e preparò i disegni per la facciata, per le decorazioni, per il battistero, per diversi altari, per il pavimento a tarsie, fornendo, altresì, il progetto per il cortile dell'arcivescovado. A Milano, inoltre, progettò la chiesa di San Fedele per i Gesuiti (realizzata tra il 1569 e il 1579), la chiesa votiva di San Sebastiano (di cui si dispose la costruzione dopo la peste del 1576, e che fu conclusa nel 1617), la chiesa di San Carlo al Lazzaretto. A Pavia creò i collegi Borromeo (1564-69) e Ghisleri (iniziato nel 1571); i cortili di questi due edifici costituirono un modello a lungo imitato nella regione. Altre opere progettate dall'artista furono il santuario di Rho, la facciata del santuario di Saronno, le chiese di San Gaudenzio a Novara e dei Santi Martiri a Torino. L'impegno di T. in ambito architettonico è caratterizzato dalla volontà di armonizzare con le rigide prescrizioni controriformistiche di Carlo Borromeo l'esigenza di libertà dai canoni del Classicismo e il valore dell'"invenzione"; in quest'ottica si spiegano le soluzioni originali da lui proposte nell'ambito della tradizione michelangiolesca. Non si devono, peraltro, trascurare i suoi riferimenti alla tradizione lombarda e veneta. Nella sua interpretazione dell'architettura, in cui si coglie una riconsiderazione della spazialità romana di ascendenza bramantesca, si crea una relazione gerarchica tra ordini, superficie muraria ed elementi decorativi. Nel 1586 T. fu chiamato in Spagna da Filippo II; qui si trattenne per un decennio, lavorando per l'Escorial: decorazione della cappella, soffitto della biblioteca, chiostro grande. Morì poco dopo il suo ritorno a Milano, consegnando un'eredità fondamentale all'architettura lombarda (Puria di Valsolda, Como 1527 - Milano 1596).
Pellegrino Tibaldi: "Ulisse acceca Polifemo" (Bologna, Palazzo Poggi)