Poeta italiano. Padre di Torquato. Fu
cortigiano al servizio di G. Rangoni, Renata d'Este e Ferrante Sanseverino,
principe di Salerno (dal 1532). Dal 1552 peregrinò per diverse corti e
curie sino al 1569, quando ottenne dai Gonzaga la podesteria di Ostiglia. Fu
autore di un poema in ottave di 100 canti,
Amadigi, scritto tra il 1543 e
il 1557, ma pubblicato nel 1560: il tema dell'opera è tratto
dall'
Amadigi di Gaula (V.) cui
T.
aggiunse altri episodi nel tentativo di sollevare il poema cavalleresco a epopea
eroica, fedele ai dettami controriformistici e aristotelici. Da uno degli
episodi dell'
Amadigi T. ricavò un'opera autonoma, il
Floridante, poema iniziato nel 1566 ma concluso dal figlio Torquato nel
1587; completò inoltre altri testi in cui è frequente l'uso di
schemi metrici antichi come: le
Rime (1560), le
55 Odi, composte
su imitazione di quelle oraziane, la parafrasi in endecasillabi della ovidiana
Favola di Piramo e Tisbe (Venezia 1493 - Ostiglia, Mantova 1569).