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Tappeto.

Drappo, di forma spesso quadrangolare, di tessuto di lana, seta, cotone, o di altre fibre vegetali o artificiali, prodotto con particolari tecniche, un tempo esclusivamente a mano (con la lavorazione a nodi), in seguito anche per mezzo di telai meccanici, e usato come oggetto d'arredamento per coprire pavimenti o tavoli o rivestire pareti. ║ Oggetto simile a un t. per forma e destinazione, prodotto con materiali differenti, a seconda dell'uso specifico che viene fatto dell'oggetto (t. da bagno: prodotto in cotone o spugna, viene posto in bagno, vicino ai sanitari; t.-moquette: V. MOQUETTE; tappetini: in gomma, lana o fibre sintetiche, sono utilizzati per ricoprire l'abitacolo delle automobili). ║ Fig. - Ciò che ricopre in maniera uniforme una superficie piana: il t. erboso del campo di calcio. ║ T. verde: rivestimento fisso o mobile di panno verde posto a ricoprire i tavoli da gioco o i biliardi (per estensione il gioco d'azzardo stesso). ║ Fig. - Mettere una questione sul t.: proporre apertamente la discussione, l'analisi di una questione. • Agr. - T. cernitore: strumento, utilizzato nella tecnica agraria, consistente in un nastro mobile inclinato, che separa le sementi di forma tondeggiante da quelle di forma irregolare. • Mil. - Bombardamento a t.: bombardamento praticato durante la seconda guerra mondiale da formazioni numerose e compatte che si abbatteva sistematicamente su un'intera zona. • Spett. - Esercizi al t.: specialità del circo che si eseguono a terra su una zona della pista coperta da una stuoia o da un t.; tra queste specialità rientrano gli esercizi dei contorsionisti, dei saltatori e dei giocolieri. • Sport - Specie di quadrato imbottito che ospita i combattimenti di lotta greco-romana. ║ Nel pugilato, telone che ricopre la piattaforma del ring allo scopo di evitare le scivolate e attutire le cadute dei pugili. • Tecn. - Nelle costruzioni stradali, strato di piccolo spessore, e di vari materiali, posto a copertura del manto stradale (rientrano in questa categoria i t. bituminosi). • Trasp. - T. mobile o scorrevole: V. TAPIS ROULANT. • Encicl. - Le origini del t. si perdono nella notte dei tempi. Il più antico frammento di t. rinvenuto, il t. bianco di Pazyryk (conservato nell'Ermitage di San Pietroburgo), risale ai secc. V-IV a.C., ma sicuramente la nascita del t. è ben più antica, se si considera che, in Egitto, già nel 3000 a.C. venivano confezionati tessuti destinati alla copertura dei pavimenti, e che anche gli Assiri e i Babilonesi si distinsero nella tessitura di t. Particolare incertezza regna sulle istanze che avrebbero propiziato la creazione del t.: una teoria fa risalire la sua nascita all'opera di antiche popolazioni nomadi di pastori, le quali avrebbero creato questi manufatti, con l'ausilio di rudimentali telai, per proteggersi dal freddo del terreno. Un'altra teoria, invece, attribuisce la creazione del t. a popolazioni primitive, ma stabili, che avrebbero avuto l'intenzione di dotare le loro dimore di un oggetto ornamentale. Il luogo di nascita del t. annodato a mano dovrebbe individuarsi nel Turkestan: Persia, Caucaso, Anatolia e Cina (e successivamente India) avrebbero mutuato dalla regione d'origine la tecnica di lavorazione. Nell'età antica il t. fu molto apprezzato come oggetto di lusso dai Greci e da altri popoli del bacino Mediterraneo, come Etruschi e Romani; questi ultimi erano particolarmente attratti dai t. prodotti a Mileto (con decorazioni geometriche, floreali e a figure) e a Pergamo (con fili d'oro). Il t., comunque, si configurò, sin dalle origini, come un tipico prodotto orientale e si legò successivamente alla civiltà islamica. Nei secc. XVI-XVII anche le grandi manifatture di corte si aprirono alla produzione di t., secondo tecniche e disegni più raffinati; si ricorderanno a questo proposito alcune dinastie sotto le quali vennero creati splendidi drappi: quella dei Safawidi in Persia, quella degli Ottomani in Anatolia, quella dei Mamelucchi in Egitto, quella dei Moghūl in India. Fino alla seconda metà del XVIII sec., in Oriente, nella produzione dei t. si continuarono a seguire i tradizionali metodi di produzione; in seguito i colori artificiali (all'anilina e poi al cromo) cominciarono a sostituire i colori naturali (si usavano, ad esempio, la cocciniglia, il succo di ciliegia e la robbia tinctoria per riprodurre il rosso, la scorza d'indaco per l'azzurro), mentre influenze occidentali cominciavano a insinuarsi nei metodi decorativi delle varie regioni. Dagli anni Venti e Trenta del Novecento si affermò definitivamente la produzione moderna (fatta salva la produzione nomade), in grado di adeguarsi a tutte le esigenze del mercato e di riprodurre con successo i più svariati motivi, anche quelli più antichi e lontani dalle tradizioni del luogo. ║ T. orientali: si possono raggruppare in base a sei differenti zone di provenienza: Anatolia, Caucaso, Persia o Iran, Turkestan, Asia orientale e India. Caratteristici dell'Anatolia sono i t. da preghiera, di piccolo formato, utilizzati nella religione islamica dai fedeli per la preghiera individuale. La tipica decorazione di questi t. è costituita da una nicchia riprodotta sul fondo, retta spesso da due colonne, sulla quale il fedele si inginocchia rivolto verso La Mecca. La decorazione è spesso completata con altri motivi come l'albero della vita, gli acquamanili, la lampada da moschea. I t. anatolici del periodo aureo (secc. XV-XVII) presentano due differenti filoni decorativi: uno rigidamente geometrico; uno, più raffinato, basato su medaglioni, al cui interno trovano spazio motivi vegetali. Tra i più importanti centri di produzione dei t. anatolici, figurano Ghiordes, Hereke, Isparta, Ladik, Melas, Pergamo, Uşak. I t. del Caucaso si caratterizzano per il disegno geometrico e il formato generalmente piccolo e allungato. Tra i motivi più diffusi troviamo i poligoni, la croce greca, le stelle a sei e otto punte, il pugnale, il pettine, l'uncino, nonché figure di animali molto stilizzate (come il cammello, il drago, il cane). Tra i tipi più notevoli di t. caucasico si segnalano il derbent, il kasak, il kuba, lo shirwān. L'epoca d'oro del t. persiano coincise con il Regno della dinastia dei Safawidi, tra il Cinquecento e i primi decenni del Settecento. Nella confezione dei t. presso le manifatture di corte, nel Cinquecento, venivano utilizzati anche fili d'oro e d'argento. Tra i t. persiani più caratteristici dell'epoca d'oro figurano i t. a giardino, prodotti nella parte settentrionale della Persia, che rappresentano aiuole con piante, ruscelli e animali. Tipici della Persia anche i t. con iscrizioni, nei quali raffinati arabeschi sono creati con i caratteri dell'alfabeto persiano. Alla Persia meridionale appartengono i t. portoghesi, che devono il loro nome ai personaggi europei su navi a vela che vi sono raffigurati. Dalla Persia centrale (importante il centro di produzione di Isfahan) proviene una classe di t. particolarmente preziosi, detti polacchi (furono importati in gran numero, nell'Ottocento, dal principe polacco Czartoryski). Si tratta di t. in seta con intrecci d'oro e argento, con svariate sfumature e tonalità di colore, decorati con motivi araldici e vegetali. Dalla fine del Seicento, per la produzione del t. persiano cominciò l'epoca del declino. Attualmente il t. persiano si distingue per la vasta gamma di colori, l'annodatura fine (si ricorre in genere a una lavorazione con nodo asimmetrico, detto senneh), i motivi naturalistici della decorazione. Negli esemplari della produzione nomade troviamo anche una decorazione di tipo geometrico e stilizzato. I t. del Turkestan presentano, su un fondo generalmente rosso, una decorazione geometrica e astratta, con motivi come la rosa di Salor, il piede di cammello, il trifoglio. In Cina, dove l'annodatura sarebbe stata introdotta soltanto nel XIV sec., le esecuzioni più pregevoli risalgono al periodo Ming e Ch'ienlung. Per il t. cinese si utilizza il nodo senneh e si ricorre per lo più a un solo colore nelle sue varie tonalità. Non vi sono specificità regionali. La decorazione è di carattere simbolico (il drago, ad esempio, simboleggia Dio e la natura, la nuvola rappresenta l'immortalità). In India la produzione di t. raggiunse i suoi risultati maggiori sotto la dinastia dei Mogol. Nel t. indiano (agra, kashmīr), che presenta un'annodatura particolarmente fitta, si colgono notevoli influssi persiani non soltanto in relazione alla tecnica utilizzata per l'annodatura, ma anche per il carattere floreale e naturalistico della decorazione. ║ T. europei: in Europa la produzione di t. annodati venne introdotta dall'Oriente nel periodo delle crociate. In Francia si segnalò, in età medioevale, la produzione di t. vellutati. Un ruolo centrale ebbe, comunque, la celebre manifattura della Savonnerie, che, unitamente a quella della Grande Galerie del Louvre e di Aubusson (in cui si praticava la lavorazione ad ago), a partire dal XVII sec., seppe progressivamente emanciparsi dalla maniera orientale per dar vita a una produzione originale, per la quale, sul piano ornamentale, si trasse ispirazione dalla coeva arte decorativa, privilegiando i motivi architettonici. Nel XVIII sec. si diffuse la tendenza ad armonizzare i t. con la decorazione dei soffitti neoclassici. Se in Francia la produzione di t. risale al Medioevo, in Inghilterra il t. orientale conobbe una sua diffusione solo nel XVII sec.; alla produzione di t. annodati, con motivi mutuati dal Medio Oriente, si affiancò una produzione ad ago che si richiamava all'antica arte locale del ricamo. Diversi motivi decorativi caratterizzarono, in seguito, i t. d'oltremanica; dapprima soggetti mitologici, fiori, animali, poi carte geografiche e mappe, secondo il gusto cinese e motivi ispirati alle manifatture francesi. Il primo Paese europeo ad apprendere la tecnica dell'annodatura fu, comunque la Spagna; la produzione iberica ricorreva a diversi tipi di nodi e privilegiava, tra i colori, il rosso, il giallo, l'azzurro. Nel periodo arabo i t. spagnoli accostavano motivi geometrici importati dall'Oriente (gli ottagoni moreschi) a soggetti animali e vegetali d'ispirazione occidentale. Caduti in disuso nel periodo gotico, i motivi orientali tornarono in auge durante l'età rinascimentale. Il periodo di maggior splendore nella produzione spagnola abbraccia i secc. XVI e XVII. Anche in Italia, nella produzione di t., introdotta nel Quattrocento fu fondamentale l'imitazione dei modelli orientali. Tra i centri più attivi della nostra penisola, in quest'arte, si segnalano, Firenze, Modena, Napoli, Perugia, Roma, Venezia e Correggio. In Abruzzo, Calabria e Sardegna si utilizzava una tecnica che prevedeva il ricorso sia all'annodatura sia alla tessitura. Significativa è, nel nostro Paese, la produzione di tessuti rustici, tuttora presente, in alcune località come Pescocostanzo, in Abruzzo (motivi tipici del leone, dell'agnello, del liocorno, della fontana, dell'amore), Nule, Sarule, Samugheo in Sardegna, Erice in Sicilia (frazzate), nonché nella Valtellina e nella valle di Arigna (pezzotti). Altri Paesi europei da ricordare per la produzione di t. sono la Finlandia, la Grecia, la Romania e la Bosnia. • Artig. - Per quanto riguarda le modalità di fabbricazione dei t., diverse sono le tecniche storicamente sviluppatesi; la prima grande distinzione è tra la produzione a mano e la produzione meccanica. Nei t. prodotti a mano è fondamentale l'annodatura, con la quale si uniscono i fili dell'ordito, così da realizzare degli occhielli che vengono tagliati e che formano il vello, la parte superficiale del t. (il quale generalmente presenta anche una frangia e le cimose). Nei t. orientali si ricorre al nodo simmetrico, detto anche nodo semplice o nodo turco, oppure al nodo asimmetrico, noto anche come nodo doppio o nodo persiano. Un terzo tipo di nodo, derivato dagli altri due, viene utilizzato per fissare ai fili dell'ordito i fiocchetti del velluto. Elemento determinante per valutare il pregio di un t. è la fittezza dei nodi (i t. di qualità ordinaria presentano tra i 2.000 e i 2.500 nodi per dmq; gli esemplari più raffinati, invece, possono arrivare fino a 20.000-40.000 nodi). La produzione meccanica di t. può effettuarsi mediante un telaio meccanico, oppure servendosi di macchina tufting o di feltratrice ad aghi. La produzione di t. su telai meccanici risale alla seconda metà dell'Ottocento e ha conosciuto graduali perfezionamenti; attualmente ci si serve di telai speciali ad annodatura meccanica che, pur non raggiungendo la raffinatezza dei lavori eseguiti a mano, consentono una valida imitazione dei t. orientali. Questi t. prodotti al telaio assumono per lo più il nome di t. a ferri e possono presentare pelo riccio o pelo tagliato; a determinare questa caratteristica è il passaggio degli orditi sopra apparati metallici, denominati appunto ferri (attivati senza necessità di intervento manuale), mentre al telaio spetta la formazione del tessuto di fondo e l'inserimento del pelo. I t. prodotti mediante feltratrice ad ago si basano su un fondo di iuta o di altro materiale, su cui viene legato mediante feltratura ad aghi un vello di fibre, composto da più veli di corda. Si tratta di t. resistenti e particolarmente adatti ai pavimenti (come il t.-moquette). Un altro metodo di lavorazione dei t. consiste nell'incollaggio; in questo caso ci si avvale di un meccanismo formato essenzialmente da una catena (dotata di sottili lame), trascinata da due ruote, e da un distributore di colla. Un forno a raggi infrarossi, solidificando la colla, perfeziona la legatura tra il tessuto di fondo e il filo di pelo. Molto importanti sono, in generale, le operazioni di rifinitura, più semplici per i t. lavorati a mano (spazzolatura, lavaggio in acqua, asciugatura al sole), più complesse per i t. fabbricati con mezzi meccanici. Fibre come la lana, il cachemire, il pelo di cammello, la seta sono usate per la fabbricazione di t. a mano e di alcuni t. confezionati su telaio meccanico; per gli altri sistemi di fabbricazione si fa massiccio ricorso a fibre sintetiche o tecnofibre, che presentano caratteristiche soddisfacenti e costi più contenuti. • Biol. - In istologia, lamina di tessuto, altrimenti nota come tapetum, costituita da alcuni strati continui di cellule giustapposte, talvolta collegate da strutture giunzionali. Spesso questa lamina funge da copertura o da protezione. ║ T. lucido (tapetum lucidum) o t. della coroide: nell'occhio di svariati mammiferi, membrana che si sviluppa sulla superficie interna della coroide e riflette la luce verso l'esterno, facendo apparire fosforescente l'interno dell'occhio. Se tale membrana è costituita da un unico denso strato o da più strati giustapposti di cellule contenenti cristalli riflettenti prende il nome di t. cellulare (come nei mammiferi carnivori e nei pesci); qualora invece sia formata da fibre sottili (come nei mammiferi ungulati e nei cetacei), viene chiamata t. fibroso. ║ T. nero (tapetum nigrum): nei vertebrati, epitelio pigmentato della retina dell'occhio. • Anat. umana - Nell'encefalo, lo strato di fibre mielinizzate, derivanti dal corpo calloso, che, a livello del ventricolo telencefalico, contribuiscono a formare il tetto e la parete laterale del corno posteriore e la parete laterale del corno inferiore. • Bot. - Nelle fanerogame e nelle pteridofite, strato di cellule con funzione trofica che avvolge il tessuto sporifero degli sporoteci. ║ Strato di cellule nutritive, ricche di plasma e spesso polinucleate, che ricopre le logge dell'antera, sotto l'endotecio. Durante la costituzione della spessa membrana delle microspore, questo strato evolve trasformandosi o in t. di secrezione, in cui le cellule si conservano inalterate nella medesima posizione fino alla maturità delle spore, o in t. ameboide, nel quale le cellule vanno incontro a una degradazione e il loro protoplasma penetra fra le spore immature formando una sorta di sincizio cellulare.