Uomo politico italiano. Docente di Diritto
all'università di Pisa (1726-35), sostenne in vari opuscoli la
provenienza da Amalfi delle
Pandette pisane. Fattosi notare dal duca di
Parma, Carlo di Borbone, per alcuni scritti politico-giuridici in difesa dei
diritti della Spagna e contro il diritto d'asilo, seguì costui a Napoli,
divenendone consigliere del Collaterale e quindi ministro di Giustizia (1752).
Nominato ministro degli Esteri e della casa reale nel 1754, quando Carlo
salì sul trono spagnolo (1759)
T. assunse una posizione di primo
piano nel Governo napoletano, facendosi promotore di una politica riformatrice
orientata verso una decisa lotta anticurialistica (riduzione del numero dei
monasteri, abolizione dell'Inquisizione, soppressione dei Gesuiti, ecc.) e verso
una politica di limitazione di abusi e privilegi nella vita del Regno. A lui si
deve anche il Trattato austro-napoletano (1759). Entrato in contrasto con la
sposa del re, Maria Carolina d'Austria, fu costretto a lasciare il suo potere
nel 1776 (Stia, Arezzo 1698 - presso Napoli 1783).