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Stucco.

(dal longobardo *stuhhi: intonaco). Termine con cui si indicano vari tipi di composti plastici adesivi, impiegati per lavori di stuccatura, sia per preparare livellando superfici esterne prima della lucidatura, sia per eseguire motivi decorativi in rilievo. ║ Rilievo ornamentale, decorazione, scultura ottenuti con lo s. ║ S. da vetraio: pasta morbida, composta di olio di lino, creta e biacca, usata per fissare i vetri alle finestre o gli specchi alle cornici; esposta all'aria, con il tempo si indurisce. ║ Fig. - Rimanere di s.: restare sbalorditi per la meraviglia e la sorpresa. • Arte - Gli scavi effettuati a Creta, specie a Cnosso, relativi al periodo tardo-minoico, portarono alla luce notevoli frammenti di figure di s. a rilievo dipinto. Del periodo miceneo si hanno anche sculture in argilla o in legno ricoperte di s. dipinto. La tomba degli stucchi di Cerveteri testimonia la diffusione dello s. plastico anche in Etruria, mentre il mondo greco-ellenistico, dove tale arte fu altrettanto conosciuta e diffusa, ebbe in Alessandria il maggiore centro di lavorazione. Anche l'arte romana utilizzò ampiamente questo genere di decorazione (tectorium, albarium opus), specie per gli interni, ottenendo effetti impressionistici di grande immediatezza: notevoli in questo senso le decorazioni in s. sui soffitti e sulle pareti di edifici termali a Pompei. Tracce di s. sono presenti anche in moltissime ville e palazzi di Roma e dei dintorni: Domus Aurea, palazzi imperiali, villa Adriana, villa della Farnesina, basilica neopitagorica di Porta Maggiore. L'impiego della decorazione a s. proseguì nell'Alto Medioevo con manifestazioni splendide: al II sec. si ascrivono gli s. della tomba dei Valeri e dei Pancrazi, mentre nel V sec. lo s. interessò l'architettura delle opere maggiori di Ravenna (San Vitale, battistero degli Ortodossi), l'architettura copta e quella siriaca. L'area alpina e subalpina fu toccata da tale tecnica nei secc. VIII-IX: notevolissime le decorazioni di Disentis, Malles, Müstair, Brescia e Cividale e il ciborio di Sant'Ambrogio a Milano. Nel Duecento e nel Trecento le decorazioni scolpite in marmo, in pietra e in legno soppiantarono l'uso dello s., che riprese con le decorazioni plastiche del XVI sec. create dalla scuola di Giulio Romano e Raffaello (palazzo del Te a Mantova, logge vaticane, villa Madama a Roma) ed ebbe una delle sue espressioni più alte nel castello di Fontainebleau (F. Primaticcio). Nel XVI sec. e in età barocca lo s. venne impiegato in grandi decorazioni plastiche, di cui gli esempi più notevoli sono a Roma (palazzo Spada, navata maggiore di San Pietro, sala Regia in Vaticano) e in Veneto (soffitti di palazzo ducale, a Venezia, e diverse ville nel resto della regione). L'età barocca vide la maggiore fioritura dello s. negli ornati plastici, divenuti parte integrante e non soltanto decorativa del tessuto architettonico, come testimoniano a Roma la chiesa di Castelgandolfo e quella di Sant'Andrea al Quirinale del Bernini, i soffitti di palazzo Falconieri e le decorazioni di San Giovanni in Laterano del Borromini o quelle di A. Raggi nella chiesa di Santa Maria dell'Umiltà. L'arte dello s. si diffuse in Austria, in Boemia e in Russia tramite maestranze specializzate itineranti, formatesi in Lombardia. Nel XVIII sec. fu notevole l'opera di G. Serpotta a Palermo e preziosissimi gli s. ornamentali degli interni della certosa di Granada. Particolarmente raffinati e fantasiosi gli s. del periodo rococò (interni di Versailles in Francia, dei palazzi di Würzburg, di Nymphenburg o dei castelli di Charlottenburg o di Sans-Souci in Germania). L'architettura neoclassica proseguì l'uso dello s. che, alla fine del XIX sec. trovò nel Liberty un impiego sempre più frequente, esprimendo in forme raffinate e sinuose il gusto floreale caratteristico di tale corrente.