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Strega.

(dal latino striga, der. di strix: uccello rapace). Essere soprannaturale con aspetto femminile, oggetto di antiche credenze popolari e rurali, dotato di poteri eccezionali e malefici, che poteva esercitare ai danni di altre persone. In un secondo momento tali poteri di magia nera vennero attribuiti anche a donne reali che si ritenevano in rapporto con il demonio. ║ Personaggio tipico delle fiabe, descritto con le sembianze di una donna molto vecchia e di bruttissimo aspetto, malvagia e capace di compiere incantesimi. ║ Per estens. - Donna giudicata maligna e cattiva o di aspetto sgradevole: è una vera s. ║ Per antifrasi, donna dotata di fascino e capacità di attrazione e seduzione. ║ Caccia alle s.: locuzione con la quale si indica comunemente il periodo storico, compreso tra il XIII e il XVII sec., durante il quale in Europa si verificò una persecuzione nei confronti di donne accusate di stregoneria (V. OLTRE). ║ Fig. - Caccia alle s.: atteggiamento persecutorio, clima culturale che si crea ogni qualvolta una singola persona o un gruppo minoritario viene sottoposto a discriminazione o persecuzione sulla base di pregiudizi e di accuse infondate. ║ Colpo della s.: locuzione del linguaggio comune che indica, in generale, affezioni dolorose del tratto lombare della colonna. • St. delle rel. - Già nelle culture preclassiche del Vicino Oriente e nel mondo greco-romano erano vive credenze relative a esseri soprannaturali ostili all'uomo (come ad esempio le strigae dei Latini, capaci di volare e di operare metamorfosi, che rapivano i neonati dalle culle per cibarsene o per avvelenarli) o a persone in contatto con forze oscure da cui traevano la capacità di nuocere agli altri uomini (malefici: coloro che operano il male, per i Latini). La più antica testimonianza di queste superstizioni è stata rinvenuta su tavolette assiro-babilonesi recanti formule per neutralizzare i sortilegi dei maghi. I Codici di Gudea e di Hamurrabi contengono, inoltre, disposizioni contro chi esercitava la stregoneria ai danni di altri. Anche per l'Egitto si hanno prove della pratica di effettuare incantesimi su statuette che rappresentavano le persone cui si voleva nuocere. L'Antico Testamento presenta numerosi riferimenti a figure di questo tipo, ad esempio nella prescrizione del Levitico di lapidare i negromanti o nell'episodio della s. di Endor che evocò per Saul lo spettro di Samuele. In sintesi, si può affermare che entro la generica e diffusa fede nell'esistenza di forze eccedenti la natura umana si specificasse anche quella in poteri ostili e nocivi: un medesimo atto sacro, ad esempio, era considerato come benigno e favorevole, se compiuto in nome della propria divinità o secondo il rituale della propria cultura, ma come malvagio e pericoloso, se riferito a una divinità e a un culto stranieri. Per quanto riguarda l'età classica, basti pensare alle celeberrime figure di s. e incantatrici di Medea o di Circe o la radicata tradizione secondo la quale in Tessaglia e in Tracia vivevano le più abili e pericolose s. In Roma, la Legge delle XII Tavole perseguiva le pratiche di s. e stregoni, cui contrapponeva l'attività ufficiale e di utilità comune di aruspici e indovini. Il Cristianesimo ereditò da un lato le credenze vetero-testamentarie, dall'altro quelle classiche, ma per circa un millennio non diede loro particolare rilievo né spazio. La Chiesa primitiva aveva sì affermato la connessione tra culti pagani e spiriti diabolici (identificando cioè le divinità classiche con gli emissari di Satana), ma nei concili che affrontarono questo tema (di Elvira nel 306, di Ancira nel 314 e di Trullo nel 612) per le persone che praticavano arti magiche vennero stabilite pene di natura esclusivamente spirituale. Inoltre i Concili di Braga del 563 e di Paderborn del 785 negarono addirittura la possibilità che un uomo o una donna potessero avere reali contatti con demoni e che quindi fosse possibile la pratica stessa della stregoneria. Col procedere dei secoli, tuttavia, ebbe maggior seguito l'opinione contraria, cioè che divinazione, negromanzia e magia in generale fossero opere del diavolo e che le s. esistessero veramente: tra i sostenitori di questa superstizione vi fu anche sant'Agostino e il peso della sua autorità ebbe grande importanza. A tutto ciò si aggiungevano anche le credenze dei popoli barbarici: i Franchi credevano nelle s. e altrettanto facevano i Longobardi, se un articolo dell'Editto di Rotari vietava espressamente di uccidere una serva perché ritenuta s.! Presso i Sassoni la donna sospettata di stregoneria veniva invece uccisa con l'assenso della legge. In generale, tuttavia, la legislazione sia laica sia ecclesiale si mantenne mite fino a circa il XII sec., anche se nella predicazione cristiana si sottolineava il pericolo rappresentato da Satana e dalle sue opere per la salvezza dell'anima, mentre lo stesso Tommaso d'Aquino affermava che le s. erano il tramite delle azioni del diavolo. Durante il XII sec. prese piede anche la leggenda del sabba delle s., una sorta di rito orgiastico e di iniziazione alle arti della magia nera: in determinate date (per lo più coincidenti con antiche feste pagane come Candelora, primo maggio, Mezzaestate, Ognissanti, ecc.) e in determinati luoghi (sempre connessi al paganesimo, come il Brocken in Germania, il Noce di Benevento in Italia, ecc.) si svolgevano danze sfrenate, uccisioni rituali e orge sessuali tra i partecipanti che terminavano il rito, presieduto dal demonio in forma di capro, con l'adorazione di Satana. Al deflagrare del fenomeno della caccia alle s., infine, concorse un ultimo elemento, cioè la sostanziale identificazione che si venne affermando tra stregoneria ed eresia. Nel 1233 Gregorio IX emanò una bolla in ordine alla punizione delle s., ma il primo processo noto contro una s. si tenne nel 1258; la prima sentenza di morte eseguita sul rogo si svolse invece a Tolosa nel 1275. Tuttavia, ancora fino al XV sec., le accuse di stregoneria punite con la morte erano limitate e colpivano i ceti medio-alti, perché servivano più che altro a scopi politici, come nel caso clamoroso del processo ai Templari (V.) intentato dal re francese Filippo il Bello o quello contro Giovanna d'Arco (V.) o ancora quello sostenuto dal pontefice Giovanni XXII contro il vescovo di Cahors. In un primo momento questi processi non erano sottoposti alla competenza dell'Inquisizione, nata per giudicare gli eretici; ciò avvenne solo in seguito, quando venne ampliato il concetto stesso di eresia, includendo anche l'apostasia. Infatti, dal momento che il patto con il diavolo era la fonte riconosciuta dei poteri malefici delle s. e dato che evidentemente tale patto si configurava come apostasia della vera fede, ne discendeva che l'accusa di stregoneria comportava anche quella di eresia, ricadendo così nell'ambito giurisdizionale proprio dell'Inquisizione. Il numero dei processi cominciò a crescere e raggiunse il primo apice nel XV sec., con diffusione europea tra il 1434 e il 1447. Anche l'interesse teorico intorno alle s. crebbe e con esso gli scritti a sostegno dell'offensiva persecutoria: lo svizzero J. Nider pubblicò il Formicarius (1440), una sorta di metodo di indagine e ricerca sull'argomento, su cui si basarono in seguito i due domenicani H. Institoris e J. Sprenger per il loro Malleus maleficarum (1489). Questi ultimi erano stati posti da papa Innocenzo VIII alla guida dell'Inquisizione tedesca e, dopo anni di zelante persecuzione, compilarono quest'opera, un vero manuale per l'istruzione e la conduzione di processi per stregoneria. Ad esso, che si configurò subito come massima fonte e autorità in materia per i contemporanei e i posteri, la storiografia fa risalire buona parte della responsabilità per le pratiche di tortura inflitte alle donne e per le quasi scontate esecuzioni che seguivano alle accuse. Il metodo di esposizione è quello della filosofia scolastica: si dibatte un tema e se ne individuano le parti, che poi vengono discusse con sillogismi, infine si fornisce un apparato di citazioni dai testi sacri. Nella prima sezione del Malleus si dimostra l'esistenza della stregoneria (arrivando ad affermare che chi nega questo fenomeno commette eresia!). Si ricercano e forniscono inoltre i motivi della maggiore corruttibilità della donna rispetto all'uomo, si descrivono uno a uno i singoli malefici, i loro effetti e i castighi da comminare per ciascuno di essi: ne sortisce una sorta di enciclopedia di tutto lo scibile relativo al diavolo e alle sue opere! Si creò un clima di esaltazione e isterismo collettivi: gli storici hanno dimostrato come assai spesso, sotto tortura o anche spontaneamente, le donne confessassero credendo sinceramente di aver avuto contatti col demonio. Il culmine della persecuzione si toccò tra il XVI e il XVII sec., in Germania, in Inghilterra, in Spagna, in Italia e in tutta Europa, condotta da tribunali cattolici e protestanti in egual misura, ma non mancarono le voci di opposizione a questa campagna fanatica (che secondo alcuni studiosi costò la vita a poco meno di un milione di persone; attualmente si ritiene che questa cifra sia eccessiva, ma anche se venisse più che dimezzata non sminuirebbe l'entità del fenomeno): nel 1563 J. Weyer, con il suo De praestigiis daemonum, negò l'esistenza delle s., contestò sul piano medico, giuridico e religioso le pratiche inquisitorie. Per tutta risposta J. Bodin, nella sua Demonologia (1580), chiese la condanna al rogo per eresia dello stesso Weyer. Nonostante le voci di opposizione al fenomeno si moltiplicassero sia tra i cattolici sia tra i protestanti (ricordiamo Cardano, Scott, Praetorius, Bekker, Tanner) i roghi di s. continuarono e, anzi, i processi furono esportati anche nel Nuovo Mondo: si pensi al celebre caso delle s. di Salem (Massachusetts) del 1692 in cui furono bruciate 19 donne, o alle condanne in Messico, l'ultima delle quali segnalata all'alba dell'Ottocento! Non esiste una data univoca per la fine di questa sanguinosa persecuzione: in Francia il reato di stregoneria fu soppresso a metà del Seicento, ma ancora alla fine del secolo la norma non veniva applicata dai tribunali locali. In generale, dal 1660 in poi l'Inquisizione si fece più cauta in questi processi: col XVIII sec. le persecuzioni cessarono anche in Inghilterra e, a poco a poco, in Germania: qui l'ultima esecuzione avvenne in Baviera (la regione tedesca più arretrata dal punto di vista dell'unificazione giuridica) nel 1728. Le date più recenti riguardano infine la regione dei Grigioni in Svizzera e la Valtellina (ma nel resto d'Italia la caccia alle s. era stata assai contenuta), dove si ebbero dei roghi di s. ancora tra il 1780 e il 1786.