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Stolberg, Friedrich Leopold conte di.

Poeta e scrittore tedesco. Insieme con il fratello maggiore Christian, anch'egli letterato, compì gli studi di Legge a Halle e a Gottinga; in quest'ultima città i due fratelli entrarono a far parte del circolo poetico del Göttinger Hain, dove, su preghiera dei giovani intellettuali del gruppo, favorirono i contatti con F.G. Klopstock, celebre poeta da loro conosciuto nella prima giovinezza. Nel 1775 S. intraprese, insieme con il fratello e con J.W. Goethe, un avventuroso viaggio a cavallo nella Germania meridionale e in Svizzera, ricordato da Goethe nella sua opera Poesia e verità; fu in seguito (1777) inviato come diplomatico a Copenaghen, dove frequentò la migliore società, quindi trascorse un lungo periodo come alto dignitario di corte a Eutin, ottenendo infine la carica di legato danese a Berlino (1789). Accanto all'attività diplomatica, in questi anni S. coltivò anche la passione per la poesia e per la letteratura; le sue prime opere furono composte in collaborazione con il fratello Christian, al quale fu comunque superiore per personalità poetica, per ardimento di idee e per facilità di espressione. La loro produzione comprende Poesie (1779), raccolta di odi, inni, ballate e romanze a imitazione di Klopstock; Giambi (1784), nei quali è invece prevalente l'affinità con il movimento dello Stürm und Drang e vi predomina l'influsso di Goethe; il dramma Timoleonte (1784) e i Drammi con coro (1787), modellati sulle tragedie greche, nei quali la sensibilità romantica sconfina in note di violenta polemica. A lui solo si deve invece il romanzo utopistico L'isola (1788). Negli anni successivi, oltre a numerose missioni diplomatiche, S. compì un nuovo più lungo viaggio nel Sud della Germania, in Svizzera e in Italia, del quale compilò un ampio e dettagliato resoconto (Viaggio in Germania, in Svizzera, in Italia e in Sicilia negli anni 1791 e 1792, 4 volumi, 1794): il deciso orientamento anticlassico e irrazionalistico che contraddistingue quest'opera suscitò la polemica reazione di Goethe. In seguito entrò in contatto con il vescovo di Lubecca e nel 1800, abbandonata definitivamente l'attività diplomatica, si convertì al Cattolicesimo e iniziò a frequentare il circolo letterario e religioso sorto a Münster per volontà della principessa Gallitzin. Tali avvenimenti, cui seguì l'avvicinamento di S. al movimento politico reazionario, non furono estranei alla definitiva rottura dell'antica amicizia con J.H. Voss, con il quale aveva condiviso le passioni politiche della giovinezza, orientate invece su posizioni libertarie e innovatrici. La conversione al Cattolicesimo segnò anche una svolta nella sua produzione letteraria, dedicata da allora a temi di carattere storico e religioso; fra le sue opere sono da annoverare la ponderosa Storia della religione cristiana (15 volumi, 1806-18), la Vita di Alfredo il Grande re d'Inghilterra (1815), il saggio Sulla preminenza dell'apostolo Pietro sugli altri apostoli (1815) e le postume Riflessioni e considerazioni sulle Sacre Scritture (2 volumi, 1819-21). Una menzione a parte merita la sua attività come traduttore in versi delle opere di Omero, Eschilo e Ossian (Bramstedt, Holstein 1750 - Sondermühlen, Osnabrück 1819).