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Steinbeck, John Ernst.

Romanziere statunitense. Frequentò per qualche anno la facoltà di Biologia marina presso l'università di Stanford in California, ma non portò a termine gli studi; esercitò quindi svariati mestieri che in seguito gli fornirono non pochi temi e spunti d'ispirazione alla sua produzione narrativa. Come scrittore esordì nel 1929, con il romanzo La Santa Rossa (A cup of gold), descrizione romantica, ma piuttosto anodina, della vita e delle imprese del famigerato bucaniere sir Henry Morgan. Differenti per tono e impostazione, nonché di più alto valore letterario e contenutistico, furono le due opere successive: la raccolta di racconti I pascoli del cielo (1932), che ritraggono vicende e figure di contadini della California, e il romanzo A un Dio sconosciuto (1933), descrizione dell'esistenza quotidiana e dei sacrifici dei pionieri durante la migrazione verso le terre dell'Ovest americano. In entrambi i lavori appaiono già delineati i tratti più originali e caratteristici della personalità e del talento dello scrittore, quali il legame, profondo e quasi primordiale, fra l'uomo e la terra, la vibrante protesta contro l'oppressione dell'ordine imposto dalla società agli individui, la predilezione per l'umanità più debole e per i diseredati, il realismo del linguaggio immediato ed espressivo, il sottile e arguto umorismo. Tuttavia, il successo editoriale giunse per S. solo nel 1935, con la pubblicazione di Pian della Tortilla, gustoso affresco della vita del piccolo centro californiano di Monterey durante gli anni della "grande depressione". Le azioni dei protagonisti sono narrate con tono partecipe e ironico a un tempo, che assume spesso una dimensione fra epica e picaresca. Negli anni che seguirono, S. approfondì ulteriormente l'impegno sociale, con esiti letterari talvolta non del tutto convincenti (come nel caso del romanzo La Battaglia, 1936, storia di uno sciopero di raccoglitori di frutta), talaltra di notevole rilievo, come in Uomini e topi (1937). In quest'opera sono descritte le peregrinazioni di due braccianti di Salinas costretti dalla crisi agricola a una sorta di vagabondaggio da una fattoria all'altra in cerca di lavoro. Intanto, nello stesso 1937 lo scrittore aveva compiuto un viaggio in Europa e nell'Unione Sovietica e, al rientro in patria, spinto da un profondo interesse per i problemi sociali, si era unito a un gruppo di lavoratori agricoli dell'Oklahoma che emigravano verso l'Ovest. Dopo il volume di racconti La lunga valle (1938), nel 1939 S. pubblicò il romanzo Furore, forse la sua opera più matura, insignita nel 1940 del premio Pulitzer: vi sono esposte, con passione sincera, le drammatiche vicende di una famiglia di contadini emigrata in California, impegnata nel difficile tentativo di integrarsi nella nuova e ostile società; anche in questo caso affiorano i temi del desiderio di una dimora fissa e dell'aspirazione a una società più equa. Negli anni del secondo conflitto mondiale S. fu corrispondente di guerra in Europa per il quotidiano "New York Herald Tribune"; l'amara esperienza bellica diede i suoi frutti letterari in La luna è tramontata (1942), dedicato alla resistenza in Norvegia, e in Vicolo Cannery (1944). Nel dopoguerra, i romanzi di S. conobbero una sempre crescente popolarità all'estero: in Italia furono tradotti da autori quali C. Pavese, E. Montale, E. Vittorini. Per contro, la critica americana fu meno benevola nei confronti dello scrittore, accusato di atteggiamenti scopertamente populisti e di propensione eccessiva per il sentimentalismo patetico. Fra la sua produzione dell'epoca meritano comunque di essere menzionati: La corriera stravagante (1947), La perla (1948), La valle dell'Eden (1952) e Quel fantastico giovedì (1954). Negli ultimi anni, S. si dedicò quasi esclusivamente al giornalismo di costume e di inchiesta, pur pubblicando ancora i romanzi L'inverno del nostro scontento (1961) e Viaggio con Charley alla ricerca dell'America (1962). Nel 1962 fu insignito del premio Nobel per la letteratura. Nel 1967 fu inviato di guerra dal Vietnam, occasione in cui si attirò le rimostranze dell'Unione Sovietica per il polemico nazionalismo delle sue corrispondenze. Per l'ampio respiro narrativo, per il realismo, per l'intensità dei contrasti rappresentati, per la concretezza delle figure dei protagonisti, nonché per la loro popolarità, i romanzi di S. furono a più riprese soggetto di versioni teatrali e cinematografiche: fra le prime si ricordano le riduzioni di Uomini e topi (1937), a cura di G. Kaufman, e di La luna è tramontata (1946), a cura di V. Pandolfi (1946); fra le seconde Furore (1940) di J. Ford, La valle dell'Eden (1955) di E. Kazan, Uomini e topi (1939) di L. Milestone, Gente allegra (1942) di V. Fleming, tratto da Pian della Tortilla (Salinas, California 1902 - New York 1968).