Nome della città di
Volgograd
(V.) dal 1925 al 1961. • St. -
Battaglia di S.: l'insieme di eventi militari (compresi l'assedio
della città e gli scontri nelle sue periferie) che si svolsero tra la
fine dell'estate 1942 e il gennaio 1943 intorno alla città di
S.,
tra le armate tedesche e sovietiche. La battaglia di
S. ebbe una enorme
importanza strategica: la sconfitta delle armate naziste e dei loro alleati non
solo capovolse l'andamento della guerra sul fronte russo, bloccando
definitivamente l'impulso offensivo e la penetrazione nei territori sovietici,
ma determinò il tracollo militare della Germania che in tale impresa
aveva largamente investito in uomini e mezzi, indebolendo altri fronti come, ad
esempio, quello africano (V. ALAMEIN, EL). Dopo la
vittoriosa avanzata tedesca del 1941 e la controffensiva russa, che solo
nell'inverno 1941-42 era riuscita a fermare il nemico non lontano da Mosca,
Hitler decise di concentrare la sua forza di invasione nel settore meridionale,
puntando alla conquista dell'Ucraina e del Caucaso, strategicamente importanti
rispettivamente per la produzione cerealicola (in grado di vettovagliare
l'esercito) e per il petrolio. Nel giugno 1942, occupata l'Ucraina e la Crimea,
le armate tedesche si attestarono sulla grande ansa del fiume Don, non lontana
da
S., facendo della città un importante obiettivo strategico: la
sua presa, infatti, avrebbe da un lato tagliato le linee di rifornimento
sovietiche, dall'altro fornito ai Tedeschi una base per le operazioni in Caucaso
e facilitato la grande manovra di accerchiamento della capitale moscovita. La
difesa di
S. era affidata alla LXII armata sovietica, comandata dal
generale Cujkov, mentre la sua presa fu compito della VI armata di F. von
Paulus, supportata dalla IV armata corazzata di H. Hoth. A metà settembre
i Tedeschi avevano già penetrato le difese esterne della città,
che pure era cinta dal fiume Volga su tre lati e protetta su quello occidentale
da rilievi fortificati militarmente. Da quel momento però la difesa
sovietica di
S. si fece drammatica ma tenace, senza nulla concedere al
nemico, costretto a combattere casa per casa. Le forze tedesche, la cui linea di
rifornimento lungo il Don era difesa da truppe italiane e rumene mal armate ed
equipaggiate, non potevano sfruttare la propria superiore capacità di
manovra e la loro preponderanza numerica nel ristretto teatro dell'assedio,
perdendo così senza frutto un numero crescente di uomini e mezzi. Il 19
novembre, quando l'esercito tedesco aveva conquistato parte della città
ma non ne aveva spezzato la resistenza, scattò la controffensiva
sovietica: due gruppi di armate realizzarono un attacco a tenaglia muovendo da
Nord e da Sud della città, convergendo presso Kalač, e accerchiando
la VI armata di Paulus e parte della IV, per un totale di circa 300.000 uomini.
Nelle settimane seguenti, mentre Paulus cercava inutilmente di ricollegarsi alle
sue linee di rinforzi, i Sovietici estesero la loro offensiva lungo il Don,
disperdendo le forze italiane e rumene (l'insieme di queste operazioni fu noto
come
Sacca del Don - V. SACCA - in cui
furono travolti i corpi alpini dell'ARMIR), e respinsero gli attacchi tedeschi,
guidati da E. von Manstein, che miravano a liberare dall'accerchiamento la VI
armata; anche le forze naziste impegnate nel Caucaso furono costrette a
ritirarsi. Senza possibilità di soccorso esterno, la VI armata era
condannata, ma Hitler non accordò a Paulus il permesso di arrendersi;
oggetto per tutto il gennaio 1943 di incessanti attacchi, ormai privo di
munizioni e vettovaglie, il feldmaresciallo si vide infine costretto alla
capitolazione, firmata il 31 gennaio. La gran parte dei quasi 300.000 soldati
tedeschi accerchiati a
S. morì durante i durissimi combattimenti,
altri morirono nei campi di prigionia sovietica; solo 6.000 di essi tornarono in
patria nel 1945, alla fine della guerra. In tutto nella campagna di
S. i
Tedeschi persero più di 400.000 uomini e una quantità enorme di
materiale e mezzi militari.