Esborso di denaro che si compie per ottenere in cambio un
bene o un servizio:
sostenere una s. ║ Al plurale, con valore
collettivo (
non badare a s.: essere disposto a spendere qualunque cifra
pur di ottenere qualcosa o raggiungere un obiettivo). ║ Sinonimo di
costo:
la s. sarà di cento euro. ║ Al plurale,
seguito dalla determinazione dell'oggetto o del motivo per cui avviene
l'esborso:
s. di manutenzione. ║
Lavorare per le s.: senza
nessun guadagno, per la pura sopravvivenza. ║
A spese di:
per indicare la persona o l'ente su cui ricade l'onere di una
s. (
la
ristrutturazione è fatta a s. dell'azienda). ║ Fig. -
Imparare a proprie s.: sopportando le conseguenze dei propri errori, ma
ricavandone altresì un utile insegnamento per il futuro. ║ Fig. -
Riuscire a s. di qualcuno: a scapito d'altri. ║ Fig. -
Fare le s. di qualcosa: sopportare il maggior onere e disagio di una
situazione negativa (
la povera ragazza ha fatto le s. di un matrimonio
impostole dal padre)
. ║ I beni acquistati o da acquistare:
vado a fare spese. ║ Al singolare, l'acquisto, più o meno
quotidiano, dei generi alimentari e dei prodotti necessari per l'andamento
casalingo:
andare a fare la s. al supermercato. ║ L'insieme dei
prodotti acquistati:
farsi mandare la s. a casa.
• Dir.
priv. - Le
s., in quanto diminuzioni patrimoniali subite al fine di
mantenere in buono stato o migliorare una cosa, vengono classificate in
necessarie,
utili,
voluttuarie, a seconda che servano,
rispettivamente, a tenere in buono stato la cosa, ad aumentare il reddito che da
essa si può ricavare, oppure ad accrescere il pregio estetico della cosa,
senza tuttavia aumentarne il reddito. Le
s. necessarie si distinguono a
loro volta, secondo la periodicità, in
ordinarie e
straordinarie. Le prime sono fatte per rendere possibile l'utilizzo della
cosa o per eseguire periodiche riparazioni di modesta entità; le seconde
si impongono al fine di conservare la cosa, minacciata nella sua esistenza da
circostanze fortuite o da prolungata assenza di manutenzione. Il problema delle
s. si pone, per esempio, quando il possessore deve restituire la cosa al
proprietario, o quando un condomino o un coerede fa valere la sua ragione per
s. sulla cosa comune. Secondo il principio generale, il rimborso delle
s. necessarie è sempre riconosciuto; quello delle
s. utili
lo è entro determinati limiti, variabili secondo la buona o la mala fede
di colui al quale spetta il rimborso, mentre di regola non c'è rimborso
per le
s. voluttuarie
. • Dir. process. -
S.
giudiziarie: il costo di ogni procedimento giudiziario. Esse ricadono,
almeno in parte, sui privati interessati al provvedimento giurisdizionale. Nel
corso del processo civile, quando ancora si ignora a quale parte verrà
data ragione, ciascuna delle parti deve provvedere alle
s. degli atti che
compie e di quelli che chiede, e deve anticiparle per gli atti necessarie al
processo quando l'anticipazione è posta a suo carico della legge o dal
giudice (art. 90 Cod. Proc. Civ.). Quando però il processo sia definito
con sentenza, la parte soccombente deve rimborsare all'altra le
s. da
questa sostenute (art. 91 Cod. Proc. Civ.). Il giudice tuttavia, in caso di
soccombenza reciproca o se ritiene sussistere giusti motivi, può
compensare in tutto o in parte le
s. tra le parti (art. 92 Cod. Proc.
Civ.). Nel processo penale le
s. sono anticipate dallo Stato e rimangono
a suo carico in caso di proscioglimento dell'imputato. Viceversa, con la
sentenza di condanna, l'imputato è tenuto al pagamento delle
s.
processuali. Sono poste a carico del condannato anche le
s. per il suo
mantenimento durante la custodia cautelare.
• Econ. -
S.
generali o
fisse o
comuni o
di imputazione indiretta:
gravano sulla produzione complessiva e non variano, almeno nel breve periodo, al
variare del numero delle unità prodotte. ║
S.
variabili
o
speciali o
d'imputazione diretta: si riferiscono a singole
quantità prodotte o tipi di servizi (per esempio, per le materie prime,
il lavoro, ecc.) e variano a seconda della quantità prodotta. ║
S. d'impianto o
in conto capitale: sono sostenute per creare,
ampliare o trasformare l'azienda e destinate a dare utilità per un certo
numero di anni. ║
S. d'esercizio: sono sostenute ogni anno per il
funzionamento dell'azienda stessa. In macroeconomia si dicono parimenti
s.
di esercizio quelle sostenute per l'amministrazione dello Stato, a loro
volta distinte in
s. industriali, per la conservazione e amministrazione
del patrimonio dello Stato, e in
s. per la riscossione delle entrate,
sostenute dagli enti pubblici per far pervenire all'erario i mezzi finanziari di
cui ha bisogno. ║
S. globale o
nazionale: consumo
complessivo di una collettività nazionale in un dato periodo di tempo.
║
S. pubblica:
s. compiuta dallo Stato e da altri enti
pubblici per provvedere ai beni e servizi necessari alla collettività e
al perseguimento delle altre finalità degli enti stessi. Nella
s.
pubblica sono comprese le
s. generali, sostenute, per esempio, per
l'amministrazione della giustizia e per la sicurezza esterna e interna, e le
s. per tutte le altre funzioni che lo Stato si assume (istruzione,
sanità, lavori pubblici, ecc.). Durante il XX sec., il concetto di
s. pubblica ha pesato molto sul dibattito riguardante l'intervento
pubblico come stimolo e correttivo alle tendenze spontanee del mercato. Secondo
il pensiero economico liberale ottocentesco, rappresentato eminentemente da A.
Smith, la
s. pubblica doveva garantire poche funzioni essenziali dello
Stato (la difesa, la sicurezza interna, la giustizia, qualche opera pubblica).
In seguito alla grande crisi economica del 1929, la
s. pubblica fu
adottata quale strumento per risolvere l'instabilità delle economie di
mercato dovute ad aspetti strutturali, per stabilizzare la dinamica del reddito
nazionale influenzando il ritmo di sviluppo economico e la distribuzione del
reddito stesso. Il maggiore teorizzatore di questo nuovo corso di politica
economica fu J.M. Keynes; egli sostenne la necessità di trasformare la
finanza pubblica in strumento attivo per l'impiego delle risorse inutilizzate.
Nella concezione keynesiana, lo Stato può ricorrere al disavanzo di
bilancio, cioè a un forte aumento della
s., finanziata da un
aumento della pressione fiscale e dall'emissione di titoli di debito pubblico, e
finalizzata al raggiungimento del pieno impiego. La
s. pubblica potrebbe
influire in modo determinante sullo sviluppo di nuove imprese e tecnologie
innovative, garantendo l'assorbimento dei prodotti da parte dell'amministrazione
pubblica, e riducendo di conseguenza i rischi di nuove iniziative. L'aumento
della
s. pubblica provocherebbe un aumento del prodotto nazionale con il
risultato di determinare, nel lungo periodo, il ritmo e la direzione dello
sviluppo economico di un Paese. La
s. pubblica esercita anche una
profonda influenza nella distribuzione e ridistribuzione del reddito nazionale
tra individui e tra gruppi a diverso livello di reddito. Si hanno, per esempio,
s. che aumentano soprattutto il reddito reale dei ceti più
disagiati (assistenza medica, assicurazioni sociali), coperte grazie alle
imposte che gravano soprattutto sui più abbienti. Tuttavia, quando le
s. sociali sono finanziate con imposte largamente a carico delle classi
che in modo prevalente beneficiano delle
s. stesse, l'azione delle
s. e quella delle entrate tenderanno a elidersi a vicenda. Per oltre due
decenni le politiche statali di sostegno all'economia assicurarono al mondo
occidentale un regime di quasi piena occupazione e favorirono l'espansione delle
s. sociali che caratterizzano il
welfare state. Tuttavia, a
partire dal secondo dopoguerra, le condizioni del mercato si modificarono
radicalmente: il sistema keynesiano, caratterizzato da una domanda molto
contenuta, si trovò invece a fronteggiare un'elevata crescita della
domanda globale. Un effetto negativo della
s. pubblica si rivelò
essere l'inflazione, dovuta all'aumento della domanda finanziata dalla
s.
pubblica. Dagli anni Sessanta si cominciarono a evidenziare altri gravi
inconvenienti, specialmente laddove mancava alle industrie la capacità di
trovare alla propria produzione sbocchi indipendenti dalle commesse statali. In
polemica con la teoria keynesiana, i monetaristi, in particolare, sostennero la
necessità di ridurre la base monetaria, di accettare come inevitabile un
certo tasso di disoccupazione e di contenere la
s. pubblica per
rallentare l'inflazione. Negli anni Novanta il ruolo della
s. pubblica
è stato variamente ridimensionato soprattutto al fine di contenere il
debito pubblico ed è stato inoltre condizionato dalla crescente
globalizzazione del mercato.