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Sluter, Claus.

Scultore fiammingo. Tra il 1380 e il 1385 lavorò a Bruxelles, alla corte della duchessa di Brabante; dell'attività di questo periodo non si hanno notizie documentate. Gli stretti legami della duchessa con Filippo l'Ardito, duca di Borgogna, favorirono i contatti di quest'ultimo con lo scultore e il successivo trasferimento (1385) di S. a Digione, al servizio del duca di Borgogna. Inizialmente subalterno di Jean de Marville, alla morte di questo (1389) S. divenne capomastro della certosa di Champmol, fondata dallo stesso Filippo l'Ardito. Allo scultore è tradizionalmente ascritta la decorazione del portale della chiesa, in cui la Vergine, appoggiata al pilastro centrale, riceve l'omaggio dei committenti (Filippo l'Ardito e Margherita di Fiandra) addossati ai pilastri laterali e assistiti dai patroni san Giovanni Battista e santa Caterina. Pur derivato dalla tradizionale formula della sacra rappresentazione, il complesso si presenta del tutto nuovo per il realismo e la volumetria delle figure, nonché per la concezione prospettica dello spazio. A partire dal 1395 S. lavorò al Calvario; di quest'opera, andate perdute le figure della Vergine, di san Giovanni e della Maddalena, rimangono un busto di Cristo crocifisso e il piedistallo esagonale, detto Pozzo dei profeti o Pozzo di Mosè, con le figure di Mosè, Geremia, Zaccaria, Daniele, Isaia, David e di sei angeli dolenti. L'ultima opera di S. fu la Tomba di Filippo l'Ardito, ordinata allo scultore dallo stesso duca di Borgogna nel 1384 e portata a termine dopo la morte del committente. La tomba poggia su uno zoccolo gradinato di marmo e presenta sui quattro lati del sarcofago una processione di figure piangenti; sulla lastra di marmo nero di copertura si trova la figura del defunto insieme a due angeli. A S. vanno ascritti soltanto l'impianto architettonico e due figure piangenti. L'arte di S. esercitò un grande influsso non solo in Francia, ma anche Oltralpe; in Italia si ritrovano evidenti reminiscenze dello stile scultoreo di S. nella plastica milanese del duomo (prima metà del XV sec.), nelle opere di Jacopo della Quercia o di Niccolò dell'Arca e in buona parte della produzione pittorica del Quattrocento (Haarlem tra il 1355 e il 1360 - Digione 1405).